Un’anima perduta di Singer fra le donne e il Grande Giullare

Un profugo polacco a New York è il protagonista de “Il ciarlatano” di Isaac Bashevis Singer. Hertz Minsker, che si è lasciato alle spalle l’Europa della persecuzione nazista ai danni degli ebrei, non esita a tradire il migliore amico, che lo mantiene, a sedurne la moglie oltre che tante altre donne. E non smette di interrogarsi su Dio, da erudito fallito alle prese con miserie e sotterfugi. Fra commedia e tragedia

Le donne e Dio sono i rovelli che tormentano Hertz Minsker e il suo amico e mecenate (non il solo) Morris Kalisher. Hertz non esita a sedurre la moglie di Morris (benestante, devoto, “tradito” dai figli che vivono come gentili), Minna, poetessa dai versi banali che si ritiene incompresa. E non solo lei. Dall’altra parte dell’Oceano, in Europa, infuria la persecuzione nazista degli ebrei, alla quale sono riusciti a scampare per tempo sia Hertz che Morris. Lontana è la tragedia, vicina sembra la commedia, quella di un uomo, non più giovane, erudito, ma sostanzialmente buono a nulla (specie negli States), eppure amato dal gentil sesso, che non si fa il minimo scrupolo per placare il suo incontenibile desiderio di sesso: «… la verità è che un uomo può amare dieci donne ed esser fedele a ciascuna, col cuore e con l’anima». Sono gli ingredienti de Il ciarlatano (268 pagine, 20 euro) di Isaac Bashevis Singer, pubblicato in volume in prima mondiale da Adelphi, curato da Elisabetta Zevi e tradotto da Elena Loewhental; in precedenza aveva visto la luce solo in yiddish, a puntate, sul giornale Forverts, fra il 1967 e il 1968 e Singer aveva firmato con uno pseudonimo: Ytzkhok Warshavski. Con questo romanzo la galleria dei personaggi del Nobel si arricchisce dell’ennesima anima perduta, un uomo dell’Est non integrato negli States, sprovveduto negli affari, assediato da dubbi, ma con una certezza: «I ciarlatani navigati si fanno mantenere da donne ricche, ma lui non era nemmeno capace di questo. Era un gigolò filantropo, un ruffiano dilettante».

I conti con Dio

Eppure l’universo femminile non è l’unico chiodo fisso di Hertz Minsker (in cui è facile intravedere qualche tratto autobiografico dello stesso Singer), figlio di rabbino chiamato a un grande avvenire, ma che non ha mantenuto le promesse. Ha velleità intellettuali, scrive un libro da tempo immemore, ma il manoscritto non ha che poche pagine. Fa spesso i conti col divino.

Tutti gli atei fanno lo stesso errore: megando questa o quella religione, sono convinti di negare Dio. Come la scienza non ha smesso di esistere dopo che la fisica o la biologia di Aristotele sono state smentite, la religione esisterà sempre anche se saranno rifiutate le rivelazioni di Mosé, Buddha o Gesù.

S’interroga su Dio e, inevitabilmente, sul perché non si occupi dei malvagi, della guerra e di Hitler. Incalzato dalla moglie Bronia, che per lui ha lasciato marito e figli proprio in Polonia, le assicura:

Certo che c’è. Ma chi ha detto che debba essere buono? Anche Dio è crudele. Non uccide solo qui sulla terra, ma anche su milioni, miliardi di altri pianeti.

E quando è già in un mare di guai e i suoi tanti tradimenti e sotterfugi sono ormai alla luce del sole, quando non ha proprio idea di cosa possa riservargli il destino, nell’ennesimo soliloquio riflette:

La vita, la morte, l’amore, non erano che congetture. Forse la creazione era solo un gioco – una grossa bolla di sapone soffiata da un gigantesco bambino, destinata a scoppiare tra qualche miliardo di anni, un tempo che per Lui, il Giullare celeste, equivaleva a qualche istante. Il cosmo intero era fatto di bolle di sapone.

Flirt, disgrazie e bugie

La spirale di flirt, disgrazie e bugie di questo profugo in un angolo polacco di New York si trasformano nel talento di fare sempre la cosa sbagliata, di tuffarsi con naturalezza nei guai. Cosa aspettarsi del resto da un eterno studente, senza titoli di studio, che divaga, stravolgendone il pensiero, di filosofi e figure chiave dell’ebraismo, che parla solo yiddish ed è famelico, ingordo di eros? Quando il generoso Morris (in qualche modo complementare a Hertz) aprirà gli occhi sulla condotta di quello che credeva un amico e un modello, sarà l’inizio della fine. E a poco servirà partecipare a improbabili sedute spiritiche, interrogarsi sulla natura del bene e del male, su pulsioni e passioni. La redenzione resta impossibile anche per Hertz, in fin dei conti un cialtrone, un incompiuto che si chiede: «Religione e piacere non sono forse la stessa cosa?». Se lo contendono Bronia (la moglie triste di Hertz, piena di sensi dij colpa, che va a lavorare in una fabbrica), Minna, Bessie, Miriam. «Aveva bisogno di inseguire le donne come un cacciatore la preda. Ogni giorno doveva portargli nuovi giochi, nuovi drammi, nuove tragedie, nuove commedie o sarebbe morto d’inedia».

Se il Messia arrivasse a New York…

Alla consueta perizia narrativa, che mai abbandona Singer, all’ironica costante, s’accompagna un’acuta dimensione psicologica delle figure in scena, umane e rocambolesche. Mai accennate, mai superficiali, anzi scandagliate laboriosamente, fra smarrimenti e contraddizioni, idee e pensieri balorde, peccati. Spicca Hertz, coi suoi lazzi amorosi e gli spietati e paradossali giudizi («Siamo tutti nazisti. Nazisti circoncisi»), ma non è da meno Morris, non un semplice coprotagonista, ma coscienza (tradita) dell’amico a cui cerca di spiegare le coordinate dell’american way of life, così

… anche un rabbino deve diventare un businessman. Puoi pure essere un nuovo Aristotele, ma finché te ne stai ad ammuffire in un appartamento in affitto, nessuno si accorgerà di te. Persino il Messia, se arrivasse a New York, dovrebbe mettere un annuncio sul giornale…

Su passioni, castighi, miserie e una sostanziale mancanza di senso nel mondo si reggono i capitoli che culminano in un finale rocambolesco, che trascina Hertz da un capo all’altro degli Stati Uniti e in qualche modo cristallizza la sua natura.

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