Baldi, le metafore e quella polvere per le persone speciali…

Un architetto e una nobildonna a Palermo. Il rapporto professionale si trasforma, ben presto, in un legame profondo che ruota intorno ad un segreto. Ne “Il tappeto” di Vincenzo Giuseppe Baldi c’è spazio per l’amore, la solitudine e l’inquietudine, ma anche per il desiderio e il bisogno di aprirsi a qualcun altro, di trovare la persona giusta per spazzare la polvere da sotto il tappeto e svelare la verità…

L’uso delle metafore è ciò che più apprezzo nei romanzi che leggo, forse perché è la figura retorica, etimologicamente proveniente dal greco col significato di “portare oltre”, che non solo arricchisce la scrittura, ma crea nella mente del lettore un’immagine nitida e vivida di cose, persone, ma soprattutto di emozioni. Il libro di cui sto per parlarvi ha esattamente la capacità di trascinare oltre il significato delle parole, capacità che può appartenere solo a chi ha una profonda padronanza della lingua. La metafora è una forma di poesia in prosa, dice qualcuno. Ebbene, ne Il tappeto. Incroci di trame possibili (149 pagine, 15 euro) di Vincenzo Giuseppe Baldi, pubblicato da Carthago edizioni, vi sono frammenti di poesia che permettono di godere della bellezza delle parole, dell’armonia del loro intrecciarsi. «D’altronde Il Tappeto è un titolo accattivante per chi ama la lettura», si legge nella bellissima prefazione che porta la firma di Umberto Iacono e Vera Chiavetta.

Un legame e un segreto

In ogni casa c’è la stanza buona da sfoggiare solo per gli ospiti speciali; in ogni stanza buona c’è un tappeto prezioso. Non un semplice orpello, ma spesso copertura e mascheramento dei segreti più arditi, nascosti proprio sotto il tappeto come polvere. Salvo e Flora sono i protagonisti della storia: lui architetto in carriera che abbandona un paese di provincia per trovare fortuna a Palermo; lei elegante nobildonna palermitana che ama intrattenere gli ospiti nel suo salotto. Il rapporto professionale si trasforma, ben presto, in un legame profondo che ruota intorno ad un segreto che, come un filo aggrovigliato in un gomitolo, svela l’estensione di quell’unico filato che unisce vite ed esistenze diverse. Al lettore non resta che seguirlo per trovarci di tutto, dalla vita alla morte, dalle lacrime alla consolazione, dall’amore all’amicizia, e apprezzare la ricchezza delle metafore contenute nel romanzo. Non sempre il tempo aggiusta tutto, lo sa bene Flora. Semplicemente, nasconde sotto il tappeto molte cose che si accumulano come polvere: le discussioni evitate, le delusioni, i rimpianti, i ricordi. È polvere che racconta storie, intrecci apparentemente confusi e incomprensibili e che prima o poi verrà smossa. «La radice della parola stessa ha a che fare con il tappo che, per sua natura, chiude, sigilla, occlude quella parte di noi che non vogliamo dare ad altri, lasciando, in ultimo, che ad alzare il bordo del tappeto o a sfiatare il turacciolo che ci comprime (o sopprime), per scoperchiare l’arcano che è in noi, sia solo colui o colei che sentiamo esserne degno/a», si legge ancora nella prefazione. E se è vero ciò che scrive lo stesso Baldi (qui una videointervista all’autore) nella nota, «Il Tappeto è luogo dell’anima, dove ci si incontra scegliendo di conoscere l’autore e di farsi conoscere», c’è da scommettere sul rapporto di fiducia che si instaura tra scrittore e lettore in questo reciproco svelarsi e scoprirsi. È facile intuire che la metafora scaturisce direttamente dalle sue emozioni, da ciò che porta e sente dentro perché le metafore sono una finestra sull’interiorità di chi scrive: offrono una parte di sé.

I dettagli e un luogo magico

Ci sono altri aspetti che colpiscono del romanzo (guarda qui il booktrailer del libro). In primo luogo, la descrizione dettagliata dei luoghi e degli ambienti. Scrivere bene, infatti, vuol dire curare i dettagli, ma non solo: non si tratta soltanto di una mera descrizione, ma di rappresentare un “universo simbolico” attraverso scenari emozionanti e indimenticabili. Tale è per me la descrizione della casa al mare di Flora e, sebbene il segreto che racchiude si svela solo alla fine del romanzo, la magia del luogo si percepisce fin dalle prime pagine: un posto dove “sarebbe stato possibile appenderci l’anima”

Avevo compreso come per ciascuno di noi esista un posto nel quale ci si riesce a specchiare. Un posto in grado di placare dubbi, inquietudini, sofferenze. Un posto in cui, magari nel silenzio delle parole, accompagnato da un sottofondo accordato e discreto, non si ha da ascoltare che se stessi

In tale luogo si “sublima” il rapporto tra Salvo e Flora che tocca vette elevatissime o abissi profondissimi, se preferiamo. Caricandolo di simbolismi, l’autore mostra la grande capacità di stuzzicare la mente dei suoi lettori e richiamare specifiche emozioni. Ovviamente, per fare ciò, occorre sapere usare bene le parole, probabilmente avere sperimentato in prima persona quelle stesse emozioni. Per Flora è il luogo del “contrappeso” e anche Salvo si lascia catturare dalla sua magia per trovare finalmente il suo contrappeso, ovvero la casa al mare diventa un modo per equilibrare il peso delle proprie esistenze, dell’inquietudine; per compensare l’amarezza del passato, la mancanza di qualcosa o qualcuno.

Spessore psicologico

La stessa cura per i dettagli si percepisce nella descrizione dei tratti psicologici dei protagonisti. Il riferimento non è soltanto a Flora e Salvo, ma anche agli amici di quest’ultimo: Mario, l’insegnate; Leo, l’avvocato; Marco, il bancario; e Cataldo, il cuoco e proprietario dello Scoglio dorato, la trattoria che diventata il ritrovo di ogni sera. Se i protagonisti principali sono personaggi a tutto tondo, ovvero multidimensionali, con un carattere sfaccettato e complesso, a tratti contraddittorio e imprevedibile tanto da stupire il lettore, i secondari non possono definirsi del tutto piatti perché anche ad alcuni di essi l’autore sceglie di dare uno spessore psicologico e un ruolo nodale nella trama. Flora e Salvo sono di certo personaggi ben riusciti perché crescono durante la storia e in questo percorso portano con sé il lettore. Baldi sceglie di non svelare molto dei suoi protagonisti, almeno non in modo esplicito, ma il modo in cui li fa parlare, li fa pensare e li fa agire dicono al lettore tutto quello che serve sapere per entrare nella loro psicologia. Alla fine del libro, si ha la sensazione di conoscerli, di essere entrati nella complessità delle loro esistenze.

Si parla di amicizia. Si parla anche d’amore, di solitudine e inquietudine, ma anche del desiderio e del bisogno di aprirsi a qualcun altro, di trovare la persona giusta per spazzare la polvere da sotto il tappeto e svelare la verità, quella polvere che anno dopo anno si è stratificata fino al punto di non poter essere più nascosta. Tutti noi abbiamo polvere sotto il tappeto della stanza buona che riserviamo agli ospiti speciali. E l’ospite speciale è quello in grado di spazzare il pulviscolo dalla nostra anima.

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