Zilahy nel ventre della Terra, al confine tra vivi e morti

Scienza, leggenda e fantascienza si fondono ne “L’uomo del bosco” di Mirko Zilahy, libro che i lettori molleranno difficilmente. Con una scrittura sapiente e precisa l’autore mescola presente e passato, regala tanti colpi di scena e si affida a personaggi complessi, ciascuno con un vissuto tormentato

Mirko Zilahy, autore de L’uomo del bosco (384 pagine, 19,90 euro), pubblicato dalla casa editrice Longanesi, ci regala un’opera di spiccata caratura, dove la tensione narrativa, l’epica di molti passaggi e la forza espressiva di alcune pagine costruiscono una storia ricca di colpi di scena e profonda come le viscere della Terra.

Morti e incubi

Personaggi complessi, ciascuno con un vissuto tormentato da accettare, dinamiche che, per certi aspetti, ricordano le fluorescenze di It di Stephen King, confezionano un libro in cui passato e presente si mescolano prepotentemente, offrendo in pasto una verità scomoda, ma che alla fine darà sollievo. Morti violente, trivellazioni fino al nucleo terrestre, incubi ricorrenti, indagini carcerarie – il tutto nella cornice post-bellica di Titania e in quella sospesa di Civita di Bagnoregio – sono solo taluni degli ingredienti che, frullati tra loro, rendono avventuroso il viaggio tra queste pagine, dove la scrittura si fa sapiente, tecnica, precisa, tagliente.

Gli amici ritrovati e un terribile mistero

Dopo mille peripezie, un gruppo di amici che la vita aveva diviso, si ritroveranno di nuovo, per l’ultima volta, ad affrontare un terribile mistero che ha segnato le loro esistenze, conducendoli letteralmente nel ventre della Terra per scoprire il mondo che unisce il regno dei vivi a quello dei morti. Scienza, leggenda e fantascienza si fondono amabilmente fino a diventare un tutt’uno: un magma liquido che, piano piano, si solidifica fino a cementarsi nei cuori dei lettori che, da questo libro di Zilahy, si staccheranno con grande difficoltà.

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