Premio Lampedusa a sorpresa nel segno di Guzel’ Jachina

La scrittrice russa Guzel’ Jachina è il nome prescelto dalla giuria dell’edizione numero 17 del premio Tomasi di Lampedusa. Ha scritto un esordio di successo, tradotto in 24 Paesi, ma non è ancora uno dei mostri sacri che affollano l’albo d’oro del riconoscimento. Lanza Tomasi, presidente di giuria: “Abbiamo cercato il non consacrato…”

Un nome a sorpresa. Nel nome di Tomasi di Lampedusa, «un uomo molto disilluso per le cose consacrate e allora abbiamo cercato il non consacrato, in questo caso sul piano editoriale e sul piano culturale», come spiega Giacchino Lanza Tomasi, presidente della giuria del premio intitolato all’autore de Il Gattopardo, assegnato a distanza – in quest’anno segnato dalla pandemia del Coronavirus – alla scrittrice e giornalista russa Guzel’ Jachina, nata a Kazan’, nel Tartarstan, nel 1977. Un nome di qualità e valore, tradotto in 24 Paesi, ma non ancora del tutto affermato, se si pensa che ha all’attivo appena due romanzi, e uno è stato tradotto in italiano splendidamente da Claudia Zonghetti, per la casa editrice Salani, ovvero Zuleika apre gli occhi, che a breve lo ristamperà. Il riconoscimento che viene assegnato a Palermo e, in genere, consegnato a Santa Margherita Belice va comunque a una scommessa piuttosto facile da vincere. Sentiremo ancora parlare di Guzel’ Jachina: ha già scritto il sequel del suo primo romanzo, che vedrà la luce anche in Italia.

Un albo d’oro da far tremare i polsi

Guzel’ Jachina (che nell’albo d’oro affianca giganti come Abraham B. Yehoshua, Claudio Magris, Amos Oz, Javier Marias e tre Nobel per la letteratura, ovvero Kazuo Ishiguro, Mario Vargas Llosa e Orhan Pamuk) è stata scelta dalla giuria dell’edizione numero 17 del premio, composta oltre che da Gioacchino Lanza Tomasi anche da Salvatore Silvano Nigro, Giorgio Ficara, Mercedes Monmany e Salvatore Ferlita. Purtroppo ad agosto, per la prima volta, non si terrà la cerimonia di premiazione, in piazza a Santa Margherita di Belìce: momento particolarmente suggestivo – in cui alla letteratura si intrecciano altre arti – che ha caratterizzato le precedenti edizioni.

Una donna che sopravvive nell’inferno

«Il romanzo – sottolinea da Palermo Gioacchino Lanza Tomasi, che ha “incoronato” a distanza Guzel’ Jachina, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Butera – è stato preso come un esempio della possibile sopravvivenza umana a ogni condizione se pur disperata. Non è un libro politico, ma è storia del cammino verso l’emancipazione di una donna che, come molte altre, è passata attraverso l’indicibile e paradossalmente ritrova se stessa nell’inferno della taiga». Zuleika apre gli occhi è un romanzo pieno di orrori, ma anche di speranza e redenzione, un libro difficile da dimenticare; denuncia della dittatura staliniana, della collettivizzazione forzata, della repressione delle minoranze, della deportazione dei kulaki, tra i quali finisce la protagonista Zuleika, che partorirà in un vagone bestiame. Storia romanzata, ma vera della nonna dell’autrice, scritta come un grande classico, ma con occhi moderni, con un debito notevole nei confronti delle tecniche cinematografiche. L’auspicio è che il premio Lampedusa spalanchi porte ulteriori a questa fantastica autrice dell’Est.

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