Luccone, rianimare la punteggiatura ai tempi degli emoticon

“Questione di virgole”, firmata dal traduttore e agente di Oblique, è un’opera singolare, che si interroga sull’evoluzione e sulla fortuna dei segni d’interpunzione, attraverso esempi concreti tratti da romanzi di scrittori (esaltanti e non). Un libro utile e appassionante…

Si può scrivere, ai tempi degli emoticon e degli smartphone, un libro appassionante e utile, il cui argomento è la punteggiatura nelle sue mille sfaccettature? Sì, è possibile. A riuscirci è stato Leonardo G. Luccone, traduttore, redattore editoriale e fondatore dell’agenzia letteraria Oblique, ma che nella veste di autore dimostra d’essere prima di tutto un lettore avvertito, poliedrico e onnivoro. Non è un manuale in senso stretto, quello che ha concepito e scritto, né un volume di testo da adottare nelle scuole (o forse sì?), ma sarebbe bello che finisse in mano a certi professionisti della scrittura e a studenti la cui formazione non è ancora completata. Il tono non è pedante, ma sempre garbato, l’ironia talvolta ha il sopravvento, l’approccio non è complicato, per merito di una lingua pulita e semplice, nel più nobile dei significati di questi termini. Il fatto che ci siano stati e ci siano scrittori che si arrovellano su una virgola, dà il senso della funzione della punteggiatura, che interpreta, orienta, detta tempi, crea musicalità, trasmettendo spesso significati.

Esempi virtuosi e sciatterie, un campionario esaustivo

Il numero e la puntualità delle citazioni (da Gadda a Cheever, da Calvino a Del Giudice, da Dante a Pavese, da Tomasi a Sciascia, a nomi anche meno esaltanti…) presenti nel libro di Leonardo G. Luccone sono tali che è facile immaginare una genesi piuttosto lontana nel tempo e una lunga gestazione. Gli esempi in rassegna e in rapida successione – che possono essere presi anche come suggerimenti di lettura bella e buona – sono la forza di Questione di virgole. Punteggiare rapido e accorto (244 pagine, 16 euro), pubblicato da Laterza; è la pratica che lo porta ad enunciare teorie tutt’altro che astratte, ad auspicare che il punto e virgola, quasi sconosciuto oggi, torni in auge. L’autore, con un alto grado di consapevolezza e con passione palpabile, maneggia la materia con cura e sfata equivoci e falsi miti, dà consigli, segnala leggerezze, sciatterie ed errori anche di scrittori grandissimi. Il campionario proposto è davvero esaustivo (l’uso della virgola prima delle congiunzioni, gli incisi, l’uso disinvolto di “ma” ed “e” a inizio frase, dopo un punto; l’abuso del punto e di frasi molto concise) e la prima conclusione a cui si giunge dopo aver letto l’ultima pagina è che i segni di interpunzione fanno la differenza nella resa qualitativa di qualsiasi pagina, costituiscono sempre un potenziale salto di qualità nella qualità e nella comunicazione.

La centralità del punto e virgola

Al punto e virgola, da resuscitare, non da guardare con sospetto o con la pietà e la contrizione che si concede a un moribondo, è dedicato un intenso capitolo, uno degli ultimi. Da Bembo a Parise, da Ginzburg (di cui Luccone analizza passi esemplari) a Bufalino, passando per Morselli e Morante, fior di scrittori si rivoltano nella tomba per il destino toccato a un segno oggi vituperato, sottovalutato, anzi non compreso, saltato a piè pari; il punto è virgola, ricorda Luccone «è una sirena per avvertire il lettore che la frase che sta per leggere è al tempo stesso indipendente e legata a quella che la precede. A rigore, il punto e virgola si dovrebbe impiegare quando serve un’interruzione forte sul piano della forma (cioè quando la virgola non basta e il punto è troppo), ma questa interruzione non è così forte sul piano del contenuto». Semplice? Sì, ma non basta sostenerlo, serve anche mostrarlo, sviscerarlo e gli esempi che seguono sono illuminanti.

È possibile acquistare questo volume in libreria o a questo link https://goo.gl/fz5nYm

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *