I libri del Dragone. I cento anni del partito comunista in Cina

Tre proposte di lettura per capire il secolo del partito comunista in Cina. Dai romanzi di Han Shaogong e Gao Xingjian al saggio di Adriano Màdaro. Chiavi di lettura per comprendere la Rivoluzione Culturale e un intero popolo…

Il Partito Comunista Cinese celebra un secolo dalla fondazione: il 23 luglio, la data di “compleanno”. I cinesi, intanto, sperimentano ancora attraverso la letteratura una singolare e dolorosa forma collettiva di psicoanalisi per superare i traumi di un passato per nulla lontano, segnato dalla cosiddetta “Rivoluzione culturale” maoista. Ovvero, la deportazione di massa verso le campagne di cui furono vittime, fra gli altri, milioni di “giovani istruiti”.

Tre titoli, se volete. Due sono recentissimi, un altro un po’ meno. Si tratta dei romanzi di Han Shaogong e Gao Xingjian, Il dizionario di Maqiao (392 pagine, 22 euro), per Einaudi, e Il libro di un uomo solo (500 pagine, 14 euro) per Bur. Consigliamo di … accompagnarli con Capire la Cina (667 pagine, 20 euro), edito da Giunti, un saggio scritto da Adriano Màdaro con lo stesso gusto della scoperta e della contaminazione culturale che fu di grandi giornalisti-viaggiatori come Ryszard Kapuściński.

Sopravvivere alla rieducazione

Prima proposta, Il dizionario di Maqiao. Han Shaogong, esponente della corrente “ricerca delle radici” di cui è caposcuola il premio Nobel Mo Yan, mette in fila parole e racconti per ancorarsi alla realtà e sopravvivere al “percorso rieducativo” imposto dal regime. Maqiao è lo sperduto villaggio rurale nella provincia dello Hunan dove lo scrittore venne inviato durante la “Rivoluzione culturale” e costretto a rimanervi per sei anni. “Il dizionario” è stato tradotto da Patrizia Liberati e Maria Rita Masci.

La memoria del dissidente

Il libro di un uomo solo è un’opera di Gao Xingjian, premio Nobel nel 2000 e autore di quel capolavoro della letteratura mondiale contemporanea che è La montagna dell’anima. Dissidente politico, ormai da tempo rifugiato a Parigi, Gao recupera faticosamente – sotto il peso di speranze tradite e ingiustizie sofferte – il bagaglio della memoria. Per i curatori dell’edizione italiana del romanzo, tradotto da Alessandra Lavagnino, «un’opera d’arte totale sullo sfondo della vita in Cina durante la Rivoluzione culturale, l’epoca in cui i figli denunciavano i genitori, i vicini spiavano i vicini, e gli artisti (come accadde a Gao) bruciavano i propri quadri e le proprie poesie».

Vissuto millenario

Adriano Màdaro offre nel suo saggio una chiave di lettura per Capire la Cina, anche quella dei tempi più bui nel secolo attraversato dal partito di Mao Zedong e Xi Jinping. Il volume di Màdaro, comunque, è innanzitutto una bellissima lezione di storia e geografia costruita «dal basso e sul campo». Un modo suggestivo di scoprire una terra immensa e soprattutto un popolo, che va conosciuto senza inforcare lenti occidentali ma per il suo vissuto millenario. In materia di democrazia e valori, ad esempio, il giornalista invita a considerare come «la differenza tra Noi e Loro sta nel fatto che la Cina non ha venticinque secoli di civiltà greco-ebraico-cristiana per la quale l’individuo è sacro, ma ne ha altrettanti di civiltà filosofica taoista-confuciana per la quale l’individuo è una parte della società e ad essa deve obbedire gerarchicamente in forma collettiva … due eredità, due modi diversi di essere»

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