Uomini come oggetti e numeri, Carvelli e il futuro prossimo

Un sistema totalitario, in cui l’economia ha il sopravvento e gli individui non contano nulla, è lo scenario in cui si muove l’anonimo protagonista de “I segni sull’acqua” di Roberto Carvelli. Nell’isolamento e nell’incomunicabilità del contesto, però, irrompe l’amore… 

Un sistema politico senza teoria, senza presupposti ideologici che lo giustificano: gli esseri umani sono numeri che possono lasciare solo “segni sull’acqua” che scorrendo porta via e cancella tutti. È questa in sintesi la valenza semantica del romanzo di Roberto Carvelli, I segni sull’acqua, pubblicato da D editore, che per il contesto in cui si svolgono gli eventi, pare portare al passato, a sistemi politici totalitaristi, quale ad esempio il regime sovietico, la dittatura fascista o il sistema nazista, dall’altra sembra prefigurare un futuro verso il quale alcune istituzioni politiche potrebbero avviarsi, facendo rivivere nel migliore dei casi un marxiano materialismo storico, in quanto i fattori economici vengono considerati la base di ogni eventuale sovrastruttura ideologica, sino a pervenire al limite estremo del suo annullamento, della sua non necessaria esistenza.

L’unico sopravvissuto

Di conseguenza la persona diventa cosa, uomo-oggetto-operativo, necessario finché lavora e nulla conta la sua interiorità, il suo sentire, l’imbarazzo che vive nel “sapersi componente di una macchina, una sua propaggine esterna.” (Parte prima, pag.17). Non solum sed etiam “Non si usa parlare… Non si usa chiedere consigli. Nessuno sa il perché di questo rimanercene isolati, dell’evitare confronti, dell’essere solo per sé e non per gli altri…… Cosa ci ha ridotti a questa incomunicabilità? …”. Pur muovendo da complesse e diverse motivazioni, purtroppo la società di oggi vive una condizione simile, infatti domina l’incomunicabilità, nonostante l’esistenza dei social, che di fatto sono diventati in genere gli strumenti attraverso i quali ognuno esplica il proprio egotismo. Un incidente, l’essere l’unico sopravvissuto tra gli uomini-macchine-operanti che tornavano dal lavoro, cambia l’esistenza del protagonista che non più oggetto potrà ridefinire la sua vita.

L’incontro che cambia tutto

L’incontro con la prostituta Keline è sicuramente l’evento cardine che gli consente di far sì che il senso di attesa, vuoto, solitudine, amarezza ed assenza che caratterizza i suoi giorni e che neanche la dedizione del cane giallastro riesce a colmare, si trasformi in amore, “ il vecchio amore, sentimento estinto,” ritenuto “ mammut di un’era,” ed invece il nostro protagonista comprende che “ è l’unico ingombro del vuoto, l’unica speranza di non sentirsi chiusi in questo corpo-lavoro” (Parte terza, pag.103). Quindi l’amore si rivela come la forza propulsiva della vita e il viverlo con Keline, fosse anche la sua sola immagine, lo aiuterà a ritrovare un equilibrio, che lo porterà anche a “sorridere per la prima volta” ( Parte quinta, pag. 169) ed a considerare le vicende vissute “segni sull’acqua “ che scorre e porta tutto via, mentre il futuro si apre in una prospettiva possibile ed immaginabile.

Flashback

Carpe diem, sosteneva il poeta latino Orazio e il nostro anonimo protagonista, sinora un numero e nulla più, ne farà lo stimolo per vivere attraverso l’immaginifica presenza della sua amata, ogni giorno della sua esistenza nella sua identità interiore e corporale. Il romanzo è diviso in cinque parti ed in genere fabula ed intreccio coincidono, ma non mancano dei flashback che nel variare la fabula, consentono al lettore di comprendere e capire, d’immergersi ulteriormente nel nucleo semantico della narrazione.

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