Sacks attinge sempre al pozzo delle meraviglie

Lo scorrere del tempo, la fallacia della memoria, l’uomo. Ecco alcuni degli argomenti dei saggi postumi di Sacks, in un volume definito prima della morte. Come sempre lo scrittore e neurologo inglese va letto con cuore aperto e mente sgombra da pregiudizi. Più facile così apprezzare la sua vasta cultura, le sue riflessioni non accademiche, la passione totalizzante per la conoscenza e il sapere

Un’ennesima eredità. Dopo tante, tutt’altro che spocchiose, lezioni impartite, Oliver Sacks da dove si trova, non da questo mondo, lancia altri temi su cui riflettere, dice la sua, s’incuriosisce e incuriosisce, regalando una specie di testamento concepito e concluso poco prima della sua scomparsa, datata 2015. Niente a che fare, insomma, con improvvisate opere post-mortem inventate da editori o esecutori testamentari. Un testo compiuto, in cui Sacks dimostra ancora una volta d’essere uno scienziato che aveva a cuore la letteratura e, in genere, ogni arte. La conferma è, appunto, nella raccolta postuma di saggi Il fiume della coscienza (213 pagine, 19 euro), che arricchisce la sua presenza nel catalogo Adelphi, tradotta da Isabella C. Blum. Spazia Sacks, senza pose, spocchia e toni accademici, allungando lo sguardo su argomenti dei più diversi. Capace di farlo, com’era, per la vasta cultura che gli si agitava in cuore, e attingendo sempre entusiasta al pozzo delle meraviglie, nelle sue conclusioni chiare ed efficaci, nel suo lessico non specialistico eppure preciso e cristallino.

Apertura di cuore e zero pregiudizi

Nei dieci saggi che compongono Il fiume della coscienza, il neurologo londinese non si nega nessuna… evoluzione, da Freud a Borges, da Darwin, a H. G. Wells, a Stephen Jay Gould (tutti maestri ammirati), passando per felci e lombrichi. Sempre animato da una passione totale e totalizzante per la conoscenza e per il sapere, una sete difficile da placare, sempre all’insegna del dialogo fra discipline (solo apparentemente) distanti fra loro. Non è necessario, per star dietro all’illuminante e profondo Sacks, avere competenze scientifiche e specifiche, serve però una notevole apertura di cuore e di mente e la totale assenza di pregiudizi.

L’uomo nel tempo e nella memoria

È l’uomo (la sua evoluzione, la sua coscienza) il soggetto della ricerca di Sacks, che pure non disdegna di occuparsi di flora e fauna. L’uomo immerso nel tempo e nella relatività del suo scorrere (si veda il saggio Velocità), lentissimo o veloce, contratto o dilatato, a seconda delle situazioni, per esempio nei casi di pericoli mortali, o dell’età anagrafica. L’uomo immerso nella memoria (piuttosto fragile), talvolta rielaborata e rivissuta come se fosse nostra, quando magari così non è: una speculazione che, nel saggio La fallibilità della memoria, arriva a illuminare i percorsi di certi plagi artistici: valga per tutti un esempio universalmente noto, quello della condanna per plagio di George Harrison, “The quiet one” dei Beatles, per My sweet lord. Un plagio evidente secondo il tribunale ma, si spiega nella sentenza, inconsapevole, non deliberato. Come dire che, anche nei processi creativi, possono esserci manipolazioni inconsce.

Mai astratto, scientifico e quotidiano

Sacks propone sempre, inequivocabilmente, riflessioni brillanti. Che scriva di sindrome di Tourette, di emicrania, di Borges (richiamando implicitamente altri campioni della letteratura moderna), di autismo, va sempre oltre al già detto, intrecciando scientifico e quotidiano, non due mondi distanti ma, nel suo modo di intendere vita e arte, totalmente comunicanti. Non è mai astratto, è sempre poco accademico, per nulla, anzi piuttosto “eversivo”. E per tutto ciò è bello continuare a leggerlo, non bisogna smettere di ringraziarlo.

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