Peter Cameron, quel che tiene insieme le vite delle persone

Dodici racconti fra non detti, disagi e dolori. In “Che cosa fa la gente tutto il giorno?” Peter Cameron, attraverso la scrittura, conduce il lettore dentro piccoli e minimi momenti quotidiani, fra i dubbi, senza trovare necessariamente una risposta…

Che cosa fa la gente tutto il giorno? Il nuovo libro di Peter Cameron pubblicato da Adelphi, nella traduzione di Giuseppina Oneto, è una domanda rivolta direttamente al lettore. Un invito: apri e leggi, e forse lo scoprirai. O forse, attraverso i 12 racconti che costruiscono questa raccolta, la domanda sembrerà meno scontata e più condivisa. Perché con Peter Cameron, ancora una volta, è possibile esplorare piccole e grandi scene del quotidiano di svariati personaggi, e imparare, stupendosi, a sentirsi intimamente connessi a non detti, disagi e dolori che tengono insieme la vita delle persone. 

Dentro le incertezze umane

Quello che tutto il giorno la gente prova a fare: vivere. Un’esperienza mai scontata, specie se, come accade in molti episodi di questi racconti e a tutti i personaggi coinvolti e messi in scena da Cameron, qualche ingranaggio fa rumore, raschia, preme e fa percepire qualcosa di distorto e che non va. Peter Cameron ha il pregio, come già ha dimostrato in tutta la sua produzione, di portare, attraverso la scrittura, dentro i mondi delle incertezze umane. Sono trame, quelle di questi racconti, intrise di quotidianità, quasi banalità a volte, eppure sempre innervate di una luminescente pista deviante. È lì che i personaggi si specchiano nei loro mondi dubbiosi, nei pozzi dove le incertezze umane, spesso non dette, spesso solo intuite con un sesto senso che è tanto dei personaggi quanto nostro, di lettori,  si agitano. Non sempre trovano una risposta, e non sempre hanno una soluzione al dilagare delle solitudini, agli sbagli e agli inceppamenti incontrati lungo il cammino, ma è esattamente qui che interviene ogni volta una sorta di epifania invisibile. È il momento in cui si rendono conto di qualcosa che li turba, li blocca o li agita, qualcosa che di conseguenza tocca corde profonde nel lettore. Arriva da questi scatti minimi, eppure decisivi, il senso di irrequietezza delle storie di Cameron.  

Deflagranti momenti di silenzio

Come sempre, al centro di quello che la gente fa tutto il giorno ci sono spesso le relazioni. Amori che, complice un non detto, un’insoddisfazione sotterranea, cercano altre vie, come il tenere un cagnolino segreto. Ragazzi inappagati o acerbi che puntano tutto sull’apparenza, finendo incollati a un vuoto che non sa aiutarli e che non risolve la condizione di partenza, altri rassegnati a mondi fittizi nei quali si sono rifugiati piuttosto che sopportare disfunzionali legami familiari. E ancora, relazioni sopite e risvegliate, scoperte di adolescenti che svelano il quasi mai risolto mondo degli adulti. Non detti, e sospesi: tantissimi sono i deflagranti momenti di silenzio che colgono questi personaggi, improvvisamente incapaci di trovare le parole, di leggersi e di trovare il coraggio di diventare se stessi. Di riconoscersi dietro un’immagine che a un certo punto si scolla. Ognuno di questi racconti è una lente attraverso cui studiare la possibilità di amare e amarsi, riconoscere e riconoscersi tra gli altri e attraverso le relazioni che, proprio tutti e proprio tutti i giorni, intessiamo con chi ci sta intorno. 

Qualcosa di minimo

Peter Cameron è maestro di indagini di questo genere, alle quali non dà mai una soluzione inespugnabile, alla Sherlock Holmes, ma che esibisce, al contrario, in tutta la loro contraddittorietà, riuscendo a raccontare il sottile turbamento che agita i personaggi e le loro relazioni. I silenzi tesi dei non detti, le azioni scattate quasi per caso, i dialoghi che aprono dettagli vividissimi attraverso lo scambio di battute tra chi è in scena sono tra gli espedienti narrativi con cui cura il montare delle sensazioni e del turbamento che è insieme anche un sentire partecipato. L’attenzione dell’autore si concentra sui piccoli e sui minimi momenti quotidiani: ogni racconto di Che cosa fa la gente tutto il giorno? (188 pagine, 18 euro) è un piccolo universo dove accade qualcosa di minimo, il più delle volte, e dove sembra, in apparenza, non incresparsi che una piccola onda, quasi inconsistente. Sarà in realtà quella piega piccolissima ad agitare il mare degli inceppamenti, a volte degli sbagli o altre volte solo degli inspiegabili atteggiamenti umani che danno spessore e corpo a esistenze colte nel perenne affanno di diventare se stesse, o forse solo le persone che vorrebbero essere.

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