Percorrere l’Europa sulle orme altrui, il viaggio di Deen

Un affascinante romanzo di non fiction con l’indispensabile punto di partenza che le strade europee coincidono più o meno con le vie battute dai primi pionieri umani. È “Per antiche strade”, scritto dall’olandese Mathijs Deen che ha studiato, viaggiato, interrogato e connesso, alla ricerca dei principali sentieri e squarci percorsi nel tempo da migranti, mercanti e conquistatori

Europa. Dai primi umani in avanti. Qualsiasi cosa possiamo immaginare è già accaduta una volta. Molto prima che i primi viaggiatori calcassero il suolo dell’Europa, il mare aveva già deposto naufraghi sulle sue spiagge: cacciatori che abitavano sulla costa settentrionale dell’Africa quando l’uomo (sapiens) non aveva ancora messo piede nel nostro continente. Dalle parti di Gibilterra uomini e donne erectus già vedevano uccelli migratori volare da una riva all’altra. Il primo gruppo di viaggiatori che raggiunsero poi vivi la costa arrivarono via terra, a piedi, da est, lungo il litorale. Non avevano fretta. Non avevano una meta.

Le strade erano tracce, il mondo un orizzonte

Chi viaggia attraverso l’Europa viaggia sempre sulle orme di qualcun altro. Sotto ogni impronta ce n‘è una precedente. Vale pure per i paesi del nord. Nel suolo protopaleolitico del Norfolk recenti tracce di antiche impronte di piedi umani hanno consentito di retrodatare i più antichi insediamenti umani in Inghilterra. C’è la questione dei precursori, Homo antecessor, arrivati forse oltre 800.000 anni fa. Homo heidelbergensis si aggirava per l’Europa già 600.000 anni fa. Tracce successive sono state, inoltre, lasciate dai neanderthal, soprattutto nel sud. Tutti gli europei, se andiamo abbastanza a ritroso nel tempo, sono arrivati da altri luoghi, in genere da originari ecosistemi umani africani. Tutte le specie prima della nostra, tutti i gruppi di ogni specie, tutti i gruppi delle specie mescolatesi. E tutti i nuovi gruppi formatisi si sono rimessi in viaggio, prima o poi, spesso senza obiettivi o punti d’arrivo prefissati. Fu il bisogno di cibo a insegnare loro a viaggiare, le prede in fuga indicarono la via. Grazie alla loro abilità di corridori sono sopravvissuti. Le strade erano le tracce, il mondo un orizzonte che si allargava via via e oltre il quale si nascondeva la loro preda. Il viaggio e il tempo li hanno trasformati in altri uomini (e donne): nuove generazioni, nuove specie, nuove fisionomie, nuove culture, nuovi incroci (fino a diventare tutti meticci).

Imparare camminando

Lo scrittore e giornalista olandese Mathijs Deen (Hengelo, 1962) in Per antiche strade. Un viaggio nella storia d’Europa (480 pagine, 18,50 euro) – pubblicato da Iperborea nella traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo – narra bene la storia e le storie, con stile aulico e densità documentaria. La lettura scorre piacevole e si impara molto camminando con lui. In questo ottimo romanzo di non fiction l’indispensabile punto di partenza è che le strade europee di ieri, di oggi e di domani coincidono più o meno con le vie battute dai primi pionieri umani, alcune specie del genere Homo fino alla nostra, unica rimasta da circa 40.000 anni. L’autore usa la prima persona con spunti autobiografici e taglio di reportage, cosa ricorda, chi incontra, quanto apprende. Il corposo volume è dedicato al padre, Willem, “l’uomo al volante” che nel 1968, lungo i cento chilometri verso la casa dei nonni, gli descrisse la E8 come la strada che va da Londra a Mosca, anche se poi l’ufficio di Ginevra delle strade europee gli assegnò la nuova denominazione E30, capace di coprire metà del percorso transcontinentale tra Oceano Atlantico e Oceano Pacifico.

Un disegno logico e visionario

Deen visitò quell’ufficio nel 2015, verificò che esiste una rete interconnessa di strade europee regolata a livello centrale, che college territori di clan confinanti, partner commerciali, amici temporanei, nemici giurati e famiglie linguistiche; operativa da migliaia di anni; battuta da migrazioni, commerci e conquiste, pur non appartenendo a una coscienza europea condivisa. I primi tracciati si profilavano sulla carta secondo un disegno logico e visionario, seguivano quasi tutti le antiche vie romane. Così Deen ha studiato, viaggiato, interrogato e connesso, alla ricerca dei principali sentieri e squarci percorsi nel tempo da migranti, mercanti e conquistatori. Ne è uscito un libro affascinante, distinto in otto capitoli. Dopo il primo “precursore” europeo, seguono: il profugo ovvero Il calderone di Obelix, Elba-Danubio (101 a.C.); il brigante ovvero Bulla Felix, Bisanzio-Roma (207 d.C.); il pellegrino, Lougarbrekka-Roma (1025); il cercatore di fortuna, Portogallo-Amsterdam-Stoccolma (1653); il conquistatore, Wassenaar-Smolensk (1812); il corridore, Parigi-Vienna (1902); il figliol prodigo, Leida-Aounour (2016), la realtà, Boekelo-Leersum (2017).

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