Eudora Welty e quel niente in cui accade tutto

Dietro una trama esile l’americana Eudora Welty, voce del sud, con “Nozze sul Delta” riproduce un’istantanea di tante esistenze ispirate, sfruttate a fondo, fino all’ultima risata o all’ultima lacrima. Perfetti i dialoghi che l’autrice compone, calibrati sui personaggi…

Autrice grandemente prolifica, Eudora Welty nasce a Jackson, Mississipi, nel 1909 e vive quasi un secolo intero, fino al 2001, anno della sua scomparsa. La sua produzione artistica è disseminata di importanti riconoscimenti letterari, tra cui il premio Pulitzer per la narrativa col romanzo La figlia dell’ottimista. Nata in una famiglia benestante, avviata alla carriera di giornalista e fotografa, diviene presto una delle voci più importanti della letteratura del sud americano, insieme a Carson McCullers e a Flannery O’Connor. Influenzata fin da piccola dalla penna di Faulkner, Dickens e Twain, sviluppa uno stile che si concentra sulla resa intensiva della realtà e dei personaggi, inseriti in un paesaggio languido, fatto di attimi che Welty imprime con forza sulla carta in un fissaggio durevole, vivide fotografie di una contemporaneità espressa teatralmente, sostenuta da molteplici figure, incentrata sui legami di sangue, sulla tipizzazione delle voci espresse, poco interessata alle accelerazioni di trama.

Il matrimonio in casa Fairchild

Nozze sul Delta (352 pagine, 18 euro), riproposto da Minimum Fax nella traduzione di Simona Fefé, è un romanzo che presenta una sostanziale unità di tempo, luogo e azione ed è caratterizzato dalla resa comunitaria dei personaggi raggiunta tramite un punto di osservazione esterno, focalizzato più sulla moltitudine dei particolari che su una vera e propria introspezione psicologica. È il 1923 e Laura, nove anni appena, sta arrivando col treno a Shellmond, sul Delta del Mississipi, nella piantagione dei Fairchild con cui è imparentata da parte di madre. Sua cugina Dabney, diciassette anni, secondogenita di una serie piuttosto lunga di figli – sua madre Ellen ne aspetta un altro -, sta per sposare Troy, un loro sovrintendente, di certo un uomo un po’ rude, non esattamente di buona famiglia, eppure abbastanza ricco da essere, seppur aspramente criticato, accettato come partito. La scena si chiarisce poco per volta, con un treno che si ferma in stazione e la bambina che viene portata da una rumorosa combriccola di cuginetti fino alla casa coloniale in cui fervono i preparativi.

Donne e uomini

Partendo da questa premessa, che poi costituisce in totale la trama del romanzo, Welty sviluppa un mondo che pullula di attendenti di colore, bambini molesti, zitelle incallite, zii romantici, sorelle dispettose e cognate ribelli, lasciando i suoi personaggi liberi di esprimersi, senza preferirne veramente uno ad un altro. Su questo grande palcoscenico, così minuziosamente allestito, si esibiscono da una parte le donne della famiglia Fairchild, volitive fautrici del benessere della progenie, votate alla difesa del più sacro dei legami, inossidabili custodi di una tradizione che passa di mano in mano attraverso i tanti oggetti accumulati nel tempo, conservati per richiamare un passato mitologico, rievocato da tutti con grande emozione; dall’altra gli uomini di casa, maschi inafferrabili e perfino eroici nel loro egocentrismo, sospinti dalla volontà di soddisfare la vita fino alla morte.

Il canto del Delta

Il Delta che ci racconta Welty contiene, in questo suo cristallizzarsi, tutto: il respiro della notte in sospensione sui campi di cotone, i colori di fiamma della vegetazione e dei tramonti, le ombre proiettate da un vecchio lumino di ceramica – dentro ad esso una città che brucia -, la luce che filtra rossa tra le dita al mattino, l’intuizione di un’eternità durevole contenuta nella vastità del paesaggio, il profumo di banana e di medicina di certi angoli, lo scricchiolio delle sedie di bambù sotto i portici. Le comparse si affacciano sulla scena con la rapidità dei dialoghi che l’autrice compone, perfetti, calibrati sui personaggi, evocatori del chiasso che precede una festa e del caratteristico brusio di sottofondo in una famiglia così numerosa. L’affollamento è tale che i nomi dei personaggi si accavallano, confondendosi in un continuo chiacchiericcio da cui emergono singolarmente solo per gettare brevi punti di luce su una figura o un’azione.

Una staticità apparente

Con Nozze sul Delta Welty riproduce la vibrante visione d’insieme di un sud che sovrasta il tempo, il ritratto di famiglia che prende vita sotto i nostri occhi e che aleggia come polvere nell’aria, tutto compreso nell’incedere pigro del fiume, immerso nell’intimità della laguna, carico di vita, istantanea di tante esistenze ispirate, sfruttate a fondo, fino all’ultima risata o all’ultima lacrima e tutto quello che pare statico è, invece, in continuo movimento.

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