Edmund White o la realtà (ri)fondata dalla parola che la (ri)crea

Le memorie libertine di due coniugi bisessuali e l’irrompere sulla scena di un personaggio di nome Edmund White ne “La vita di prima”, il più recente romanzo di… Edmund White. Metanarrativa vecchio stile e un’autentica mise en abyme rendono il romanzo spiazzante, facendolo decollare nella seconda parte

L’ultimo romanzo di Edmund White, A Previous life. Another Posthumous Novel, resi dal traduttore Martino Adani con La vita di prima. L’ennesimo romanzo postumo (pp. 356, 19 euro, Playground, 2022), si apre con una scena di conversazione – complice e disinibita – tra i coniugi Ruggero (settantenne, un divorzio alle spalle) e Constance (trent’anni, al suo terzo matrimonio). Il capitolo si presenta classicamente fondativo dell’intero romanzo: vi si avvia il progetto dei protagonisti di scrivere ciascuno le memorie della vita antecedente la loro conoscenza (le loro previous lives) per leggerle al coniuge, strutturando in tal modo l’organizzazione di circa due terzi dell’opera. Nel corso della conversazione Ruggero cita il nome di Edmund White (sì, l’autore del libro), riferendosi ad uno scrittore americano, «invertito», intellettuale di vasta cultura, con cui sostiene di essere stato in rapporti di grande e spregiudicata amicizia quando Ruggero aveva quarant’anni, l’altro ottanta. Nella stessa scena, poco dopo, a Constance torna in mente che Ruggero aveva tradito lo scrittore con un insegnante, per il quale lo aveva poi lasciato. È appena, letteralmente, un flash-back, quasi l’annuncio di un’esperienza di cui al momento non sappiamo altro, al pari di lei.

Un’ampia differenza d’età in amore

La citazione episodica del nome di White nei capitoli successivi, sempre ad opera di Constance e nella stessa laconica modalità, lascerà il posto al personaggio (il terzo) dello scrittore omonimo, centrale nello svolgimento della parte restante. Il tema del romanzo, anch’esso già in nuce nel capitolo iniziale, riguarda d’altra parte le caratteristiche particolari del rapporto amoroso fra due partner con un’ampia differenza di età, che in versione eterosessuale viene rappresentato attraverso, appunto, la relazione di Ruggero e Constance, e in versione omosessuale da quella (precedente nella cronologia “reale” dei fatti, ma raccontata nell’ultima parte) fra Ruggero e il personaggio di White.

Nel capitolo di apertura anche le figure dei protagonisti risultano già abbastanza delineate. Dalle sue battute, dai gesti, dai pensieri, Constance appare fra i due più premurosa e attenta all’altro, più curiosa anche (il progetto di scrivere le memorie nasce da lei), più emotivamente coinvolta, e altrettanto intimamente angosciata dal fatto che la differenza d’età possa tradursi in un’improvvisa, perdita di questo rapporto. Di Ruggero il lettore riesce a farsi un’idea non solo, come per Constance, da quanto egli dice e pensa e da qualche esplicito gesto, ma anche attraverso lo sguardo innamorato della moglie, che aggiunge elementi descrittivi, del tutto mancanti (anche da parte del narratore) per lei: è magro e bellissimo con quel profilo solido, giganteschi occhi scuri, labbra carnose ancora rosse. Di suo, Ruggero, a una domanda impertinente della moglie, le ricorda (e ci fa sapere) di essere «un aristocratico siciliano», vi aggiunge la consapevolezza di essere sessualmente iperdotato e capace, per restare nello stesso campo semantico, di svolgere prontamente e attivamente (a tutt’oggi) il proprio ruolo di maschio secondo tradizione, anche con gli uomini. Oltre all’inglese e all’italiano parla il francese, ed è un profondo conoscitore della musica barocca; sapremo poco dopo che è un celebre clavicembalista nonché uno studioso di storia della musica, e un appassionato di filosofia. La voce narrante specifica infine che Ruggero è molto più reticente, amante dei compartimenti stagni, di quanto non lo sia la moglie.

Il satiro bisessuale…

I capitoli successivi non faranno che svolgere e articolare, attraverso i ricordi via via alternati dei protagonisti, quanto preannunciato nel primo. Lascio al lettore scoprire nel dettaglio la giostra di nomi ed esperienze che si susseguono nelle previous lives di Ruggero e di Constance, e che si estendono per oltre duecento pagine. Tentando una sintesi estrema, mi limito solo a segnalare che Ruggero si rivela essere, fra i protagonisti, il più presente sulla scena: abbandonato dai genitori e cresciuto dal nonno, orgoglioso delle proprie origini, della cura che riserva alla forma fisica, appare (simbolicamente, oltre che nella pratica) come l’incarnazione di un satiro che ha viaggiato molto, ha vissuto a Roma, a Londra, a New York, ha avuto relazioni erotico-affettive sia con donne (Lucia) che con uomini (Cesare), è stato sposato con una musicista tedesca dalle ascendenze filonaziste, dalla quale ha avuto due figli educati contro di lui e l’arte italiana e che gli chiede il divorzio quando ne scopre i trascorsi bisessuali. Ruggero si vive come una persona equilibrata, corretta, amorevole verso i partner e che ritiene il suo peggior difetto di non essere capace di ferire le persone (specialmente quelle che gli sono care), per quanto non tutto fra le righe delle sue memorie sembri confermarlo.

