Montemurro, quando i nazisti rubavano musica e anima…

Con il romanzo “L’orchestra rubata di Hitler” Silvia Montemurro indaga la Germania nazista attraverso la storia di due donne, sole ma audaci, unite dalla passione per la musica e da un violino di inestimabile valore…

La Germania sotto il giogo hitleriano sta diventando uno dei periodi storici più frequentati da bravi, in modo diverso, scrittori italiani. Si pensi a Rosella Postorino con Le assaggiatrici (Feltrinelli) o a Fabiano Massimi, con L’angelo di Monaco e I Demoni di Berlino (entrambi Longanesi). Tra verità storica e finzione non è semplice trovare l’alchimia giusta. A modo suo la trova Silvia Montemurro ne L’orchestra rubata di Hitler (352 pagine, 16,80 euro), romanzo pubblicato da Salani che probabilmente segna una svolta nella carriera di questa giovane scrittrice che ha comunque alcuni titoli in curriculum e per cui tutto è iniziato con una segnalazione al premio Calvino.

La tedesca e l’italiana ebrea

Al centro del plot l’ignobile Sonderstab Musik, la squadra speciale nazista che si occupava di razziare, sottraendoli agli ebrei, strumenti musicali, dischi e preziosi spartiti. La tedesca Elsa, sposata con Heinrich, componente di questa unità, sembra il prototipo della moglie programmata per obbedire al marito e nulla più. E, invece, si scopre molto più intraprendente di quanto si possa pensare.

Mio marito era un ladro. Quelli delle mie amiche combattevano per la patria, rischiando la pelle. Lui invece se ne andava in giro per case deserte, come quella di Adele, e rubava il patrimonio musicale delle altre nazioni. Per il suo amato Führer.

La svolta per la capricciosa ma ribelle Elsa è un “incontro” con un’altra donna, l’italiana Adele, ebrea, con cui condivide l’amore per la musica. È un incontro virtuale, quello con Adele, vissuta a Berlino, allontanata dall’orchestra della capitale tedesca, in cui ricopriva il ruolo di primo violino, deportata in un campo di lavoro. Il marito di Elsa ha trafugato lo strumento di Adele, uno straordinario violino regalatole dal padre, un Guarneri del Gesù: difenderlo – e magari ritrovare la proprietaria – diventerà la ragione di vita della donna tedesca, che si mostrerà forte e audace come mai, in nome di quella “amica” mai conosciuta e vista solo in fotografia.

Ineccepibile montaggio

È un romanzo in cui inevitabilmente fanno capolino disumanità e violenze, a cominciare dalla folle idea nazista di strappare tutto ai “nemici della patria”, l’anima soprattutto, fosse anche attraverso l’impalpabile ma imprescindibile musica, da depredare, confiscare, cancellare. La solitudine delle due donne (Elsa sola nel matrimonio, Adele da sempre, dal mondo contadino da cui proveniva, in cui l’unica amica era un’oca), le reciproche sofferenze, le loro storie intrecciate in modo dinamico e appassionante da Montemurro, costituiscono lo scheletro di un romanzo pregevole, ineccepibile sul piano della suspense, per come è “montato”, ben documentato sulla propaganda nazista dell’epoca, sull’oppressione quotidiana, sulla distanza fra “ariani” e non. Arriva forte e chiaro il concetto che la musica possa superare qualsiasi ostacolo e unire anche cuori apparentemente lontani.

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