Lucarelli, tornano l’Iguana e le nostre paure più intime…

Una bomba a orologeria, un meccanismo ben congegnato è “Leon”, romanzo di Carlo Lucarelli in cui tornano i personaggi di “Almost blue”. In una Bologna ai tempi del Covid l’evasione dell’Iguana, noto serial killer, mette a repentaglio la vita di chi lo aveva fatto catturare, Grazia Negro, che sta partorendo due gemelline… 

Credo di essere una delle poche persone a non aver ancora letto Almost blue, il famoso thriller di Carlo Lucarelli da cui Léon (216 pagine, 17,50 euro), per Einaudi, direttamente discende.

Ciononostante, e vale a dire senza la consapevolezza dell’antecedente letterario, il nuovo romanzo di Lucarelli è, a tutti gli effetti, una bomba ad orologeria di grandissimo effetto, un meccanismo tensivo del tutto indipendente e molto ben congegnato.

La pandemia

Innanzitutto il setting: specchio verace di questi tempi straordinari, feriti, azzoppati da una pandemia che non ci aspettavamo, lo scenario ammalato e sbilenco su cui l’autore colloca i suoi personaggi permea la trama, concretizzandola.

La Bologna del 2022 non può che essere quella del Covid, nessuna recita dunque, nessuna omissione o licenza poetica. L’incubo che Lucarelli introduce si inserisce in una realtà di per sé già psicotica, un mondo brulicante di gente esaurita, compromessa, fiaccata nelle difese.

Belle e cattive notizie

Rievocando l’ouverture di una famosa pellicola horror, anche questa storia inizia in un ospedale, con una donna, Grazia Negro.

Diversi anni prima Grazia è riuscita a catturare uno spietato e sanguinario serial killer, l’Iguana che, una volta massacrate le sue vittime, grazie a vari cambi d’identità, diventava invisibile.

E, proprio come in tutte le storie nere che si rispettino, è nel momento in cui la protagonista ci appare completamente indifesa – sta partorendo le sue due gemelline – che arrivano le cattive notizie: l’Iguana è riuscito a evadere e, con grande probabilità, tenterà di raggiungere Grazia per vendicarsi.

Diversi stati emozionali

La detective deve sbrigarsi ad abbandonare l’ospedale con le sue bimbe dentro ad un borsone. La destinazione è segreta, un luogo sconosciuto per la protezione dei testimoni. Una casa a più piani, per noi labirintica, dove presto verrà portato anche Simone, l’ex-fidanzato non vedente di Grazia, il cui contributo per la cattura dell’Iguana si era rivelato fondamentale.

Entrambi sotto lo stesso tetto, Grazia e Simone si incontrano solo per brevi istanti, persi ognuno nel proprio mondo sensoriale, fatto di intuizioni e memoria.

Noi stessi, mentre leggiamo, ci troviamo davanti a più versioni della stessa scena e, per orientarci, abbiamo solo quegli strumenti di cui la natura ha dotato i protagonisti.

In certi tratti ci sembrerà di non vedere e di doverci affidare al ricordo di un rumore o di un odore, in altri sarà l’istinto di sopravvivenza a doverci guidare, l’intuito femminile unito all’esperienza investigativa.

Ci troveremo ad attraversare diversi stati emozionali e di coscienza, avendo sempre ben presente lo scenario di sangue da cui è scaturito il terrore: gente massacrata, un solo testimone e l’Iguana in agguato, come sempre imprendibile.

Ordinarie fragilità

Lucarelli è maestro nel dar voce alle nostre paure più intime, anche a quelle più bizzarre o inconfessabili che, inevitabilmente, si intrecciano con la cronaca nera e da cui, in certi casi, la cronaca nera scaturisce. Sono paure apparentemente ordinarie, fragilità che ognuno potrebbe covare dentro di sé. In queste storie il senso di continuità tra buoni e cattivi rimane sempre bene in vista, per farci da monito, pur sottolineando con decisione la differenza tra l’essere pazzi e il diventarci.

Per concludere Léon è una storia cupa, tesissima, che cavalca il filo delle nostre ossessioni, personali e collettive, è l’improvviso brivido di terrore che ha paralizzato tutti noi almeno una volta nella vita, l’esperienza da cui non siamo riusciti a tornare, il tuffo nella psicosi più nera, che ci sorprende nudi e, spudoratamente, ci sfida.

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