… e il desiderio della moglie

Constance, rimasta orfana da bambina (padre afroamericano, madre di origine castigliana), subisce violenza a casa della famiglia che l’ha ospitata, si immerge nella vita universitaria americana multietnica e sessualmente disinvolta, conosce e sposa un ragazzo che in realtà continua ad amare un’altra, si occupa di mansioni non creative nell’ambiente della produzione artistica e letteraria, ha una liaison con una donna lesbica, seduttrice seriale, sposa in seconde nozze uno scrittore segretamente bisessuale che muore all’improvviso, si innamora infine di Ruggero. Consapevole di una propria intima insicurezza, Constance vede l’anello debole del suo felice (dal proprio punto di vista) terzo matrimonio, nel rifiuto di Ruggero di mettere al mondo dei figli: ciò che per lui equivarrebbe alla vergogna e alla mortificazione di vedersi attraverso gli occhi dei figli come un vecchio, non meritevole pertanto della loro ammirazione, per lei rappresenterebbe la continuità con cui compensare l’angoscia per un’eventuale morte del marito che si porterebbe con sé tutto il loro vissuto. Constance lo lascerà, così, per un coetaneo conosciuto da poco, col quale condivide il progetto di creare una famiglia in cui mettere al mondo dei figli, proprio mentre Ruggero sta parlandole finalmente della sua relazione con Edmund White. È il punto della narrazione in cui si sovrappongono e si incrociano per un tratto (uno finale, l’altro iniziale) le due versioni del tema del romanzo, che hanno Ruggero come elemento comune: lui, che adesso da anziano o comunque, da più maturo, sta per essere lasciato dalla giovane moglie, proprio lui trent’anni prima, da (più) giovane si apprestava a lasciare il vecchio White.

Pezzi di autobiografia in terza persona

La seconda parte del romanzo, meno estesa della prima, comincia con una dirompente novità rispetto alla consuetudine del White-autore di riferirsi nei propri libri a esperienze autobiografiche. Qui sceglie infatti di rappresentarsi in terza persona come un personaggio fra gli altri, dall’esterno, senza alcuna condiscendenza, anzi, al contrario, lasciando a Ruggero il compito di delinearne gli aspetti più repellenti della decadenza fisica oppure adottandone egli stesso, da personaggio, lo sguardo impietoso per descriversi, sia pure attraverso la voce narrante, dalla quale veniamo a conoscenza della dermatite per l’uso del pannolone, delle mammelle cadenti, l’alito cattivo, l’impotenza pressoché assoluta, i disturbi alla vescica… Non si tratta di una semplice omonimia, di un ammicco drammatico o burlesco: nel romanzo, il personaggio Edmund White è senza alcun dubbio l’omonimo scrittore americano, omosessuale, celebre per i suoi libri pubblicati anche fuori dagli USA. Alcuni di questi sono citati en passant sia dal personaggio di White che da altri: Il nostro caro ragazzo ad esempio ricorre più volte nelle email o nei pensieri di Ruggero, non a caso colpito dal culto della bellezza e della giovinezza del protagonista.

Una mise en abyme

Ma degno di nota è che anche La vita di prima venga citato: da un giovane amante di Ruggero, un danzatore che sta scrivendo una tesi su White e che trova sconvolgente il fatto che Ruggero abbia corteggiato l’ottantenne scrittore per poi tradirlo. «È metanarrativa in vecchio stile e White stesso è uno dei personaggi minori», dice al “traditore” – sdraiato accanto a lui – e anche ai lettori, a togliere qualunque dubbio sul fatto che quello appena citato è il libro che stiamo leggendo. White-autore organizza così un’autentica mise en abyme che rende il romanzo spiazzante, e molto più interessante in questa seconda parte rispetto all’accumulo di nomi e circostanze di quella che precede. Una strizzata d’occhio al lettore, anche per la datazione esterna (l’unica) posta al capitolo di apertura, L’anno 2050, che può includere la morte del White-personaggio (vi si accenna solo a venti pagine dalla fine), il che spiega l’aggettivo Posthumous del sottotitolo. Si può a questo punto ipotizzare che la previous life del titolo si estenda anche alla cultura, alla mentalità, dal momento che ora «nessuno ha più voglia di pensare a quell’orribile movimento di liberazione gay. È superato quanto il femminismo… bleah!», ora che «la fama di White sembra in ascesa, a dispetto dell’avversione della gran parte degli accademici per il tema dell’omosessualità», e oltre.

