Diego Fusaro, quel linguaggio inutilmente criptico

Destra e sinistra come facce della stessa medaglia nel saggio “Demofobia” di Diego Fusaro, che teorizza  – con parole spesso oscure – un diffuso turbocapitalismo in mano ai poteri forti del pianeta e un popolo semplicemente subalterno…

In fondo ce lo chiediamo un po’ tutti, davanti ad un talk-show o nella solitudine di una cabina elettorale: ma oggi, qual è la differenza tra Destra e Sinistra? A questa domanda prova a dare una risposta molto articolata Diego Fusaro nel suo saggio Demofobia (336 pagine, 18 euro), edito da Rizzoli. Secondo il filosofo, con la caduta del muro di Berlino, nel 1989, simbolicamente ha cessato di esistere la dicotomia tra queste due concezioni politiche – definite ironicamente “destra bluette” e “sinistra fucsia” – in favore delle quali si accapigliano, ora a sostegno dell’una ora a sostegno dell’altra i cittadini, nell’illusione che ciascuna sia portatrice di un pensiero autonomo e ben distinto.

La medesima causa

Tale costrutto è invece smantellato da Fusaro che, al contrario, ravvisa nelle attuali Destra e Sinistra due facce della stessa medaglia, le quali concorrono entrambe, pur da posizioni apparentemente diverse, alla medesima causa, ovvero all’affermazione di quel turbocapitalismo che, anziché liberare ed emancipare, asserve e infierisce, perpetrando la subalternità del popolo alle logiche sistemiche dei poteri forti, anzitutto quelli finanziari che governano il mondo.

L’invito

L’autore del saggio, il cui linguaggio è ahimè inutilmente criptico, invita allora a “pensare e parlare altrimenti, dal punto di vista del basso e della emancipazione, parlando di imperialismo capitalistico  in luogo della mondializzazione dei diritti umani; di sfruttamento deregolamentato del lavoro in luogo della flessibilità creativa; di deportazioni di massa di braccia a basso costo in luogo di immigrazione di massa volta ad integrare; di incondizionato massacro di classe in luogo della competitività”.

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