Rhodes e l’infido attivismo progressista delle multinazionali

Un’opera da maneggiare con cura “Capitalismo woke” di Carl Rhodes, un saggio controcorrente sulle aziende e sulla loro pericolosa azione di sostegno a valori e modelli di vita, apparentemente lontani dal capitalismo. L’obiettivo? Scongiurare qualsiasi riforma sostanziale dell’ordine mondiale neoliberista predominante

Saggio estremamente potabile e controcorrente quello di Carl Rhodes, intitolato Capitalismo Woke. Come la moralità aziendale minaccia la democrazia (314 pagine, 20 euro) edito da Fazi. Ci troviamo davanti ad un testo quanto mai agganciato alla realtà neoliberista e iper-individualista dei nostri giorni, dove le imbarazzanti sperequazioni economiche tra gli uomini stanno riscrivendo una nuova società in cui le aziende si affacciano facendosi portatrici di valori e modelli di vita solo apparentemente in contrasto con le logiche spietate del capitalismo. È quanto sostiene il professore australiano autore del libro che, in suo supporto, analizza i movimenti, le proteste ed il marketing degli ultimi venti anni, smascherando le ipocrisie e le minacce stesse alla democrazia insite nei proclami dei multimiliardari e nelle opere filantropiche sostenute in tutto il mondo.

Nuove riflessioni

Come scrive chiaramente Rhodes, “…essere critici nei confronti del capitalismo woke non comporta necessariamente un rifiuto delle politiche progressiste. Guardare in faccia la realtà del capitalismo woke significa non lasciarsi ingannare dall’idea che esso rappresenti un vero e proprio cambiamento radicale rispetto agli interessi primari che i grossi gruppi capitalisti sono disposti o in grado di perseguire. I veri effetti del capitalismo woke non riguardano il successo dell’attivismo di sinistra nell’ottenere il sostegno delle grandi imprese. Concernono, invece, il garantire che non avvenga alcuna riforma sostanziale dell’ordine mondiale neoliberista predominante, il quale ha esacerbato le diseguaglianze, ha alimentato il populismo fascista ed è rimasto fermo a guardare l’acuirsi della crisi climatica”. Un’opera, dunque, da maneggiare con cura, perché capace di stimolare nuove riflessioni e differenti punti di vista, non sempre in linea con un certo pensiero mainstream subdolo, ma al tempo stesso pericolosamente manipolatore.

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