L’estate amorosamente ardente del Simposio di Platone

Una stagione salvata dall’ozio grazie a un breviario del sentimento amoroso, “Il Simposio” di Platone. Il filosofo greco ha scritto la grande lezione d’amore del pensiero occidentale. L’amore sta a metà tra umano e divino, collega i due mondi. Ogni desiderio è amore. E voi cosa desiderate?

«Le estati camminano, gli inverni passano» proferisce Charlie Brown, in uno dei diversi fumetti che lo vede protagonista insieme al suo cane Snoopy. Di certo, Charlie non ha torto quando asserisce questa frase: le cose belle sono sempre le più fugaci, e per un giovane non c’è estate che non rientri sotto il segno della bellezza. Gli amori estivi sono i più belli. I baci salati, i capelli bagnati e schiariti dal sole, la pelle color bronzo, le prime sigarette che causano in bocca un po’ di tosse (direbbe Baglioni), sono tutte “cose belle”. Si ama ciò che bello, sosteneva Platone, e ciò che è bello, talvolta, va al di là del bene e del male. Tuttavia è già arrivato settembre. Ognuno di noi dovrà ritornare alla “normalità”: la scuola, la sveglia che suona presto, il pigiama lungo… Eppure, credo, personalmente, che occorra dare ad ogni estate un significato profondo.

La frenesia e il caldo

L’etimologia della parola “estate” si riconduce alla radice sanscrita idh- o aidh- che esprime l’idea di ardere, infiammare, accendere. Radice che ritroviamo nel greco aitho, “ardere”, e poi, nel latino aestas, “calore bruciante”. Gran parte di noi giovani brucia, letteralmente, l’estate alla ricerca, spesso frenetica, di chissà cosa. La frenesia è tipica degli adolescenti, e sovente conduce a perdere il tempo in futilità. Per questo esistono i libri. Il libro che ha salvato la mia estate si intitola Simposio e fu scritto nel IV secolo a.C. da un tale Platone, che ho sopra citato. Il Simposio di Platone è la grande lezione d’amore del pensiero occidentale.

Un mito e la natura di Eros

Il Simposio è un dialogo, dove alcune personalità in voga dell’Atene del V secolo sono invitate a un banchetto a casa di Agatone, noto poeta dell’epoca. Fra gli invitati, ovviamente, è presente Socrate, il filosofo per eccellenza, nonché maestro di Platone. Ognuno dei convitati tesse un elogio dell’Amore, sul dio Eros o Cupido. Socrate, di contro agli encomi di tutti gli altri ospiti, tesse un elogio di Eros fuori dagli schemi, e lo spiega raccontando un mito. Ma stranamente, Socrate, prima di cominciare a esporre il mito, anticipa che ciò che sta per dire non è farina del suo sacco, bensì della donna che lo ha educato all’amore da piccolo, Diotima. Una scelta particolare quella di Platone, che affida la spiegazione dell’amore a una donna. La donna nell’antica Grecia era vista solitamente con il massimo disprezzo, ritenuta molte volte stupida e inutile, se non pericolosa. In prima istanza, Socrate dice che Eros è un demone, non è bello, ma non è neanche brutto. Non è nemmeno un Dio poiché gli dèi sono belli e felici, mentre Eros manca di queste cose. Egli è dunque un demone perchè funge da intermediario tra gli uomini e gli dèi. Questa sua natura, non così scontata, è dovuta al fatto che Eros è figlio di Penìa, la dea della povertà, e Poros, il dio della ricchezza e dell’abbondanza.

Tra umano e divino, tra sapienza e ignoranza

Durante il banchetto in onore della nascita di Afrodite, la dea della bellezza, Poros, satollo di vino e cibo, ben vestito com’è, si distende sotto a un albero e si addormenta. Penìa lo vede, e si avvicina a lui nonostante non sia degna di stargli vicino per la sua natura povera e umile. Dunque Penìa, la povertà, decide di rubare l’amore a Poros, la ricchezza, e di farsi ingravidare. “Io, crucciata dalla pochezza, porterò in grembo la ricchezza d’ora in poi, l’abbondanza degna di una divinità”. Ma suo figlio non sarà un dio ricco e bello. Eros, l’Amore, sarà dalla duplice natura: senza casa, come la madre, vagherà di dimora in dimora, di cuore in cuore; come il padre sarà bello e attraente; come la madre sarà povero e quindi sempre seminudo e a piedi scalzi; come il padre sarà paffuto e dalle guanciotte rosse. Eros non è né mortale né immortale: muore e resuscita in continuazione, così come la passione amorosa arde finché il desiderio non è soddisfatto. Appena questo succede essa si attenua, poi rinasce. Eros è anche filosofo e, come tutti i filosofi, sta nella posizione intermedia tra i sapienti e gli ignoranti. L’amore sta a metà tra umano e divino, collega i due mondi. Ogni desiderio è amore. E voi cosa desiderate?

Dare forma a questo amore

Così ho salvato la mia estate dall’ozio assoluto, leggendo ciò che più arde il corpo umano prima della stessa estate: il sentimento amoroso. Alla base di ogni passione sussiste sempre una forma d’amore capace di aprire la nostra mente a mondi prima sconosciuti. Bisogna soltanto rischiare di dare forma a questa amore, di dargli uno spazio nel nostro animo. Solo allora capiremo chi siamo. Alla fin dei conti solo chi è qualcuno può donarsi a qualcuno.

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