Riecco Mosley, Easy risolve il caso ma perde tutto…

Ricattato, il detective Ezequiel Rawlins detto Easy, è costretto a collaborare con la polizia per un omicidio che ha acceso i riflettori della stampa e messo pressione agli inquirenti: dopo aver stuprato e ucciso tre spogliarelliste nere, un serial killer avrebbe fatto altrettanto con una studentessa bianca. Ne “La farfalla bianca” di Walter Mosley – in una Los Angeles anni Cinquanta intrisa di razzismo – il protagonista giunge a una conclusione sorprendente, dopo aver perso per strada le poche certezze e gli affetti familiari… 

Demoni nella città degli angeli. Chi ha riscoperto Walter Mosley grazie alla ripubblicazione de Il diavolo in blu (qui l’articolo) da parte della casa editrice 21 lettere, adesso potrà gustare un nuovo episodio della serie con protagonista Ezequiel Rawlins, detto Easy. Terzo volume della serie, storia totalmente autonoma e godibile come tutte le altre, La farfalla bianca (326 pagine, 18 euro), riproposta da 21 lettere nella traduzione che Mario Biondi aveva pubblicato per Bompiani un quarto di secolo fa, catapulta il detective quasi dieci anni dopo, nella seconda metà degli anni Cinquanta. Easy potrebbe e vorrebbe fare a meno di “donare” servigi alla polizia, ma ancora una volta viene chiamato in causa, suo malgrado. Una serie di omicidi a Watts, ghetto nero di Los Angeles, perde i contorni del generale disinteresse, quando dopo tre vittime di colore, spogliarelliste stuprate e uccise, la quarta è una studentessa bianca. Easy accetta di occuparsi del caso solo perché ricattato, gli agenti di L.A. vogliono incastrare un suo amico killer, Mouse, e chiudere rapidamente il caso…

Tessuto sociale e morale, profili psicologici

L’hard boiled in salsa noir e la condizione dei neri negli Stati Uniti d’America (“Metà dei neri di mia conoscenza avrebbero fatto un chilometro in più a piedi pur di evitare un contatto diretto con un bianco”) sono sempre magistralmente d’attualità, quando c’è di mezzo Walter Mosley, scrittore che ha dapprima avuto un seguito di fedelissimi lettori di genere e poi, complice anche un endorsement di Bill Clinton, ha via via conquistato più visibilità. Il perché è presto spiegato. Nei suoi romanzi non c’è solo spazio per storie che sono meccanismi perfetti. Tessuto sociale e morale di un luogo (impeccabile, autentica e non patinata Los Angeles) e di un tempo sono imprescindibili nelle narrazioni di Mosley, così come i profili psicologici delle figure realistiche e vivissime – nessuno è totalmente innocente – che l’autore imprime sulle pagine.

Il colore della pelle

Il colore della pelle fa ancora la differenza. Robin Garnett – alias Cyndi Starr, quarta vittima del serial killer, rinvenuta nello stesso quartiere a luci rosse dove sono stati ritrovati i cadaveri delle spogliarelliste nere – bianca della buona borghesia, universitaria cambia le carte in tavola, le pressioni su chi indaga e sulla politica schizzano in alto, i riflettori dell’informazione sono più che accesi. Al ritmo dei blues dei night club, Easy incrocia vecchi amici e cerca brandelli di indizi. Sempre in bilico sul filo del rasoio, tra legalità e illegalità, a costo di perdere tutto, di mettere a repentaglio anche l’equilibrio familiare raggiunto con la moglie Regina, e in discussione perfino il suo stesso ruolo di padre. Per rastrellare notizie il detective non si tira indietro davanti a nulla, nemmeno di fronte alle debolezze che ha in petto: violenza, alcol, sesso a pagamento (“Da quando ci eravamo sposati era la prima volta che andavo con un’altra donna. Una prostituta. Non mi era nemmeno piaciuto. Però da quella ragazza avevo tratto un piacere oscuro”). Bordelli e vicoli, bar e lavanderie, Easy batte ogni pista possibile. E giunge a una conclusione sorprendente, culmine delle ultime cinquanta pagine condotte a ritmi elevatissimi…

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