Riecco il teatrino di Manzini, Schiavone indaga in corsia

In “Ah l’amore, l’amore” Antonio Manzini presenta un irriducibile Schiavone ricoverato in ospedale, dove ha qualche dubbio su una morte per trasfusione sbagliata. Ironia e anticonvenzionalità restano le cifre distintive dell’irregolare romanaccio

La Squadra-Mobile-che-non-c’è nella Questura di Aosta è formata da un manipolo di poliziotti provenienti da molti angoli d’Italia. Per Antonio Manzini, che l’ha inventata, ha la funzione di un vetrino di microscopio col quale ormai da tempo osserva vizi e virtù, miserie e nobiltà, del Paese. Strana nazione, la nostra, che ha bisogno di “irregolari” come Rocco Schiavone per riparare i torti. Almeno alcuni. Ad esempio, un apparente caso di malasanità che nasconde un omicidio per denaro. A smascherarlo nell’ultima fatica di Manzini, Ah l’amore, l’amore (335 pagine, 15 euro), edito da Sellerio, è proprio la sgangherata squadra investigativa guidata da un vicequestore che fuma marijuana e dribbla le regole come paletti nello slalom gigante, ma ha un fiuto eccezionale e – forse proprio per questo suo fiuto – nessuna voglia di farsi prendere per il naso.

L’ospedale malato

Schiavone è un romanaccio assediato dai fantasmi del suo passato e ora tormentato anche nel fisico dalle ferite riportate durante un conflitto a fuoco. Ricoverato in Chirurgia, ha poco tempo per riposare. E non ha neppure voglia di farlo. S’intesta così l’indagine sulla fine di un imprenditore, morto sotto i ferri per una trasfusione sbagliata. L’errore di sacca crea più di un sospetto al vicequestore che si muove, con il suo solito … tatto, tra corsie e reparti dell’”ospedale malato” dove lui stesso si trova. Sullo sfondo, il fascino della Valle imbiancata alla vigilia di Capodanno: ben presto, però, il candore della neve lascerà spazio al fango.

Segui il denaro

Antonio Manzini sa animare con ironia e talento un “teatrino” che riesce sempre a incantare i lettori, così come i telespettatori della fortunata serie Rai tratta dai libri dello scrittore e sceneggiatore romano. Per lui, vale la lezione di Giovanni Falcone: segui il denaro e troverai il colpevole. Così, scavando in una montagna di “sterco del diavolo”, Schiavone inchioda i colpevoli del delitto in sala operatoria. Intanto, resiste al rancio ospedaliero mangiando panettone e bevendo caffè. Pasti proibiti, controindicati per altri ma non certo per questo anticonvenzionale personaggio letterario, tra i più riusciti nel panorama del poliziesco italiano nostro contemporaneo.

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