Sorpresa Anedda, Darwin e Leopardi così lontani così vicini

La grande poetessa Antonella Anedda mette per una volta da parte i versi e costruisce un’indagine storica sulle affinità fra Charles Darwin e Giacomo Leopardi, complice il nonno del primo… “Le piante di Darwin e i topi di Leopardi” è il frutto della rielaborazione di una ricerca comparata di Anedda. Lo scienziato e il poeta riflettendo sul mondo vegetale e su quello animale ridimensionano presenza e volere degli esseri umani 

Inghilterra e Italia. Seconda metà del Settecento fin oltre la prima metà dell’Ottocento. Esiste una vicinanza non fisica bensì motivatamente scientifica e letteraria tra l’atteggiamento antiantropocentrico verso il mondo dell’inglese, giramondo in gioventù, malato ben prima della vecchiaia, Charles Darwin (1809 – 1882) e quello (precedente) dell’italiano, girovago dopo la “gabbia” recanatese, malato dalla nascita e costantemente, Giacomo Leopardi (1898 – 1837).

Una triangolazione

Non pochi lo hanno già colto e forse può essere meglio spiegato come una triangolazione: Charles aveva il nonno Erasmus (1731 – 1802), medico inventore botanico, mai incontrato personalmente, il quale scrisse opere di idee progressiste protoevoluzioniste, che Giacomo aveva nella biblioteca paterna e comunque lesse o discusse (pure a Pisa e Napoli, probabilmente). L’amore per la scienza, la prospettiva antifinalistica, il distacco da una concezione di disegno provvidenziale, il rifiuto dell’arroganza e del trionfalismo, il peso dell’abitudine, il contributo del piacere, la possibilità di trasformarsi proprio nell’errore, una certa insensibilità verso sé stessi e il ripensamento del nostro insufficiente io, la riflessione sulla social catena, la compassione come opzione potenzialmente evolutiva, le conseguenze etiche contro la schiavitù e la sopraffazione, sono le terre contigue in cui questi tre straordinari autori sapiens si incontrano.

Sguardo rivoluzionario

Il loro sguardo sul mondo (talora censurato, incompreso, male interpretato e vilipeso), le loro riflessioni su piante e animali, il loro rivoluzionario meditato innovativo linguaggio, ridimensionano culturalmente e poeticamente la presenza e il volere degli esseri umani. In modi diversi Leopardi e Darwin metabolizzano le idee di Erasmus, occorre mappare bene passi e fonti, testi e rimandi, letterature e traduzioni, discendenze e genealogie, eredità incerte e convergenze evolutive.
Le piante di Darwin e i topi di Leopardi (297 pagine, 20 euro) è un magnifico libro, pubblicato da Interlinea, della bravissima poetessa scientifica Antonella Anedda-Angioy (Roma, 1955), di famiglia sardo corsa, laureata in Storia dell’arte moderna, affermata autrice lirica contemporanea (la prima raccolta uscì nel 1989). Il volume è il frutto di un’accurata ricerca filologica comparata discussa a Oxford nel 2010, rielaborata con stile e metodo fino al 2022 fra La Maddalena e Roma, attraverso molte altre verifiche e visite mirate. Lo spiega in esergo: «Questo libro è il racconto di un’indagine. Parla di bestie, di piante e di tre autori: Giacomo Leopardi, Erasmus Darwin e suo nipote Charles. A monte ci sono molti viaggi, un’altra lingua e una serie di studi scientifici che credo siano confluiti obliquamente in altre scritture, prima tra tutte la poesia. Come scrive Osip Mandel’stam: leggere i naturalisti può spalancare nella nostra vita una radura».

Cinque capitoli

I capitoli sono cinque, il primo è introduttivo: sintonie, diffrazioni, costellazioni (tralasciamo qui il significativo utilizzo dei punti e delle virgole), ben accennata anche la Serendipity, in modo pertinente ma precedente rispetto ai volumi su Imperfezione (2019), Finitudine (2020) e Serendipità (2021) di Telmo Pievani, pur più volte citato (la bibliografia risente della lunga stesura). Protagonista del secondo è Erasmus, un nonno lunatico, i suoi amici (i Lunar Men, imprenditori, industriali, medici non oziosi, geniali eccentrici anticonformisti) e i suoi nemici antilucreziani e antigiacobini. Il terzo capitolo è dedicato al ruolo delle bestie (vermi, topi, asini, cani e soprattutto uccelli) nelle opere di Giacomo, la solidarietà fra animali come fondamento di ogni garanzia etica. Il quarto capitolo costituisce uno spazio importante e assestante dedicato ai Paralipomeni della Batracomiomachia, capolavoro di sublime ironia, poema interrotto di uno sguardo animale, preludio necessario per arrivare alla Ginestra. Il quinto e ultimo capitolo riattraversa la relazione tra piante e pietre, la presenza degli gnomi, la passione geologica che i tre condividono (in più punti sono richiamati Vesuvio e Tambora, ovviamente). L’anno di morte di Leopardi coincide con la spedizione di Darwin sul Beagle, lì inizia un’altra storia scientifica e letteraria (l’entrata in campo della selezione naturale), è bene ripeterlo. Segnalo la miglior guida alla Biblioteca di Casa Leopardi, a pagina 46.

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