Commedia delle forzature e dei malintesi

Non si tratta d’altra parte solo di un gioco col lettore: il riferimento ai libri, in generale alla scrittura, è una sorta di sottofondo permanente in tutto il romanzo fin dall’inizio (si pensi alle memorie da scrivere, leggere, chiosare) anche all’interno stesso delle esperienze raccontate, ma in questa seconda parte, con la presenza in scena di White, esso balza in primo piano e assume un rilievo fortissimo. Ruggero si mette in contatto con lo scrittore perché è rimasto colpito dai suoi romanzi, e di fatto comincia a corteggiarlo scrivendogli email emotive e coinvolte, sebbene intanto dica tra sé di non desiderare una relazione fisica con un quasi ottantenne, assolutamente fuori dalle sue preferenze estetiche. Il potere dell’immaginazione e delle storie che Ruggero percepisce nella lettura dei romanzi di White lo porta a crearsi (e a comunicargliela come aspirazione) una realtà del tutto inesistente, una fantasia capovolta, in cui lui, Ruggero, è l’amico grande e forte che si occupa dell’amico giovane e insicuro. Passerà pochissimo tempo e Ruggero gli scriverà di essersi innamorato di lui «con l’immaginazione e col cuore». Comincia pressappoco così una sorta di commedia delle forzature, degli equivoci e dei malintesi, con sviluppi articolati, che coinvolgerà altri personaggi, perlopiù nuovi, sia in veste di coprotagonisti che di testimoni-biografi, con cambi di ruolo a sorpresa (come nel caso dell’amante con cui Ruggero tradisce White) e momenti pirandelliani sulle differenti verità di uno stesso episodio. Seguiranno altre fantasie più crude ed esplicite, tendenti a deformare una realtà refrattaria alle esigenze intime dei personaggi, generando comicamente situazioni eccessive e sadomasochiste.

Un punto di contatto

Il timido, parziale controcanto alle verità nobili e generose di Ruggero, svolto talora nella prima parte dalle considerazioni di Constance (che qui ritorna – in veste di biografa – anche con questo compito), sarà sostenuto in maniera ben più efficace e continua da Edmund White nel doppio ruolo di personaggio e di voce narrante, in entrambi i casi con funzione umoristicamente demistificatoria. Questo duplice White ha buon gioco a svelarci un Ruggero fortemente competitivo, amante del controllo, tendente al possesso e al dominio nelle relazioni, narcisisticamente bisognoso di rispecchiarsi nel bisogno dell’altro, ottusamente (infantilmente?) ipocrita al di là di tutte le sue buone intenzioni. Pronto ad assolversi e a scaricare sugli altri (o sul caso) la responsabilità di ciò che non va, Ruggero, ad esempio, afferma di avere troncato la relazione con White quando ha realizzato che non avrebbe potuto crearsi una famiglia con un ottuagenario! Superfluo aggiungere che nemmeno col ben più giovane amante, nella decina circa di anni trascorsi insieme, formerà la desiderata famiglia con prole.

Tuttavia, sia Ruggero che il White-personaggio condividono un punto di contatto, nel momento in cui dimostrano, con motivazioni diverse, che la realtà è, può essere, (ri)fondata dalla parola che la dice e la (ri)crea. Inoltre, raccontando nella Vita di prima la propria versione, in cui ridicolizza l’ex-amante e la sua aristocratica sicilianità (peraltro già un po’ oleografica), cos’altro fa il White-autore se non vendicarsi − attraverso il personaggio omonimo e il narratore del romanzo – di essere stato trascinato e umiliato in quella bizzarra, incoerente relazione con Ruggero (o chi per lui nella vita reale)? Perfino quest’ultimo, in piena mise en abyme, deve prenderne atto: «Prova solo a immaginare le cose spaventose che scriverà su di noi», dice arrabbiato all’amante.

Rigido, senza alcuna evoluzione, chiuso nella visione propria del suo personaggio, Ruggero ci dà un’immagine di sé leggermente diversa solo nelle pagine conclusive: nell’email in risposta a Constance, che gli aveva chiesto cosa provasse adesso per White, Ruggero fa una mezza ammissione, riconoscendo ambiguamente di «essersi innamorato della persona sbagliata». Ma all’ex moglie racconta anche di avere trovato adesso in Adriano, pronipote di Edmund, “il suo uomo”, col quale, insieme alla di lui moglie, pratica una nuova e felice forma di mascolina bisessualità, che include le gioie della paternità. Per quanto, anche in questo caso, non possiamo dimenticare che, inevitabilmente, si tratta di un Ruggero scritto-detto dal White-autore, e che quindi, neppure in questa lunga email che chiude il romanzo postumo, Ruggero è al sicuro da qualche sprazzo di perfida canzonatura.

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