Keren David, l’orgoglio ebraico di due gemelle… diverse

Certo strisciante antisemitismo d’oggi è il bersaglio di un romanzo young adult solo sulla carta, “Le cose che ci fanno paura” di Keren David. In una Londra contemporanea una storia che ruota attorno al concetto di identità (chi siamo, chi vogliamo essere, chi non abbiamo paura d’essere) e invita a spalancare gli occhi contro i pregiudizi

Young adult, ma senza estremismi. La brutta bestia del razzismo, dell’antisemitismo e dei rigurgiti di stereotipi beceri, da combattere con dosi massicce di orgoglio ebraico, in termini di storia, tradizioni, atteggiamento nei confronti del mondo. Una copertina di pennellate semplici ma bellissime. E, dietro questo abito scintillante, un libro che non si mette da parte a cuor leggero. Le cose che ci fanno paura (255 pagine, 15 euro) di Keren David, proposto da Giuntina nella nuova collana Parpar+ e nella traduzione di Lucrezia Pei, è un testo che sarebbe giusto proporre tra le letture scolastiche, in mezzo a classici irrinunciabili. Con prosa semplice e frizzante immerge in temi che le nuove generazioni, troppo prese da social e tecnologie avanzatissime a portata di mano, rischiano di smarrire, di vedere erroneamente lontane nel tempo, sbiadite.

Un punto di unione

Keren David, pronipote di un uomo trucidato ad Auschwitz, si affida a due gemelle londinesi, la divertente e grassottella Evie e la bella e riservata Lottie, che raccontano a capitoli alterni. Diverse, complementari, le gemelle sono tratteggiate in modo molto credibili, con i piccoli e grandi moti dell’anima legati alla loro età, l’adolescenza. Le prospettive differenti con cui osservano e restituiscono il mondo che le circonda, trovano un punto di unione nella freschezza dello sguardo e nella implacabile opposizione a un antisemitismo di cui diventano bersaglio entrambe (e anche la madre, speaker radiofonica) che attecchisce maledettamente nel tessuto sociale londinese, votato al melting-pot, eppure…

Schema semplice… per cuori distratti

Lottie, amica dell’ebrea osservante Hannah, sarà ferita a causa di un violento gesto antisemita, ultimo atto, ingranaggio finale di prima sottili e poi smaccati rigurgiti antisemiti. E da lì in avanti per lei, e per la sorella, tutto cambierà: scopriranno infatti le origine ebraiche della loro famiglia di provenienza, saranno consapevoli e testimoni contro l’odio. Uno schema abbastanza semplice, ma che funziona, decisamente: ci invita a spalancare gli occhi contro i pregiudizi, a non restare passivi, è capace di mettere radici nei cuori più giovani, veloci, tumultuosi, distratti del presente. Keren David non perde mai di vista i fili di una trama articolata (articolata benissimo, perché il romanzo è indubitabilmente un page-turner) e fa interrogare personaggi e lettori attorno al concetto di identità, chi siamo, chi vogliamo essere, chi non abbiamo paura d’essere.

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