La schiavitù mascherata del sertão, attesa per Vieira junior

La nuova proposta di Lusoteca è “Torto Arado” di Itamar Vieira Junior, vincitore del premio Leya. Un volume attorno a cui c’è clamore, già pubblicato in Portogallo, e che arriverà in Brasile ad agosto. In un tempo sospeso e immutabile, attraverso la vicenda di due sorelle, lo sguardo va sulla marginalità di voci silenziate per generazioni

Itamar Vieira Junior (qui la nostra intervista), brasiliano originario dello stato di Salvador de Bahia, è il vincitore del prémio Leya 2018 con il romanzo Torto arado. Pubblicato in Portogallo a febbraio subito dopo l’enunciazione dei risultati, eccezionalmente il libro di uno scrittore brasiliano approda nelle librerie europee prima ancora che in Brasile, dove uscirà nel mese di agosto.

La comunità quilombola

Torto arado di Itamar Vieira Junior è un romanzo che racconta le vite e le vicende di una comunità di lavoratori impiegati in una fazenda nel sertão di Bahia (zona semi desertica caratteristica del nord-est del Brasile). Sono lavoratori discendenti degli schiavi i quali, nonostante l’abolizione della schiavitù, non ottennero il riconoscimento di diritti proprietari sulle terre lavorate da generazioni e rimasero di fatto soggetti a una forma di schiavitù brutalmente ipocrita e subdola, perché ignorata. La realtà sociale di queste comunità (comunità quilombola) è ancora molto diffusa in Brasile e tuttavia poco conosciuta persino ai brasiliani. Il titolo riassume l’essenza del libro: l’aratro (arado) evoca il lavoro dei campo ed è lo strumento principe per lavorare la terra; “torto” (sbagliato, storto, deformato) è il tempo che corrode ogni cosa.

Due sorelle e un coltello

È la storia di due sorelle a introdurci nel mondo della comunità di Água Negra. Belonísia e Bibiana sono unite da un legame indissolubile fin dall’infanzia: incuriosite da un vecchio coltello conservato nella valigia della nonna, sorprese dal contatto freddo della lama e dalla sua capacità riflettente, vogliono assaggiarne il sapore e, in seguito a un incidente, Belonísia recide con un colpo netto la sua lingua. L’episodio la rende muta per il resto della sua vita.

Un violento mondo rurale e patriarcale

Due sorelle, l’una destinata «ad esprimere il desiderio dell’altra, e l’altra a rendersi leggibile nell’espressione del suo desiderio». Sono messaggere e interpreti di un mondo rurale e patriarcale violento e dal quale riemergono con la forza della propria determinazione. Tutto cambia quando il padre delle sorelle, Zeca Chapéu Grande, uno dei primi abitanti della comunità e curandeiro, ottiene dalla famiglia Peixoto il permesso per costruire una scuola affinché agli abitanti della comunità siano impartite delle rudimentali nozioni di matematica, storia e portoghese e possano così elevarsi dalla condizione di ignoranza in cui versavano.

Una storia corale, un mondo senza voce

Bibiana, la portavoce della sorella muta Belonísia, si allontana dalla comunità insieme al compagno Severo, entrambi consapevoli, grazie anche alla cultura diffusa dalla scuola, dell’ingiustizia rappresentata dalla loro condizione. Privati di qualsiasi diritto proprietario, agli abitanti è fatto persino divieto di costruire case con materiali durevoli nel tempo. Nel frattempo Belonísia deve trovare marito e la scelta del compagno, seppure volontaria, si rivelerà un grave errore.

In un tempo sospeso, immutabile e logorante, simbolo di una schiavitù altrettanto immune al trascorre del tempo, sono i segreti, le preghiere curative, i riti, le erbe officinali, le danze al ritmo vitale dei tamburi, i fantasmi di vecchie leggende a fare di questo libro una testimonianza toccante e indimenticabile di un mondo che non ha voce. Torto arado di Itamar Vieira Junior è una storia commovente e corale che affronta temi estremamente vivi e attuali: la società patriarcale, le violenze domestiche e l’oppressione della donna da parte dell’uomo, la marginalità di voci silenziate per generazioni.

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