Smith, il ricordo di un’amicizia e la complessità del presente

“Autunno” inaugura una serie di libri dedicati alle stagioni dalla scrittrice scozzese. Il legame fra una professoressa di storia dell’arte, Elisabeth, e il suo mentore Daniel, che l’ha iniziata alla cultura e al rispetto del prossimo. L’intreccio, però, conta relativamente,visioni, frammenti, memorie che restituiscono il ritratto di una società in crisi, violenta e intollerante

Autunno (225 pagine, 17,50 euro) è il primo di una serie di libri che Ali Smith dedica alle stagioni. Sono storie a sé e possono essere lette indipendentemente dai volumi che le precedono. Autunno, tradotto da Federica Aceto e pubblicato dalla casa editrice Sur, viene spesso indicato come un libro sulla Brexit e le disastrose conseguenze che sono seguite: il referendum è sicuramente un tema importante all’interno della storia, ambientata a una settimana dal voto, ma non è il solo e l’autrice è attenta a non indicarlo chiaramente, preferendo lasciarlo sullo sfondo, quasi una sensazione che trasmette al lettore un clima di incertezza e di ostilità diffuse.

Un’amicizia fuori dal comune

Non a caso questa stagione evoca nell’immaginario un simbolo di decadenza e i segnali di questo progressivo degrado sono evidenti: le persone sono diffidenti, le notizie dei giornali diffondono timori ed episodi di violenza spaventosi che scivolano nello spettacolo effimero della cronica, sui muri e sui balconi delle case appaiono scritte che urlano “tornate a casa!”.
In questo clima di velata tensione – nessuno condivide pubblicamente uno stato di malessere – conosciamo la storia di un’amicizia fuori dal comune tra Daniel, il vecchio vicino di casa, e una bambina di otto anni di nome Elisabeth che rivive la nascita di questo legame straordinario a trent’anni di distanza, negli ultimi istanti di vita del suo mentore. Perché di questo si tratta, di un mentore estremamente sagace che insegna a una mente vivace e ancora malleabile i valori fondamentali del rispetto, della tolleranza, della diversità, della relatività delle nostre verità, di ciò che chiamiamo normale o anormale. È sempre Daniel che le svela il mondo dell’arte e dell’estetica, in quanto artista e “artistoide”, e sarà grazie alle sue preziose lezioni se Elisabeth diventerà professoressa di storia dell’arte.

Simili nella diversità

È la diversità e il senso del diverso a legare due persone di età così distanti: Daniel passa per un vecchio omosessuale artistoide, con la fissa per la Pop Art; Elisabeth è una bambina intelligente e stranamente interessata alla filosofia e alla letteratura. Il testo è infatti ricco di richiami letterari e propone continui rimandi a scrittori, pittori, artisti e alle loro opere (Charles Dickens, Thomas Hardy, Aldous Huxley). L’attenzione particolare attribuita alle immagini, alla parola scritta e ai loro significati possibili ci ricorda che il prodotto dell’arte non può vivere se non grazie all’impianto che lo precede, ci ricorda che le idee e i pensieri passati plasmano il nostro sentire attuale.
L’intertestualità è un tema molto caro ad Ali Smith, che nei suoi testi non risparmia citazioni e riferimenti letterari, consapevole com’è del fatto che l’intertestualità è il muro portante della letteratura.

Frammenti di una società

Non è la trama che conta: in Autunno non c’è intreccio ma idee, visioni, frammenti, memorie che restituiscono il ritratto di una società in crisi, violenta e intollerante, dove si deve dimostrare che la propria identità corrisponde allo standard richiesto (in alcune scene, Elisabeth è alle prese con il rinnovo del proprio passaporto e il percorso burocratico subisce diversi intoppi). È una realtà dove la sicurezza lavorativa è un privilegio di pochi e l’impiego precario la condanna di molti, tra cui Elisabeth e il suo lavoro di insegnante all’università.
Autunno di Smith è un libro intenso, poetico, che riflette sugli eventi che scuotono la nostra società di oggi e ci aiuta a capire meglio la realtà incerta che ci circonda, analizzando moltissimi temi della politica attuale. Una visione amara ma non disperata: c’è speranza ed è proprio dagli insegnamenti del vecchio Daniel che possiamo ricominciare a pensare noi stessi e gli altri. «Bisogna sempre leggere qualcosa, disse lui. Anche quando non stiamo fisicamente leggendo. Altrimenti come facciamo a leggere il mondo? Pensala come a una costante».

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