Atticus Lish, il cuore incrollabile di un figlio oltre il dolore

Un guaio insostenibile, l’invincibile malattia della madre, e un problema lungo una vita, l’amore-odio per il padre. Corey, protagonista di “In guerra per Gloria”, oscuro e inquietante romanzo di Atticus Lish, è un ragazzino che fa i conti con tribolazioni, inquietudini e sentimenti forti. L’instancabile devozione per la madre e la contrapposizione col padre, in altre forme e situazioni, sono quelle che l’autore ha vissuto con i genitori, in particolare col padre, il leggendario. controverso editor Gordon Lish…

Due romanzi e un posto di rilievo nella letteratura statunitense contemporanea. Due romanzi, letti i quali, sembrerebbe che la letteratura non possa fare a meno della vita, in senso stretto, della vita di chi scrive, almeno. Due romanzi che fanno parte di una “guerra” familiare. Quella che Atticus Lish ha dichiarato al padre Gordon, fino a qualche tempo fa, o forse anche finora: il Lish della letteratura che ha contribuito alla fortuna di alcuni grandissimi del Novecento americano, non solo Raymond Carver (con leggendario, pesantissimo editing), ma anche eccellenze assolute come Cynthia Ozick e Richard Ford, e – da dirigente editoriale – David Leavitt, Amy Hempel, Harold Brodkey. Pare che padre e figlio non si parlino da anni, sebbene Atticus abbia ringraziato Gordon per averlo sostenuto economicamente durante la lunga stesura dell’opera seconda. Pare che il padre abbia sconsigliato al figlio la carriera letteraria, che l’abbia ostacolato. Non si può dire, insomma, che Atticus Lish – già traslocatore, operaio e marine – sia un raccomandato.

Non semplici storie d’amore

Pubblicato il debutto, Preparativi per la prossima vita, per un piccolo editore a stelle e strisce (in Italia se lo aggiudicò Rizzoli), Atticus Lish vinse anni fa il Pen/Faulkner Award. Nel primo libro più che il sogno americano, narrava… l’incubo: i tuguri dei bassifondi, le larghe sacche di povertà, le contraddizioni, e una storia d’amore non convenzionale fra invisibili di un multietnico quartiere della New York post 11 settembre, tra un disadattato, depresso, reduce dalla guerra in Iraq e una cinese di una minoranza musulmana, un amore senza fiori e cene romantiche, solo protezione e salvezza reciproca, il tentativo di aggrapparsi l’uno all’altro e di sopravvivere ogni giorno almeno fino al giorno dopo. Un romanzo politico e sociale camuffato da love story, un libro per nulla rassicurante. Come il successivo, In guerra per Gloria (542 pagine, 21 euro), tradotto ancora da Alberto Cristofori, è invece una vera storia d’amore straziante, l’amore di un figlio giovanissimo per una madre che finisce per diventare indifesa. In guerra per Gloria è, se possibile, più bello del precedente romanzo, certamente ancora più oscuro e inquietante, e lascia credere che Atticus Lish in futuro sarà ricordato e non per essere uno dei figli di Gordon Lish.

L’appassionata voce narrante

Dopo quaranta pagine scarse di narrazione in terza persona si sa che fine farà Gloria Goltz, madre del protagonista Corey. La diagnosi è implacabile per la donna, affetta da Sla. Spiccano da subito l’appassionata voce narrante, l’andamento solenne dei capitoli e la figura del ragazzino, Corey, che interrompe la scuola superiore, per provare a raggranellare soldi e a prendersi cura della madre. Messa alle spalle New York, Atticus Lish sceglie i quartieri popolari di Boston per un romanzo a cui si perdona qualche piccola pausa o qualche descrizione prolissa. Il resto è una storia di cuori pulsanti e inquietudini che prendono alla gola, un ribollire di sentimenti forti, l’amore-odio (via via più forte il secondo) fra Corey e Leonard, il padre che era andato via e che ricompare nella vita del figlio dell’ex moglie – peggiorando le cose – dopo aver saputo della malattia di Gloria, femminista, vegana, aspirante scrittrice che fa fatica a far quadrare i conti, di trasloco in trasloco, di appartamenti modesti in appartamenti modesti. Non stupisca quello che Atticus Lish ha già spiegato abbondantemente, ovvero la sorte della madre del romanzo ricalca quello della donna che l’ha messo al mondo (Barbara Lee Works), e la contrapposizione psicologica fra il figlio e il padre di carta, pur nella diversità delle situazioni reali, è molto simile a quella che vive col padre Gordon.

Vite apparentemente lontane

Atticus Lish costruisce con maestria il cuore incrollabile di Corey, il suo instancabile furore (finirà per spacciare, in modo fallimentare, e per combattere, attraverso le più estreme arti marziali) che lo porta a spingersi oltre il dolore per sostenere un guaio insostenibile, viviseziona la devozione e la compassione per la madre, soprattutto quando lei perde la parola e le funzioni motorie. E alla vicenda principale lo scrittore annoda, nel finale, un drammatico episodio in cui le esistenze apparentemente lontane del padre Leonard Agoglia, guardia di sicurezza al MIT, e dei migliori amici di Corey, la sportiva Molly Hibbard e il brillante, bizzarro e problematico Adrian Reinhardt, finiscono per toccarsi, in modo orribile, inquietante, ripugnante.

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