Laing, dare una chance alla felicità nel caos del mondo

“Crudo” è il primo libro della scrittrice e critica inglese Olivia Laing. Una scrittura frenetica, dissacrante e dirompente.La protagonista dialoga con se stessa (e col suo alter ego Kathy Acker, scrittrice punk), si fa domande, scrive appunti in presa diretta, mescola tweet e prosa. Un libro sull’amore, sulla paura del matrimonio (a pochi giorni dalle nozze), sull’informazione ipertrofica di oggi, un libro politico, sui disastri di Trump, della Brexit e dell’ambiente… 

Un oggetto letterario non identificato, però sofisticato e affascinante. Una scrittrice che sembra venire dal futuro, ma anche una critica letteraria di spessore. Un libro scritto in poche settimane, la cosa che più si avvicina a un romanzo, pur senza esserlo (che muore, per rinascere), nella produzione di Olivia Laing, quella di Città sola, il suo titolo più noto. Il Saggiatore, che pubblica tutte le sue opere, è andata a pescare la prima, Crudo (141 pagine, 17 euro), facendola tradurre a Francesca Mastruzzo. E l’esperienza di lettura è fantastica, grazie a un testo spontaneo e dissacrante, a una scrittura febbrile.

Don’t believe the truth

Olivia Laing prende la propria vita, alla vigilia delle nozze, la traveste appena attraverso l’alter ego della scrittrice punk Kathy Acker (morta quasi un quarto di secolo fa) parlando di lei, parla di sé (l’incipit del resto è: «Kathy, e con lei intendo io, si stava per sposare. Kathy, e con lei intendo io, era appena scesa da un volo proveniente da New York»). E poi prende la storia e la politica internazionale dell’estate 2017 e, trasfigurandole, anche via Twitter (prima dei ringraziamenti finali ci sono le esatte citazioni dei cinguettii traslati nel volume e quelle di Kathy Acker), le mescola al fluire della narrazione, ipnotica, strana, ma che non si molla e permette di concludere la lettura in poco tempo. Crudo è contemporaneamente un libro politico (sull’America ai tempi di Trump e dei suprematisti bianchi, sulla Brexit, sulla Corea del Nord, sulla spietata attualità di alcuni disastri ambientali) ed è un libro sull’amore, ai tempi dell’egoismo planetario, amore (e matrimonio) che fa paura ai tempi dell’odio e della violenza, un libro sulla verità, che naturalmente non esiste, ai tempi di un’informazione velocissima e ipertrofica, contaminata com’è da fake news e da “personaggi” del calibro dell’ex presidente statunitense.

Le cose continuavano a succedere, però non in un ordine sensato, parlare di verità era difficile perché certi frammenti venivano nascosti, come il risultato o magari la causa, e comunque lo spazio tra queste due cose era pieno di dati fuorvianti, assurdità e menzogne. […] Davvero un tempo le decisioni portavano dritte a certe reazioni? E potevi ricostruirne la catena degli eventi? Lo ricordava ma alla lontana. Erano cambiate tante cose quest’anno.

Modello dichiarato, in più di un’intervista a Laing, è il Cristopher Isherwood di Addio a Berlino. Chissà cosa sarebbe diventato, Crudo, se scritto in presa diretta ai tempi della pandemia, oggi o solo qualche tempo fa…

La sete di vita dopo il cancro

È anche una lunga riflessione sul ruolo dell’intellettuale, un’analisi onestissima che oscilla tra ironia e commozione e ricalca, nel modo in cui è scritto, la frenesia del presente con cui tutti, più o meno, facciamo i conti. Ci sono dentro un’emotività totalmente messa a nudo, la voglia d’essere amata (e il contemporaneo bisogno di solitudine) e la sete di vivere, soprattutto dopo aver superato una malattia infida, un cancro. La sua voce è leggera e dirompente, a tratti nuova. Laing l’ha dimostrato soprattutto con le opere successive a questo debutto, tradotte per prima in Italia, ma era lampante anche qualche anno fa, con Crudo. Incastra porzioni di tempo e spazio di una quarantenne tra Londra e l’America, che trascorre l’estate in un resort toscano, fa tanti viaggi e, imbevuta di scetticismo (anche sull’imminente vita in due, sulla difficoltà di condividere un grande porzione di vita con il partner), si pone ancora più domande, come se dialogasse con se stessa, prendendo appunti, nel bel mezzo di un evidente caos esistenziale e di esigenze contraddittorie, e in un mondo sostanzialmente insensato. La conclusione? Dare una chance, nonostante le tante controindicazioni, alla felicità possibile.

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