Un capolavoro a cui non credeva il suo stesso autore, il portoghese José Maria Eça de Queiroz. “I Maia” è un classico della letteratura lusitana, amato da Saramago e Borges. Con realismo, senza omettere introspezione e ironia, Eça de Queiroz racconta la decadenza delle classi più elevate, il ricordo della perduta grandeur imperiale, un Portogallo di fine Ottocento al tramonto, attraverso le vicissitudini dell’ultimo discendente di una nobile casata e la sua passione inestinguibile per quella che si rivelerà essere sua sorella…
Rizzoli negli anni Cinquanta, Fabbri negli anni Novanta, e adesso un nuovo tentativo, la Settecolori ripubblica, in un edizione come sempre di grande pregio e accurata da ogni punto di vista, un’opera capitale della letteratura portoghese dell’Ottocento e, quindi, a buon titolo della letteratura europea e universale. José Maria Eça de Queiroz pubblicò questo suo capolavoro, I Maia (784 pagine, 28 euro), nel 1888, dodici anni prima della morte che lo colse a Parigi. In tempo per consacrarsi, in modo imperituro nella storia della letteratura; a dispetto delle sue stesse attese, poiché di questa impresa lo stesso autore scriveva (lo spiega Gabriele Morelli nell’esaustiva introduzione): «opera pomposa e vana, che forse mi varrà il soprannome di “Michelangelo della fatuità”». Il Gattopardo portoghese, il sottotitolo che, in questa nuova edizione con traduzione di Enrico Mandilo, è stato appioppato a questo mai noioso e sempre rutilante romanzo, serve a orientare i lettori che, con parecchi alibi, potrebbero pensare in qualche modo a un volume sulla civiltà centroamericana (ma quelli erano i maya, con la y) di un buon numero di secoli prima di Cristo.
Braccia ampie
Figlio di un magistrato, studente di diritto, poi diplomatico, innamorato dello stile di vita inglese e della cultura di Oltremanica, José Maria Eça de Queiroz è un grande classico, amato da scrittori molto diversi fra di loro, da Borges a Saramago, per esempio. Scrittore realista, abile nel rappresentare atmosfere, ambienti e tipi umani, non perde di vista la dimensione psicologica dei suoi personaggi. E riesce a tenere tutto assieme con apparente scioltezza. I Maia sono al tempo stesso una saga familiare, il racconto della seconda metà del ventesimo secolo in terra lusitana, un libro in cui trova spazio, tra affabulazione e dinamiche storiche, anche l’ironia, e una grande storia romantica, incestuosa, quella fra Carlos de Maia e sua sorella Maria Eduarda. Con le sue braccia ampie, insomma, può soddisfare il palato di molti lettori, e tanti ne merita davvero.
Nonno e nipote
In una Lisbona di fine secolo che vagheggia la perduta grandeur imperiale, attraverso un gruppo di giovani José Maria Eça de Queiroz ritrae una sostanziale decadenza delle fasce più nobili e ricche del Paese, una Lisbona di contraddizioni, in chiaroscuro, fastosa e stracciona; a poco serve il passato glorioso, bisogna farsi largo nel presente, pur facendo tanta fatica a immaginare un futuro all’altezza dei propri sogni, se non dei propri ricordi. Si resta a galla, ma con difficoltà: succede anche a Pedro de Maia, figlio del raffinato patriarca Afonso, e padre di Carlos, figlio che la moglie non ha portato con sé nella sua fuga all’estero con un amante italiano, Tancredi. Pedro resiste, non ama molto le regole, sembra amare la vita, e anche se il mondo in cui è nato e cresciuto declina in un tramonto, lui fa di tutto per dare un senso ai suoi giorni, ma infine non ci riuscirà. Afonso guarda al domani sperando nel nipote Carlos, imponendogli una rigida educazione…
… io voglio che il mio ragazzo cresca virtuoso per amore della virtù e onorato per rispetto dell’onore, e non per timore delle caldaie di messer Satanasso e neppure col miraggio del Regno dei Cieli.
La fatal scoperta
Per centinaia e centinaia di pagine José Maria Eça de Queiroz fa sfoggio di una cultura e di una formazione cosmopolite, ma finisce per rivelarsi quanto più portoghese sia possibile, e inanella, capitolo dopo capitolo, scandali e colpi di scena, duelli e sesso, ricordi e domande, pazzi dolori e pazze felicità, a cominciare dall’amore fatale tra Pedro e Maria Eduarda, che scopriranno d’essere fratello e sorella dopo parecchio tempo, dopo aver costruito il proprio nido d’amore. L’ultimo discendente dei Maia è affascinante, dedito al piacere e alle discipline sportive, pronto ad avviare la carriera da medico, sembra muoversi, ma resta immobile, alle prese con un sentimento di apatia. Come i suoi amici, Cruges, Alencar, Ega, sogna di rifondare un Portogallo arretrato, ma per quanto col pensiero aspirino a grandi cose, con le azioni restano al palo.
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