A piedi per riappropriarci di noi, “terapia” di Annabel Streets

Trovare strade e rotte da percorrere, riprendendo possesso della nostra attenzione. È solo uno dei motivi che anima “Sul camminare – 52 modi per perdersi e ritrovarsi”, saggio di Annabel Streets (ovvero Annabel Abbs). Un vademecum per riscoprire un universo di suggestioni e benessere. Senza realizzare necessariamente grandi imprese…

Gambe in spalla: è tempo di camminare! A quella che si concretizza, pagina dopo pagina, riflessione dopo teoria, come una vera e propria arte, è dedicato il saggio di Annabel Streets uscito da poco per Add: Sul camminare – 52 modi per perdersi e ritrovarsi (304 pagine, 18 euro), tradotto da Teresa Albanese. È una summa di consigli e proposte – 52, uno per settimana – che accompagna il lettore alla riscoperta di un universo di sensazioni, suggestioni e infinito benessere che oggi, vuoi per la frenesia moderna, vuoi per l’immersione totalizzante nel digitale, abbiamo finito per perdere per strada. Il consiglio della Streets (mai cognome fu più azzeccato per una saggista nota in Italia per le sue opere di narrativa come Annabel Abbs) è quello di uscire, e riconquistare la via.

Nati per camminare

È primavera, la stagione migliore per indossare scarpe comode, magari uno zaino con gli indispensabili e via, uscire fuori a riscoprire il mondo. Annabel Streets ne è convinta, anche se aggiungerebbe che non solo la primavera è perfetta, ma vanno benissimo anche tutte la altre stagioni e condizioni meteo, dalla pioggia al vento, dal buio alla montagna fino ai pellegrinaggi. L’uomo è nato per camminare, ricorda in tante occasioni nei suoi 52 consigli, dovremmo tornare indietro alle nostre “memorie molecolari” e riacciuffare questa constatazione. In un libro che, dichiara, l’autrice, è la sua lettera d’amore al camminare, l’invito vero è forse quello non tanto di mettersi a camminare, quanto di ri-pensare al camminare.

Nelle affollate esistenze di molti, specie nel mondo occidentale sviluppato, la vita sedentaria d’ufficio e il routinario snocciolarsi delle esistenze tra una serie di impegni e gli altri ci ha infatti resi pigri, statici e spesso stressati. Le numerosissime teorie scientifiche citate dalla Streets dimostrano, al contrario, che riprendere a muoversi è un toccasana contro ansie, livelli alti di cortisolo, e favorisce la funzione di molti neurotrasmettitori e del nostro apparato sensoriale, oltre a farci, banalmente, scoprire cose nuove e incontrare persone, innalzando di molto i livelli di felicità e migliorandoci l’umore.

Perché, allora, non provarci davvero? Non servono grandi imprese, anche se alcune di esse sono contenute tra i 52 consigli: a volte è sufficiente dedicare 12 minuti a una passeggiata mattutina o post-cena, e altre volte i passi serviranno a svuotare la mente e riportare la concentrazione sulla bellezza della natura che ci circonda, anche in città. Novelli flaneur, oppure pellegrini equipaggiati, apprestiamoci dunque a farsi suggestionare dalle proposte di Sul camminare.

Tuffarsi nei sensi

Odori, suggestioni visive, percorsi, rumori, panorami e persino erbe spontanee da raccogliere: tra i consigli del libro abbondano quelli dedicati al riavvicinamento con la natura. Un passaggio che, come suggerisce l’esperienza personale di ciascuno e come ribadisce più volte l’autrice, ci avvicina anche al pianeta, favorendo la nostra attenzione ai temi connessi e, soprattutto, facendoci sentire parte di un tutto. Non male, in tempi contraddistinti dalla crisi climatica, dove ognuno è chiamato ad agire con singoli comportamenti. Girare a piedi riduce significativamente l’inquinamento, per esempio, e ci permette di riappropriarci del potere del movimento, ma anche di quello della natura.

Bagni nella foresta, immersioni nel fango, escursioni al chiaro di luna, suggestioni garantite dallo scorrere dei fiumi e odori, profumi, suoni. Dalle passeggiate dedicate alle orecchie a quelle che forniscono una tranquillizzante visione panoramica, che porti il nostro sguardo lontano dagli schermi su cui è sempre chino. Dal respirare la geosmina, la sostanza secreta dai batteri della terra bagnata, un odore così intenso e radicato nel nostro DNA da trasmetterci pace, all’affrontare un trekking in condizioni ostili senza lasciarsi intimorire. Gli esercizi a tema proposti dall’autrice sono sì inviti, ma non gratuiti e casuali. Ogni camminata è accompagnata da spiegazioni sulla gamma di fenomeni chimici e fisici che accadono a noi e al nostro corpo in ogni condizione, e ci fornisce dati scientifici mescolati a considerazioni personali e aneddoti tratti dall’esperienza dell’autrice che spingono a mettersi alla prova e ad approfondire (la bibliografia finale è ricchissima). Camminare diventa una terapia: nel verde o in città, da soli o in compagnia, persino cantando, disegnando, andando all’indietro. Ogni volta uno stimolo per nutrirsi di qualcosa di nuovo e ritrovare noi stessi: perdersi, per ritrovarci di fronte all’inaspettato che forse ci destabilizza, incutendo timore, ma al contempo offre prospettive che non avevamo preso in esame, utili a noi, ai nostri sensi animali e ai nostri pensieri tutti umani.

Una grande avventura

Camminare, insomma, potrebbe rivelarsi una grande avventura quotidiana, da integrare nelle nostre routine come fatto normale, eppure insieme straordinario, capace di farci cambiare vista, percezione, e di migliorare significativamente il nostro stato di salute. “Quando facciamo del moto – dice Streets – nei nostri corpi avvengono centinaia di cambiamenti complessi. Una passeggiata da dodici minuti altera cinquecentoventidue metaboliti del sangue, molecole che influenzano il battito del cuore, il respiro nei polmoni, i neuroni del cervello. Quando camminiamo, l’ossigeno scorre impetuoso in noi, con un effetto sugli organi vitali, la memoria, la creatività, l’umore e la capacità di pensare”.

Non solo camminando possiamo migliorare l’andatura, la respirazione (mai sentito parlare di respirazione afghana?), il sistema osseo e muscolare, ma possiamo avvalerci di mappe, app, libri e altri strumenti per trovare strade e rotte da percorrere, riprendendo possesso della nostra attenzione e portandola laddove sappiamo che troverà materia per crescere, per ritrovare profondità. Che sia grazie a un orizzonte naturale oppure al silenzio e alla solitudine, capaci di farci incontrare nuovamente noi stessi.

Il tutto, seguendo con calma, e con l’idea di progredire piano piano, i consigli delle 52 settimane: mai strafare, mai sforzare, abbassare i ritmi quando necessario, però non darsi per vinti mai, e superando gli ostacoli spesso più mentali che reali, provarci, sempre. Perché tornare a camminare – ed è il segreto suggerito da questo libro – è tornare anche, e profondamente, a riappropriarci di noi, delle nostre giornate, di tutto il bello che c’è: coinvolgere mente, sensi e spirito in un ritorno alla tranquillità, alla creatività, alla vita. “Lo scopo della camminata profonda […] non è dare una sferzata alle cellule cerebrali, è cambiare la nostra percezione del camminare, in modo che smettiamo di considerarla un’attività insulsa, o un tempo sprecato per arrivare da qualche parte, ma come un’occasione non frettolosa di avventura, di incontro. Come tempo investito”.

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