Mariantoni e la forza delle parole, medicina contro l’Alzheimer

Un volume non semplice da metabolizzare “Qualcosa rimane”, primo romanzo di Stefano Mariantoni. Il suo anziano protagonista, malato di Alzheimer, ritornato dopo una vita al paese di origine, è nelle mani delle badanti e dei ricordi a cui s’aggrappa per sconfiggere l’oblio della mente…

Non è semplice riemergere da un libro immerso in una malattia subdola e dolorosa. Ci vuole un po’ di tempo per metabolizzare tutto, per ragionarci su, per tirarne fuori qualcosa di sensato, senza rischiare di mancare di rispetto a chiunque, senza dimenticare di avere avuto esperienza diretta e indiretta di quanto possa fare male l’Alzheimer, a chi ce l’ha addosso e a chi lo vive a un passo. L’occasione di questa riflessione è la lettura di un volume pubblicato recentemente da Funambolo edizioni e firmato da Stefano Mariantoni, che in precedenza ha scritto prevalentemente libri per ragazzi, e adesso si cimenta con un argomento da far tremare i polsi, che negli ultimi anni ha avuto più di un interprete di valore, ad esempio Portami a casa di Jesus Carrasco (qui l’articolo) o Adesso che sei qui di Maria Pia Veladiano (qui l’articolo).

Una grazia implacabile

Qualcosa rimane (236 pagine, 16 euro), questo il titolo del romanzo di debutto del quasi cinquantenne Stefano Mariantoni – insegnante e giornalista – che riesce con una scrittura limpida e piena di grazia a illuminare spaccati di vita in cui la grazia scarseggia. E lo fa in modo netto e implacabile.

Scombussola tutto quanto. Sì, l’Alzheimer è una specie di balbuzie. Io la penso così. Solo che nessuno la sa guarire, ancora. Te la devi tenere.

A fare i conti con l’Alzheimer è Alberto Durante, alle prese con brandelli di ricordi confusi, con la balbuzie dell’infanzia, con il suo lavoro nelle ferrovie, da emigrato che lascia il proprio piccolo borgo per le metropoli, con Anna, amica di gioventù, con il ritorno a casa, quando ormai è anziano e malato. Si guarda alle spalle e sbocciano racconti di coraggio, colmi di voglia di vivere, nonostante tutto, ma proprio tutto, sebbene adesso le mani di Alberto tremino e la sua incolumità è affidata alle badanti. Sono tante le pagine meste e toccanti, ma mai patetiche o strappalacrime.

Un giorno e un sussulto estremo

Nell’arco di una solo memorabile giornata, contro l’oblio che gli annebbia cuore e anima, contro i sintomi (difficoltà di casa, o anche riconoscere la strada per tornare a casa) che gli annuncia il medico, Alberto Durante prova a ricordare. Si aggrappa a ciò che resta della sua memoria. Un atto estremo, un sussulto vivo, prima del sipario. La forza delle parole e l’importanza della scrittura – in quello che alla fine è un diario verosimile, sebbene di pura invenzione – si stagliano su tutto, anche sulla storia d’Italia, l’energia della ripartenza del dopoguerra soprattutto, che s’intravede sullo sfondo.

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