In uno dei racconti de “L’uomo invaso” Gesualdo Bufalino rivisita il mito greco di Orfeo ed Euridice, con gli occhi e i pensieri della donna, scrive l’altra faccia della medaglia. Lo sguardo fatale all’amata, tramandato nei secoli, con un amaro significato… Terza instantanea che dedichiamo a Bufalino in vista del centenario della sua nascita
Lo aveva amato. Anche se presto aveva dubitato d’esserne amata altrettanto.
Euridice riflette, in fondo agli inferi, sul legame che durante la sua vita terrena l’aveva unita ad Orfeo. Un uomo di cui «s’era innamorata tardi e di controvoglia. Non le garbava, all’inizio, che le altre donne gli corressero dietro a quel modo, insieme alle bestie, alle belve. Doveva essere un mago, quell’uomo, un seduttore d’orecchi, un accalappiatopi da non fidarsene».
Il mito greco
Euridice riflette, nelle parole lasciateci da Bufalino, in uno dei racconti de L’uomo invaso (164 pagine, 11 euro) per Bompiani, e che riprende il mito greco. Lo scrittore siciliano lo rilegge per mostrarci quella che potrebbe essere l’altra faccia della medaglia di quella storia d’amore che è sopravvissuta nei secoli e che ha incantato lettori.
Quella storia d’amore in cui lui riscende negli Inferi per riavere la sua amata, ma quello sguardo dato troppo presto, prima di essere tornati sulla Terra… ma quel voltarsi a guardare l’amata prima che il viaggio fuori dagli Inferi fosse terminato…. gli era costato il ritorno tra i morti di Eurdice.
Ma perché voltarsi, infrangendo quella regola?
Ma perché voltarsi, rischiando di perdere la sua amata?
Euridice riflette, con le parole di Bufalino che riscrive il mito.
In una parola, la risposta ai perché sta nella vanità.
E nel voler avere ulteriormente conferma che le sue abilità poetiche possano far cedere tutti, anche Ade.
Perché voltarsi?
Euridice, stanca, pronta a tornare indietro, seduta sull’argine del fiume, riflette. Ripensa e ricostruisce quei momenti.
Orfeo aveva commosso tutti.
Orfeo aveva piegato anche Ade.
Orfeo avrebbe potuto voltarsi pochi secondi dopo.
Orfeo avrebbe potuto riuscire nella sua impresa.
«Quale Erinni, quale ape funesta gli aveva punto la mente, perché, perché s’era irriflessivamente voltato?»
L’attimo rivissuto
Euridice rivive quell’attimo, quello in cui Orfeo comprese di averla perduta.
«L’aria non li aveva ancora divisi che già la sua voce baldamente intonava: Che farò senza Euridice?».
Perché? Come era stato possibile.
Semplice.
Allora Euridice trionfalmente, dolorosamente capì: Orfeo s’era voltato apposta.