Tabucchi, chi era quel fingitore di Pessoa?

I saggi di Tabucchi su Pessoa possono essere un bel punto di partenza per chi vuole avvicinarsi all’opera dello scrittore portoghese: l’eteronimia, l’apice della perfezione, il male di vivere, l’influenza sul Novecento

“Un poeta è un fingitore” dice Fernando Pessoa, il poeta celebre e immortale che ha fatto conoscere al mondo la letteratura portoghese. Un fingitore di professione: questo impiegatuccio dall’apparenza anonima che si trascina in una vita banale e ripetitiva, che si nasconde dietro la corrispondenza commerciale che traduce in lingua inglese e francese, è stato davvero uno dei più grandi “impostori” del Novecento: Fernando Pessoa è Álvaro de Campos, ma anche Ricardo Reis, Alberto Caeiro e Bernardo Soares.

Un baule pieno di inediti

Da dove cominciare? La sensazione che si prova davanti alla produzione sterminata di Pessoa non è tanto diversa dalla sorpresa e dal disorientamento che deve aver colto gli amici del poeta dinanzi al baule di inediti sopravvissuti alla sua scomparsa, dinanzi alla prova eclatante della sua connaturata eteronomia.
Nella bellissima raccolta di saggi che Antonio Tabucchi dedica a Pessoa (pubbicata da Feltrinelli) si parte proprio da questo baule: Un baule pieno di gente (160 pagine, 7 euro). È difficile orientarsi tra le svariate pubblicazioni su Pessoa che possiamo trovare in libreria ma queste interessantissime riflessioni (come potrebbero essere altrimenti!) possono essere un bel punto di partenza per chi vuole avvicinarsi agli scritti del poeta e per chi invece desidera approfondire la sua conoscenza dell’opera attraverso delle letture critiche.

La follia di un genio, la follia della letteratura

Tabucchi espone l’eteronomia di Pessoa in saggi di massimo 3-4 facciate: l’essere altro da sé, come ci ricordano queste pagine, non è solo la follia individuale di un genio ma è forse la follia dell’intera letteratura nella sua capacità di inventare personaggi di finzione. In Pessoa, tuttavia, questa follia raggiunge l’apice della perfezione, nelle parole di Tabucchi, dando vita a personaggi caratterizzati in ogni sfaccettatura, qualità, sentimento, aspirazione: in una parola, reali. La loro vita interiore diventa simbolo dello stato di un’epoca, della solitudine e del male di vivere di un Novecento che Pessoa non solo anticipa ma influenzerà profondamente.
“Chi erano questi personaggi? Individualità che aspettano, nel buio di un baule, di essere portate a vivere, oppure solo nomi rimasti impagliati in un taccuino, firme perdute, ectoplasmi della più fantastica anagrafe della letteratura del Novecento?”

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