Luzzio, quel Giobbe più forte delle onde del destino

Marito tradito e lavoratore privato dell’impiego, Marco – protagonista di “Michela ci aiuti”, romanzo di Francesca Luzzio – è un esempio di forza e resilienza, confortato anche dalla fede. Storia familiare, con risvolti storico-sociali, è ambientata principalmente nell’entroterra siciliano, di cui sono ben evocati ritmi, riti e tempo immutabile…

Assenza, più acuta presenza. Il poeta Attilio Bertolucci viene in soccorso di chi vuol trovare l’anima e la sintesi di una recentissima prova narrativa, quella di Francesca Luzzio, poetessa e saggista siciliana, con un passato di insegnante nelle scuole superiori. Il romanzo che Francesca Luzzio ha dato alle stampe per la casa editrice Albatros, Michela ci aiuti (146 pagine, 13,90 euro), si fonda proprio sul concetto di assenza capace di fortificare e rigenerare relazioni che sembravano perdute, esistenze destinate a non incontrarsi più, vuoti che nessuno avrebbe mai pensato di colmare.

Un piccolo centro, grandi avversità

Da tempo immemore residente a Palermo, Francesca Luzzio è originaria di Montemaggiore Belsito, un Comune della provincia di Palermo che oggi non conta nemmeno tremila anime, ma che nel corso della stagione estiva si ripopola un po’, come accade anche altrove. Montemaggiore, una cui foto fa capolino sulla copertina del libro, è lo scenario perfetto per la vicenda immaginata dall’autrice. Protagonista una sorte di moderno Giobbe, Marco, che la vita mette di fronte a una serie di prove tragiche. Separato dalla moglie Angela, che l’ha tradito, vive solo per la figlia Michela, rimasta in città, a Palermo, con la madre, mentre lui è rientrato al paese natio, dove nulla va come avrebbe immaginato: è un susseguirsi di dolori, pensieri tristi, ristrettezze economiche, eppure in mezzo a gorghi e onde del destino che vorrebbero spiaggiarlo per sempre, Marco resiste, trova dentro di sé la forza per non arrendersi, confortato anche da una fede invincibile in Dio. E, in nome dell’amore per la figlia, sarà pronto a calpestare orgoglio e amor proprio…

Sguardo mai superficiale

Romanzo familiare, che non disdegna anche lo spaccato storico-sociale – l’autrice immagina che il protagonista sia uno dei licenziati della Fiat di Termini Imerese, per la grave crisi del 2002, durante cui furono messi alla porta oltre duecento lavoratori – Michela ci aiuti di Francesca Luzzio regala ai lettori un piacevole ritmo di lettura, uno sguardo mai superficiale, ma profondo sulle cose della vita. Brevi capitoli che fotografano azioni e sentimenti dei protagonisti, malinconie, impasse, titubanze, sensi di colpa. Con abilità sono evocati il tempo immutabile e i ritmi blandi della vita nell’entroterra siciliano, i riti religiosi, i bar, le corriere, il lavoro agreste. Il lungo finale si nutre e fa leva proprio sull’assenza di una dei protagonisti, motore immobile dell’epilogo…

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