Più bimbi e meno intellettuali legati alla politica potrebbe essere uno slogan adatto a “Elogio del pomodoro” di Pietro Citati, tornato in libreria. Tra ricordi intimi, viaggi e atti d’accusa, il grande critico non scrive tecnicamente di letteratura, anche se i riferimenti colti sono numerosi, ma offre spunti attualissimi, posando il suo sguardo franco e chiaro sui mali dell’Europa, la crisi del cristianesimo, il declino del sistema scolastico e universitario
Soltanto se restiamo in qualche misura infantili, continuiamo a capire l’infanzia: ciò che è uno dei massimi doni dell’esistenza. Perché lì, in quelle risa e in quei pianti e in quei rossori e in quelle parole e affermazioni impossibili, si nasconde qualcosa che non appartiene al “qui”: soffiano un altro tempo, un altro spazio, un’altra musica. Se non riusciamo a cogliere questo soffio siamo creature diminuite.
Così, dobbiamo moltiplicare i nostri rapporti con i bambini. Per esempio leggere ai figli Pinocchio e l’Iliade e Alice nel Paese delle Meraviglie e la storia dell’elefante nel fiume e le Fiabe Italiane di Calvino: nostro figlio ci fissa, spaventato e divertito; e noi seguiamo sul suo volto l’aspetto sconosciuto che prende in lui il libro che conosciamo.
Pagine intime, ricordi familiari, opinioni personali (come quella appena citata sull’infanzia), per cominciare, ma anche resoconti mai banali di viaggi e un osservatorio. E poi uno sguardo da saggista che si posa su personaggi storici del passato più e meno recente, luoghi ed eventi storici, anche recenti, a cominciare dal destino dell’Europa, in contrapposizione con l’estremismo islamico, e da quello dell’Italia contemporanea e di certe sue derive. Un esempio? La riverenza degli intellettuali italiani verso la politica…
Nè gli ingegneri, né i medici, né i sacerdoti, né i conduttori di tassì, né le casalinghe sono mai penetrati così profondamente nel regno dell’Idiozia.
Quando compone poesie e romanzi, uno scrittore non è obbligato a dire la verità: la letteratura sta al di sopra della distinzione tra il vero e il falso; come diceva Esiodo, le Muse ci insegnano a mescolare il vero e il falso, il reale, l’assurdo, l’incomprensibile. Ma quando uno scrittore diventa intellettuale, parla di politica, si espone in pubblico come maestro, deve raccontare e spiegare ciò che è veramente accaduto. Invece gli intellettuali italiani mentono volentieri…
Meditazioni
Parliamo di Pietro Citati – scomparso nell’estate del 2022, importante critico letterario e un grandissimo, vorace lettore – e della sua raccolta di saggi Elogio del pomodoro (265 pagine, 20 euro), in origine pubblicata da Mondadori e adesso riproposta da Book Time, marchio della casa editrice La Vita Felice. Ammirato e detestato, Pietro Citati (la cui famiglia aveva anche ascendenze siciliane) aveva il pregio o il difetto della chiarezza e della franchezza. E molti dei brani che compongono questo acuto saggio sono un atto d’accusa al presente, alle riforme scolastiche e universitarie, per esempio, alla globalizzazione diffusa (che in realtà è frantumazione, moltiplicazione…), al consumismo sfrenato, all’ostentazione della ricchezza, all’Europa in crisi, al cristianesimo in declino («Un tempo, i teologi cristiani scrivevano e riscrivevano il linguaggio ricchissimo della Bibbia e dei Vangeli. Ora, sembra che essi non abbiano letto nemmeno una frase della tradizione cristiana… Forse il pensiero di Gesù è ancora vivo: ma la sua lingua si è spenta; e una religione è, in primi luogo un lingua e una forma»). Sono piccole profonde meditazioni – tra aneddoti e polemiche – in gran parte pubblicate in precedenza su quotidiani. E al presente si contrappone il passato, l’infanzia, i giochi semplici e senza troppe pretese, la civiltà contadina.
Non allineato
Proprio la società contadina è simboleggiata dal pomodoro, sublime e semplice ortaggio, cibo prelibato a tavola quando Pietro Citati – la cui prosa è come sempre caustica, ironica, sciolta, ricca di allusioni colte e di riferimenti alti ed espliciti – era solo un bimbo, quando lo si coltivava in un pezzo di terra e si mangiava, magari nel cosiddetto condijun ligure, un’insalata. L’autore di Elogio del pomodoro va riscoperto: paradossalmente lontano dal suo territorio d’elezione, la letteratura, che torna a sprazzi, Citati è capace di essere fedele a se stesso, di farsi apprezzare, di non allinearsi, con intelligenza, allo status quo in cui siamo immersi.