Thoreau, la purezza dell’inverno e la magia della letteratura

Inizia la stagione più fredda e la perfetta strenna natalizia è “Una passeggiata d’inverno” di Henry David Thoreau, che inaugura una nuova collana de La Nuova Frontiera e invita (con playlist) a riscoprire una parte dell’anno che sembra spegnere la natura per invitarci alla riflessione

Parole e natura si fondono insieme nella collana che La nuova frontiera ha inaugurato nell’autunno 2020. Si chiama, non a caso, La frontiera selvaggia, ed è stata battezzata con un titolo di grande fascino e forza: Una passeggiata d’inverno (128 pagine, 15,50 euro), di Henry David Thoreau, nella traduzione di Tommaso Pincio e corredato dalle illustrazioni di Rocco Lombardi. Un intellettuale del diciannovesimo secolo per parlare di oggi, delle priorità a cui forse dovremmo dare maggiore ascolto, dei temi che, intrecciandosi ai discorsi dei media, popolano il dibattito pubblico. Ma anche per ritrovare il fascino e la suggestione di una stagione che sembra spegnere la natura per invitarci alla riflessione su quanto anche noi uomini facciamo in realtà parte di un mondo “selvatico”.

Una religione per le zone fredde

È una perfetta strenna natalizia, Una passeggiata d’inverno: nelle sue pagine densissime di immagini, suggestioni e percezioni riporta con grande intensità alla purezza dell’inverno, tra la neve, il fiume ghiacciato e il riposo – solo apparente – della natura nello spazio che separa un’estate dall’altra. Thoreau conduce lungo il viaggio tra i boschi del Maine e del Labrador: l’America selvaggia si squaderna sulla carta, intervallata dalle illustrazioni, ma soprattutto dalle descrizioni gonfie di poesia del paesaggio innevato, silenzioso e incantato.

Ha ragione, l’autore, a domandarsi perché non esista ancora una religione nata in questi ambienti selvaggi dove il freddo dipinge atmosfere che evocano subito l’esigenza del camino, del tepore domestico, della contemplazione sprofondata là dove tutto si origina, nel mondo naturale. E un po’ conforta, se letto in prossimità dello strano Natale 2020 che ci vedrà confinati proprio a casa: «I cumuli che ci imprigionano esaltano il senso di comodità che offre la casa e, nei giorni più freddi, siamo contenti di sederci vicino al focolare e intravedere il cielo da sotto la canna fumaria, goderci la placida serenità, il tepore di un angolo accanto al camino».

Una foresta di sensi

Nel bosco dei ghiacci, sotto lo scorrere gelato del fiume e nei nidi degli animaletti, incastonati tra i rami spogli di stagione, vibrano intense le parole di Thoreau, sognanti e insieme così vere, così radicate in ciò che vediamo o abbiamo avuto il piacere di scorgere fuori da una finestra in un breve giorno di dicembre.

La magia della letteratura sposa l’incanto della natura in una festa dei sensi che si fa bosco e foresta, perché è così che l’autore descrive ciò che incontra lungo il suo cammino ai margini del bosco. Sensazioni tattili si mescolano al bianco della neve, e il suo suono attutito condisce l’aria che si fa pulita. Dalla pagina arriva così  a solleticare il naso del buon lettore, inebriato dalla potenza delle immagini e delle parole. «Il terreno risuona come legno stagionato e anche i rumori campestri più banali risultano melodiosi e il tintinnio del ghiaccio sugli alberi è liquido e soave. L’umidità, ormai tutta rasciugata o congelata, è minima e l’aria, così elastica e tenue, diventa una fonte di delizia. Il cielo, teso e discosto, è nervato come le navate di una cattedrale, e nello scintillio dell’aria lustra sembrano galleggiare cristalli di ghiaccio».

Elogio dei camminatori

La frontiera selvaggia, spiega la casa editrice, sarà una collana che accoglierà “specie” di testi differenti, di fiction e non fiction: dal nature writing al romanzo dei grandi spazi nordamericano, dalla diaristica alla saggistica. Ecco allora la scelta di dare il la alla riflessione su natura e letteratura, cardine del dibattito attuale, con Thoreau, considerato padre dell’ambientalismo, nonché anticipatore di grandi temi.

Oltre al viaggio nell’inverno, l’autore ci porta con sé a camminare e riflettere, due facce di uno stesso foglio, verrebbe da pensare. «Voglio prendere la parola in favore della Natura, della liberta assoluta e della vita selvatica, contrapposte a una liberta e a una cultura soltanto civili», esordisce così nel secondo scritto che compone Una passeggiata d’inverno, Camminare. Lo spunto perfetto per spostare lo sguardo dalla natura all’uomo, nel rapporto tra le due dimensioni e verso una frontiera dell’ovest che rappresenta la scoperta, la fuga delle radici, l’orizzonte selvaggio, essenza profonda dell’uomo cui ambire e tornare.

Una lettura luminosa, di grande bellezza e coinvolgimento, ancor più se accompagnata dall’apposita playlist a tema suggerita da La Nuova Frontiera, eccola:

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