Killeen e la spia nella Germania assoggettata a Hitler

Una magistrale ricostruzione storica e sociale del Terzo Reich nel debutto di Matt Killeen, “La bambina di Hitler”, che inventa la figura di una bambina spia inserendola in un contesto realissimo, che si reggeva sulla sopraffazione a ogni livello

Matt Killeen è uno scrittore esordiente, ma il suo romanzo, La bambina di Hitler (336 pagine, 17,90 euro), tradotto da Letizia Sacchini e pubblicato da Garzanti, è un capolavoro, perché immerge il lettore nella realtà della vita quotidiana dei tedeschi e soprattutto in quella dei dirigenti, durante il regime nazista. In un sistema politico autoritario, si sa, la vita è dura, non è concesso pensare ed agire se non secondo i miti proposti ed imposti, a prescindere dalla condivisione o meno degli stessi.

L’incontro

Sarah era una ragazzina ebrea e la sua famiglia subì il destino che agli ebrei era stato riservato dalla “razza eletta”. Stava fuggendo con sua madre, ma la vista di un posto di blocco lunga la strada, determinò un incidente e fece sì che restasse sola al mondo, tuttavia l’incontro con una spia inglese, Jeremy Floyd, le consentì di potere mettere a fuoco e praticare la sua intelligenza e le sue abilità e in tal modo salvarsi. Divenne una psudo-bambina di Hitler e calata in quei panni, trasmetteva al suo amico segreti e segreti; la speranza della libertà e di un futuro migliore, le avrebbero dato forza ed energia, al punto da renderla un’abile spia.

La brutalizzazione ideologica

Anche se la protagonista è pura invenzione dell’autore, il contesto storico è reale, come viene confermato dall’autore nella nota finale e, di fronte a tale affermazione, non si può non restare scossi per la durezza educativa, a cui erano sottoposte anche le bambine, future mogli e madri, in conformità al ruolo che a loro aveva assegnato il regime. Durante il periodo  nazista, la brutalizzazione ideologica subita induceva i tedeschi ad accettare e condividere anche la violenza che caratterizzava ormai il quotidiano del vivere, infatti in quanto “razza eletta”, essi non lesinavano di eliminare chi esulava dalla norma, chi non era fisicamente e mentalmente sano, a prescindere dalla nazionalità, in una sorta di ossessione pseudo-scientifica che induce a concordare nell’accettazione della tesi che la Germania nazionalsocialista fu distrutta in parte dalla sua stessa intolleranza.

L’unico rimedio

Il Fuhrer era deus et dominus, di fronte al quale tutti dovevano inchinarsi ed obbedire. In mezzo a tante atrocità, stupisce la forza di sopravvivenza di questa indefessa ragazzina che teneva nascosta nel suo subconscio, ”la scatola degli orrori“, ossia le atrocità viste e subite anche in quella scuola prestigiosissima, il liceo Rothenstadt, riservato  alle rampolle del regime. Come scrisse Primo Levi nella prefazione al romanzo  Se questo è un uomo, il germe che porta a diffidare del diverso o dello straniero è sempre esistito nell’animo umano, perciò il rischio del razzismo è sempre incombente e l’unico rimedio, affermò nell’appendice del 1976 allo stesso libro, è affidarsi allo studio, alla discussione, alla riflessione, al confronto razionale e, si può aggiungere per chi è cattolico, anche all’insegnamento evangelico; solo attraverso il rifiuto razionale o religioso che sia, è possibile  fuggire da facili mitologie che possono costituire un pericolo per l’umanità anche oggi, in un tempo come il nostro, in cui, come sosteneva già negli anni Ottanta del secolo scorso, lo scrittore inglese Orwell, dominando incontrastata la tecnologia e la retorica della comunicazione di massa e affermandosi il potere attraverso la colonizzazione dell’inconscio, piuttosto che convincendo le coscienze, solo lo spirito critico e religioso può indurre l’uomo a porre a centro della propria riflessione l’idea di unità del genere umano e della solidarietà che ne deriva. La narrazione di Killeen è chiara e scorrevole, fabula ed intreccio in genere coincidono, se si prescinde dai flashback con i quali la protagonista immerge il lettore nel suo passato, nei suoi ricordi, in quella”scatola degli orrori” che hanno caratterizzato parte della sua vita.

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