Capriolo, la dama di compagnia e il raffinato gioco letterario

Piccoli misteri, storie, chiacchiere e tempo che scorre. È il nuovo titolo di Paola Capriolo, “Irina Nikolaevna o l’arte del romanzo”, libro impeccabile e perfetto. Una vedova in cerca di una dama di compagnia e una Sanremo di fine Ottocento che sembra sufficientemente lontana dalla modernità e dalla guerra

È il 1881 e Lady Brown, vedova di un baronetto inglese, è in cerca di una dama di compagnia. Inizia così Irina Nikolaevna o l’arte del romanzo (224 pagine, 17 euro), il romanzo di Paola Capriolo pubblicato da Bompiani. Siamo a Sanremo, cittadina della Riviera ligure nota alle classi agiate per la tranquillità e l’aria balsamica, così favorevole ai malanni polmonari. In questo luogo un tempo borgata di marinai passa da pochi anni la ferrovia che conduce nobili inglesi, magnati europei, addirittura zar e imperatori alla ricerca di un po’ di pace e buon clima tra ville sontuose, estrose e a volte bizzarre, ornate da splendidi giardini che ancora oggi segnano la storia del turismo rivierasco nella Belle Époque e raccontano i suoi personaggi. E a partire da questi personaggi Paola Capriolo costruisce, per l’appunto, l’arte del romanzo, come così bene suggerisce il sottotitolo del libro. Al centro della storia un personaggio sfuggente quanto intrigante, la misteriosa Irina Nikolaevna, nome e patronimico, senza un cognome perché, a suo dire, è figlia illegittima di un nobile della corte russa. Sarà lei a conquistare il posto di dama di compagnia presso la villa di Lady Brown e sempre lei porterà avanti un grande romanzo dentro al quale lettore e personaggi stessi si tufferanno. 

La Sanremo della Belle Époque

Il romanzo non può prescindere dall’epoca e dal luogo in cui è ambientato: la Sanremo della Belle Époque, un ambiente cosmopolita, animato da alcuni tra i più grandi personaggi della nobiltà europea e dell’industria di fine Ottocento. Sovrani, poteri e denari: ma in forma lieve, perché Sanremo è il ritrovo delle vacanze e tutto qui, dove arrivano treni internazionali, sorgono hotel di lusso e si trova persino una chiesa ortodossa, lascito della comunità russa guidata dalla zarina Maria Aleksandrovna, sembra scorrere pacifico e tranquillo. 

Così ecco sorgere una dopo l’altra ville sontuose: Villa Zirio, Villa Ormond, acquistata dall’omonimo industriale e trasformata nel corso di svariati soggiorni, Villa Nobel, dove nacque l’idea del famoso premio. Ville con meravigliosi parchi esotici e giardini incantati sullo sfondo di una città che va ammodernandosi e, nonostante il malfamato quartiere povero, detto la Pigna (sì, lo stesso quartiere dove si muove a proprio agio il Pin di Italo Calvino), si agghinda a festa per accogliere le sue nuove grandi personalità. 

Si trova vicino a queste ville anche quella di Lady Brown, dalla quale lei e la sua nuova dama di compagnia assisteranno allo scorrere sempre uguale di quasi vent’anni tra arrivi, partenze, tragici fatti di cronaca e piccoli e gustosi aneddoti domestici. Con il fedele maggiordomo Evans e i due affezionatissimi gatti, Sir Galahad e Lady Rowena, le donne trascorreranno gli anni che le separano dall’arrivo del Novecento lontane dal “demone della guerra” e dall’insidioso premere della modernità. Centro del mondo altolocato dell’epoca, Sanremo è un posto tranquillo, che “ottunde con piacevolezza il senso del tempo”. Le villeggiature seguono il ritmo costante delle onde e delle stagioni: vanno, vengono, tutto sembra sempre uguale. È “un’epoca in cui la Storia sembra aver rinunciato a premere il tallone sul collo degli uomini. Un’epoca in cui non esiste più il tempo ma soltanto lo spazio, convenientemente accorciato e reso dominabile dai piroscafi a vapore e dai nuovi collegamenti ferroviari, e solo qualche piccola crisi diplomatica, interessante tutt’al più per le cronache mondane, incrina gli affabili rapporti tra le potenze. È l’apogeo dell’Europa; del quale nessuno, o pochissimi, avvertono i primi scricchiolii”. 

Tutto il mondo è a Sanremo a respirare l’aria di mare e vacanze, l’aria di una ritrovata pace che sembra poter durare per sempre, sebbene sotto, fremente come un treno in arrivo, stia premendo il Novecento con il suo carico esplosivo. Eppure alcune scosse arrivano: quelle del terremoto che nel 1887 distrugge Bussana, quelle della morte del Kaiser Federico  Guglielmo III, genero della Regina Vittoria di Inghilterra, ospite a Villa Zirio per curarsi, le esplosioni di Alfred Nobel, nuovo vicino di casa di Lady Brown. Anche l’inventore della dinamite partecipò al fermento della Sanremo fin de siècle, la sua villa dallo stile insolito è ancora oggi visibile sull’Aurelia, poco distante da Villa Ormond con il suo sfolgorante parco. 

