Krauspenhaar, lo scrittore di thriller e la vita al cardiopalma

In “Grandi momenti” Krauspenhaar scrive di pancia, senza per questo abdicare alla raffinatezza e alla densità di una scrittura che conquista. Un romanzo disperato, una storia adrenalinica, dove però la pesantezza del vivere e la consapevolezza della propria drammaticità non concedono sconti

Cazzuto. Cazzuto come pochi. Franz Krauspenhaar, autore di Grandi momenti (160 pagine, 13 euro), edito da Neo, non le manda a dire. E lo fa con un libro potente e angosciante, dinamico e malinconico. Le vicende di Franco Scelsit, il protagonista, sono le vicende di tutti noi, immersi nelle nostre inquietudini e nelle nostre vite in chiaroscuro, nella nostra ricerca di un senso anche quando ogni cosa, un senso, sembra proprio non avercelo.

Scampato a un infarto

Scampato a un infarto che quasi lo seccava, il buon Franco passa le giornate tra gli amici infartuati come lui, cavalcando macchine di carattere – Jaguar, Porsche e Alfa – con cui sferraglia tra la Milano-Laghi e la Svizzera, dividendo casa con l’anziana madre e il saggio fratello pittore, sbarcando il lunario scrivendo, sotto pseudonimo, thriller senza troppe pretese. Trascorre così la vita Scelsit, ossessionato dalla morte del padre e da un’esistenza al cardiopalma in cui non tutto va per il verso giusto. Un romanzo disperato, un latrato di dolore, una storia adrenalinica, dove però la stanchezza, la pesantezza del vivere e la consapevolezza della propria drammaticità non concedono sconti. Krauspenhaar si rivela uno scrittore di razza, uno che scrive di pancia, senza per questo abdicare alla raffinatezza e alla densità di una scrittura che conquista e convince sin dalle prime righe.

Eccezioni e contrasti

A proposito del protagonista, l’autore meneghino di origini calabro-teutoniche così scrive:

Non sto mai nel mezzo. Devo sparare sempre il mio corpo e la mia mente con un elastico da una parte all’altra, agli antipodi del mio vissuto. Troppo sesso o astinenza; troppa birra o la sete boia; la passione o la noia. Mi devo cibare di eccezioni, di sogni e di un contrario cinismo; di un sole abbagliante e di un acquitrino nel giorno dei morti

Insomma, che altro bisogna aggiungere: avete capito di cosa stiamo parlando, nevvero?

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