Ricci, uno sguardo cinico e disincantato sul mondo dell’editoria

Romanzo godibilissimo, “I primaverili” di Luca Ricci, ultimo tassello della sua tetralogia delle stagioni. Un libro che, nonostante qualche dialogo artefatto, solletica tante riflessioni…

I primaverili (256 pagine, 19 euro), ultima opera, in ordine di tempo, della tetralogia delle stagioni di Luca Ricci, edita dalla Nave di Teseo, ci costringe ad un giudizio sospeso, labile, da scriversi con un lapis, perché le valutazioni possono cambiare a seconda di come ci si approcci.

Lo scrittore e la libraia

Nel complesso è, senza ombra di dubbio, un romanzo godibilissimo, che si legge in maniera rovente, che solletica tante riflessioni e che offre uno sguardo cinico e disincantato anche sul mondo dell’editoria, di cui viene amabilmente e molto ironicamente criticata la masnada di leccaculi, narcisisti, raccomandati e arrivisti che lo popolano. A tenere banco è la relazione tra un giovane e irriverente scrittore, autore di un romanzo particolarmente apprezzato tra i critici, ed una libraria – Simonetta – più grande di lui, che lo guida in un rapporto dominato dall’idea che solo l’assenza della sessualità tra i corpi può preservare l’inevitabile consunzione dell’amore a cui sono soggette, prima o poi, tutte le coppie. Un tema sensibile per ogni lettore, costretto più volte a fermarsi e a ragionare sulla possibile fondatezza di questa visione che pure rivelerà i suoi limiti e le sue paranoiche perversioni in cui, a pagare il prezzo più alto, sarà proprio il promettente scrittore, ammaliato e manipolato dalla esuberante caratterialità di lei e insieme travolto dalla gelosia per l’indecifrabilità del suo comportamento.

Quel senso di incompletezza

Un testo interessante, dunque, che però perde quota, ad esempio, in alcuni dialoghi troppi lirici, quasi esoterici, di certo poco probabili e comunque dal sapore troppo artefatto. O in taluni capitoli, dall’impronta più riempitiva che non funzionale alla storia. Detto questo, nell’atmosfera primaverile di una Roma che abbacina, promettendo però più drammi che commedie, si consuma una storia complicata, molto cerebrale che avrebbe meritato un finale meno frettoloso e più capace di sciogliere alcuni nodi lasciati in sospeso, per scongiurare quel senso di incompletezza che aleggia al termine della lettura.

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