Il fascino di Irina

Cucendo il suo romanzo tra autentiche pagine di storia europea e sanremese, Paola Capriolo allestisce il teatro perfetto per Irina Nikolaevna. L’intera narrazione ruota infatti intorno alla figura perno: Irina, vera o presunta, illuminata dai riflettori della storia tra le quinte di un’epoca sfolgorante. Il suo è un fascino “sommesso ma indiscutibile” al quale Lady Brown non sa resistere, è audace e spregiudicata, ama il nuovo, l’imprevisto e guarda con desiderio all’avvenire, al Novecento che avanza. Una vera eroina di romanzo. Ma chi è davvero questa misteriosa donna che semina indizi su di sé come nei a forma di stella lungo le pagine? Nessuno lo sa, nemmeno chi le sta a fianco: Lady Brown conosce solo ciò che la stessa Irina le ha raccontato. Vittima del fascino della donna, ha chiuso un occhio sulle mancate referenze e, rapita dalle vicende romanzesche narrate dalla giovane russa nelle cui vene “scorre il sangue dei boiardi”, ha preferito godersi il viaggio. Un po’ come leggere un romanzo: farsi trasportare dall’immaginazione, pochi appigli e molta libertà, il gusto di un tempo senza il tempo. Un piacere perfetto. 

Irina, dal canto suo, è un personaggio che ammanta su di sé mistero, sensibilità, spirito di avventura e magnetismo. Attenta, carismatica, non priva di gusto e attirata dalle mille sfumature dell’animo umano, trova facile amicizia in Lady Ormond, che la sceglie come consulente per il progetto di rinnovo della villa e del suo parco, e fa scoccare un scintilla paterna niente meno che in Alfred Nobel, entusiasta di poter cavalcare l’avventura scientifica a contatto diretto con il laboratorio dell’inventore della dinamite. 

Tanti sono gli indizi che si inanellano lungo i vent’anni del suo – e del nostro – romanzo: chi è davvero Irina Nikolaevna? E quale sarà mai la sua verità? Tutte, forse, e nessuna: poco importa. “Ho letto molti romanzi – dirà a Lady Ormond durante una delle loro chiacchierate – me ne sono nutrita, mi hanno fatto da guida nel costruire la mia posizione nel mondo. Non le parole: le immagini che le sorreggono”. Alla scuola del romanzo Irina impara a vivere e a leggere, a formare la propria capacità di visione. Ed è dai libri, così dice, che ha appreso come comportarsi nel mondo facoltoso del quale entra a far parte, spalla di Lady Brown. Oppure sono le scuole europee che ha frequentato, secondo quanto ha raccontato durante il colloquio? “Nessuno ha più di me un senso preciso della realtà; ma al tempo stesso non so considerare la realtà che come il nudo pretesto per il dispiegarsi di una fiaba”, aggiungerà sempre lei in prima persona. Sta qui il coup de théâtre del romanzo di Paola Capriolo, il gioco raffinatissimo e letterario dentro cui lasciarsi cullare: l’immaginazione al potere, il piacere del romanzo. Esattamente lo stesso vissuto da Lady Brown nell’atmosfera della Sanremo di fine secolo: un ultimo lembo di piacere ornato di giardini esotici, buone maniere raffinate e grandi personaggi, prima che il mondo soffochi sotto il tormento di nuove armi e nuove guerre. 

Un po’ al di sopra, un po’ al di sotto 

Dietro lo sfolgorio della Riviera e l’imperversare di ville e fiori nell’illusione di eterno presente, c’è però un gioco di alti e bassi, di doppie facce e fondali cangianti. Sanremo è un po’ un sanatorio: chi ci arriva è spesso malato e accorre in Riviera per curarsi. Dietro l’infilata di ville sontuose c’è la povertà, quella dei quartieri popolari e quella di una borgata cancellata dal terremoto come Bussana: impossibile ricostruire ciò che le scosse hanno frantumato, meglio erigere un nuovo paese, sulla costa. Le quinte teatrali dell’epoca d’oro rivelano tutta la loro fragilità sotto la spinta del progresso che, mentre avanza, implica cambiamento, rivoluzione e sovversione di ciò che si considerava ormai consueto. 

Tutto il romanzo è giocato, oltre che sul raffinatissimo gioco letterario, su un alternarsi di piani: un po’ al di sopra, un po’ al di sotto, come insinua all’inizio la stessa Irina. È un po’ al di sotto Lady Brwon, parvenu con una baronia di fresco conio in un ambiente sociale dove spiccano alcuni autentici nobili, è al di sopra la genialità di Nobel, la sua invenzione distruttiva, ma anche il progetto di sbancamento della collina degli Ormond, la visionarietà del progetto per il loro parco. Al di sotto è il maestro Lettieri, l’anarchico protetto di Lady Brown, un fiero taggiasco che porterà le due donne a scoprire Taggia, esplicita citazione al viaggio dei protagonisti de Il dottor Antonio, il romanzo di Giovanni Ruffini che diede l’impulso al turismo in Riviera. E forse non è un caso che questa storia ammicchi ovunque all’arte del romanzo con i suoi piccoli misteri, le storie, le chiacchiere raffinate e il tempo che scorre dall’osservatorio speciale della villa di Lady Brown: un po’ al di sopra della quotidianità, un po’ al di sotto dei grandi movimenti europei. Un tempo quasi sospeso, innescato dal fascino misterioso e dalla modernità che corre veloce. Un romanzo impeccabile, perfetto, perché “qui a Sanremo succedono molte cose, in un certo senso, e in un altro non succede mai nulla”. 

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