Il potere e i suoi abusi? Da condannare sempre e comunque

“Ragazze elettriche” di Naomi Alderman è una distopia che ci ricorda come sia da combattere qualsiasi forma di degenerazione del potere. Nel romanzo dell’autrice britannica le donne generano corrente elettrica, folgorano gli uomini e li sottomettono…

In questi tempi bui ci vuole un po’ di sana fantascienza (termine usato un po’ a casaccio, questa storia dei generi non è così semplice come sembra, cominciate a prendere in mano “Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro e poi ne riparliamo…) per mettere tutto in moto e accendere lampadine. La britannica Naomi Alderman, su cui in Italia sta scommettendo forte la casa editrice Nottetempo, aveva già scritto un titolo notevole come “Il vangelo dei bugiardi”. Ora si è superata con “Ragazze elettriche” (448 pagine, 20 euro), che ha come nume tutelare Margaret Atwood (in ogni senso, visto che le due si stimano dichiaratamente e hanno anche collaborato), ed è stato tradotto da Silvia Bre, traduttrice e potessa che sa come usare bene le parole.

Il pianeta cambia volto

Cosa c’è in “Ragazze elettriche”? È una storia sul potere, col vezzo della distopia, esercitato dalle ragazzine prima (che, grazie a una “matassa” sotto la clavicola, iniziano a folgorare gli uomini) e poi via via da tutte le donne; il loro potere si fonda sulla capacità di generare corrente elettrica ed è così che (Margot, Allie, Roxy…) sconvolgono equilibri a livello planetario, escludendo gli uomini da ogni ruolo. La storia è corale, raccontata a voci alterne (c’è anche Tunde, un giornalista nigeriano che annota e spiega come sta cambiando il mondo in mano al genere femminile) e il pianeta cambia volto in ogni continente e in tutte le direzioni, a cominciare da quelle terre in cui i diritti delle donne sono negati, continuando anche nel cosiddetto mondo occidentali, dove le forme di discriminazione sono all’ordine del giorno.

Uomini esclusi e vessati

Nel romanzo – che diventerà una serie tv – gli uomini soccombono, cedono il passo, cadono sotto i colpi di donne ribelli, che non vogliono far altro che comandare: prima le adolescenti e poi le adulte, che dalle più giovani sono state “risvegliate”, diventano ferocemente il sesso forte. Bessapara, per dire, è uno stato nato dalla scissione della Moldavia, controllato dalle donne in cui, dopo un editto del ministero della Giustizia, gli uomini, fra le altre cose, non possono più guidare automobili, possedere attività commerciali, riunirsi in più di tre in un’assenza di una donna, votare. Libro nel libro è uno scambio epistolare, del passato fra l’autrice e uno scrittore suo alter ego (il nome è l’anagramma di Naomi Alderman). L’abuso di potere, le forme che può assumere e tutto ciò che ne consegue – al di là di chi lo esercita – sono al centro della riflessione di Naomi Alderman, cresciuta in una comunità ebraica ortodossa, che ammonisce in apertura di romanzo, citando Samuele: dinanzi al popolo di Israele che vuole a tutti i costi un sovrano, il profeta ricorda invano le peggiori caratteristiche dei re, sfruttatori, ladri, egoisti, accecati dal potere. Il potere che non è autorevolezza, ma autoritarismo e sottomissione va condannato, sempre e comunque.

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