Giuseppe Valenti, la poliziotta col velo indaga (anche se stessa)

Un libro ambizioso che va oltre il giallo, “Un furto incredibile. Chi ha rubato i miei ovociti?”. L’ha scritto il palermitano Giuseppe Valenti e l’ha ambientato in un futuro prossimo, in un’Italia dove tanti passi in avanti sono stati fatti sul piano dei diritti civili e dell’integrazione culturale e religiosa. Un furto di gameti accende la trama, il vicequestore Zamira El Amri, italiana di fede musulmana, si mette sulle tracce dei colpevoli, facendo anche un viaggio, nella sua anima, fra scelte dolorose e amori soffocati…

Andiamo subito al nocciolo della questione. C’è un giallo ambizioso, che non s’accontenta di essere un puzzle in cui minuziosamente e implacabilmente ogni tessera va al suo posto. Un libro che non vive semplicemente dei sillogismi del poliziesco, che finiscono per mettere tutto a posto, prendere un pezzo di universo a soqquadro e rimetterlo a posto. E allora, quando si è in presenza di un volume così, parlare di generi è superfluo e superficiale. Il titolo resta nella mente, soprattutto grazie al sottotitolo: Un furto incredibile. Chi ha rubato i miei ovociti? (220 pagine, 18 euro). L’autore si chiama Giuseppe Valenti, è un ginecologo palermitano, ed esordisce all’età di sessantotto anni. Ma, a leggere le sue pagine, debutta con l’entusiasmo di un ventenne, col mestiere di uno scrittore navigato, che sembra al tempo stesso essere un lettore avvertito.

Torino 2033

L’impressione è che sentiremo parlare ancora di Giuseppe Valenti. Il passaparola sta giovando a questa sua prima fatica, che pare sia l’inizio di una serie, scandita con regolarità, tanto che l’autore è già al lavoro sul secondo episodio. Nel primo, come scrivevamo, va oltre gli steccati del giallo. Per imbastire la vicenda, Giuseppe Valenti costruisce un immediato cambio di prospettiva rispetto al contemporaneo, trascinando i lettori nel settembre 2033, fra dieci anni, quando, giusto per dare un elemento, il papa in carica si chiama Nicola ed è il primo di colore sul soglio pontificio.

Amore senza sesso

La Torino in cui si muove la protagonista è credibile, città a tutto tondo, più effervescente, moderna e “calda” di quanto non si possa pensare. Segni particolari dell’eroina (che scopriremo anche essere anti-eroina…)? Indossa il velo islamico. Non per imposizione, ma per intimo convincimento. Si chiama Zamira El Amri ed è un vicequestore della polizia del capoluogo piemontese. Prima di conoscerla nel dettaglio, entrano in scena Rachele e Gabriele: sognavano di avere un figlio inseguendo un ideale d’amore senza sesso, grazie ad alcuni ovociti crioconservati, ma sono stati in qualche modo raggirati, vittima di una truffa o, peggio, di un furto.

Zamira stentava a dirselo, ma la storia di Rachele aveva fatto riaffiorare i suoi vissuti più intimi e pericolosi, il ricordo di scelte dolorose e di amori soffocati in nome di qualcos’altro.
“La mia vita è stata tutto un inganno”, si domandò. “Per chi ho vissuto? Per me o per gli altri?” […] Una fitta dolorosa s’insinuò nella mente di Zamira: potevano le donne senza figli essere davvero felici? Poteva lei essere davvero felice?

Un rompicapo e più fronti

Dal risveglio del desiderio di maternità in poi, il libro sboccia su diversi fronti: quello che si dipana nella mente di Zamira – abilissima a districarsi nelle pieghe delle persone e delle storie – protagonista che ha un’evoluzione repentina nel corso dei capitoli; quello dei diritti civili, e delle domande esistenziali, perché la storia scuote i lettori sul fronte dell’identità di genere, lo ius soli, i diritti delle donne e la violenza sulle donne («Purtroppo il nostro tempo è complesso e insidioso: troppo spesso la crudeltà e la ferocia diventano le scorciatoie più immediate, specie quando non si riesce a dare un senso alla propria esistenza»), la procreazione medicalmente assistita, l’integrazione fra diverse culture e religioni, tutti argomenti su cui, nella fiction di questo romanzo, sono stati fatti enormi passi avanti rispetto al presente; e quello del meccanismo giallo in sé, con un’indagine che non sempre segue un iter ortodosso. Risvolti sorprendenti e inaspettati si intrecciano al rompicapo che è l’indagine di Zamira, a cui capita di duettare con se stessa, oltre che di essere coadiuvata da un fidato collaboratore, l’ispettore Claudio Dini, a cui dà del lei.

Le ragioni del successo

La casa editrice indipendente che sta lanciando questo volume, la palermitana Spazio Cultura, non è nuova a exploit del genere, irrobustito dal passaparola. Il romanzo di Giuseppe Valenti, però, sembra avere una marcia in più, con un ritmo di scrittura e un montaggio modernissimi, col passo cinematografico che si ritrova, con la voglia di risolversi non in un semplice enigma da risolversi, con i colpi di scena serrati degli ultimi capitoli, Un furto incredibile potrebbe anche attirare le attenzioni di manager interessati a trasformarlo in un prodotto audiovisivo di successo. I personaggi principali, in particolare quelli femminili, hanno un innegabile fascino e sfaccettature psicologiche complesse. Donne sono anche le sospettate. È un giallo al femminile in toto. Con rese dei conti che sconfinano nella sfera affettiva, a cominciare da quella dell’investigatrice, personaggio che sa farsi amare nel suo essere imperfetta, piena di dubbi, per certi versi assediata dai ricordi, e poi d’acciaio in campo professionale e fragile. Non è un libro perfetto per l’estate, non necessariamente va gustato sotto l’ombrellone, Un furto incredibile di Giuseppe Valenti, ma è adatto a qualsiasi stagione, le belle letture non hanno scadenze temporali.

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