Littell, l’Ucraina e la voce di uno che grida nel deserto

Lucidissimi articoli di Jonathan Littell sul conflitto voluto da Putin compongono il saggio “L’aggressione russa”. Pensieri e parole di un uomo libero, in passato presente su vari fronti di guerra. L’autore de “Le benevole” non usa mezze misure, contro l’autocrate russo, senza risparmiare critiche all’atteggiamento cieco, pavido e ipocrita di chi dovrebbe contrastarlo, dall’interno e dall’esterno…

Sapere cosa si scrive, essere immerso nella cronaca e nella storia per averla vissuta in prima persona (calcando le strade di Bosnia, Cecenia e Siria), Non pontificare dalla cima della torre d’avorio. Non essere accondiscendente. Jonathan Littell incarna l’idea di un intellettuale che non teme di esporsi, di metterci faccia e parole, di puntare il dito contro un autocrate che, a suo modo di vedere, non avrà scampo. Sebbene molti siano gli avversari di Wladimir Putin – dall’occidente agli oppositori interni o anche ai semplici cittadini, intellettuali, borghesi, che non condividono nulla della sua azione poco politica e molto sanguinaria – che negli ultimi decenni sono stati ciechi e ipocriti, quando non pavidi. E sebbene, sul fronte ucraino-russo, la situazione attuale sembra quella di un sostanziale impasse. Littell non usa mezze misure:

Se qualcuno ti impone la guerra la soluzione è una sola: vincerla. Gli ucraini hanno ragione da vendere quando dicono che il loro sangue difende l’Europa.

Promemoria

Se l’invasione russa dell’Ucraina fosse scomparsa dai nostri radar mentali c’è un libro di Jonathan Littell – l’autore di un romanzo epocale e controverso come Le Benevole, e di uno forse meno noto, ma altrettanto ipnotico, Una vecchia storia – a ricordarcene centralità e importanza, come pure il dolore e l’insensatezza. Risale allo scorso giugno l’ultimo articolo di Littell raccolto ne L’aggressione russa (86 pagine, 12 euro), volume pubblicato da Einaudi, grazie alle traduzioni di Maria Baiocchi e Margherita Botto. E ciò non toglie attualità a queste pagine. Littell è un uomo libero, dalle idee ben definite, che può apparire solo, solitario nel deserto, con la sua voce che non lascia scampo, che azzera gli alibi da una parte all’altra del fronte, che urla chiaro e forte contro un regime corrotto, fascista, contro il male abissale che è il potere di Putin. Non è una semplice raccolta di articoli pubblicati da prestigiosi quotidiani, ma un saggio compiuto. E quella di Littell è vox clamantis in deserto.

La netta distinzione

Littell, che ha amici in Ucraina e amici in Russia, discosta con molta precisione Putin e i suoi oligarchi da una parte e la Russia dall’altra.

Putin è un uomo che nel XXI secolo fa una guerra del XX secolo per raggiungere obiettivi del XIX secolo. Per lui, che adesso si paragona a Pietro il Grande, la completa annessione dell’Ucraina è una questione esistenziale…

… Solo una Russia libera, democratica, e governata dai suoi cittadini e non da una cricca mafiosa inebriata di idee messianiche potrà entrare nel concerto delle nazioni e diventare membro a tutti gli effetti della comunità internazionale, come alla fine è accaduto alla Germania e al Giappone dopo il 1945.

Di Cassandre inascoltate…

Non c’è cautela e nemmeno prudenza e nemmeno accondiscendenza. Littell – che non è un politico – crede che dai fronti dell’Europa dell’est, se non dimenticati, un po’ accantonati dall’opinione pubblica internazionale, dipendano le sorti del nostro futuro. Di Cassandre inascoltate, con i loro volumi, sono piene biblioteche e librerie. Questa volta, però, sono in bilico gli equilibri geopolitici, e non solo, del pianeta

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