Di Piazza, romanziere-cronista senza conti in sospeso

“O tu o lui” di Giuseppe Di Piazza è l’avvincente sequel di “Un uomo molto cattivo”. Un collaboratore di giustizia, braccato dalla mafia, prova ad affrontarla prima in Sicilia, poi negli Usa. Fin quando non è a rischio la vita di chi gli sta più a cuore… Ritmo e coinvolgimento garantiti

Un cronista è per sempre e non lascia conti in sospeso, con le storie, con i personaggi che, seppure di carta, hanno contorni più concreti di quanto si possa immaginare. Giuseppe Di Piazza prima di essere un autore di noir sbarcato anche negli Usa, un formidabile romanziere abile negli intrecci e nell’evocazione spazio-temporale di una Sicilia che fu (che in parte è?), è un cronista d’altri tempi, forgiatosi alla scuola di uno dei maggiori quotidiani della penisola, l’ormai defunto L’Ora di Palermo. È lì la chiave di molto, se non di tutto, nella folgorante carriera professionale del palermitano Di Piazza, che poi ha trasfigurato tante delle sue esperienze giovanili in libri aspri, anche violenti, ma intensi e godibili. Otto anni fa la sua opera seconda era stata, pubblicata da Bompiani, Un uomo molto cattivo: la vita di Sari De Luca, un potente dirigente editoriale sconvolta dalle origini siciliane, da legami di sangue con Palermo, dal passato che chiede un conto salatissimo perché, orfano di genitori e adottato da una famiglia lombarda, il protagonista aveva un nonno omonimo, compromesso con Cosa nostra, ma sempre scagionato…

Da Palermo a New York

Quel romanzo adesso, conto in sospeso saldato, ha un sequel. Lo pubblica Harper Collins Italia e si intitola O tu o lui (295 pagine, 18 euro). Quel protagonista – segnato per sempre, come nel precedente libro, dall’amore travolgente per una ragazza molto più giovane di lui, Valeria, che ha fatto una pessima fine in Un uomo molto cattivo – collabora con la giustizia e sa che la sua sfida a muso duro e viso aperto con la mafia non s’è conclusa. Aspano Spadaio, fratello di Mommo, boss che Sari ha trucidato – per vendicare l’omicidio dell’amata Valeria – intende fargliela pagare. E Sari (che ha intatta la passione per un personaggio di Scerbanenco, Duca Lamberti, citato come nel precedente romanzo) sembra quasi facilitargli il lavoro, recandosi in Sicilia, scoprendo la terra della famiglia d’origine. Una pecora in pasto al lupo? Non esattamente, anche perché i mafiosi che dovrebbero ucciderlo sono tutt’altro che inappuntabili e al suo fianco finisce Stella Manfredi Sternwood, una “Venere con macchina fotografica”, “di una bellezza neoclassica”, che in realtà lavora per i Servizi e ha il compito di proteggerlo. Il viaggio del protagonista sarà più lungo e mirabolante del previsto, in qualche modo anche nel tempo, per inseguire degli avi che lasciarono la Sicilia per sbarcare a Ellis Island. A New York l’aspetta il passato e anche un mafioso, Vinnie Scann…

I lati oscuri più delle azioni

Di Piazza sfoggia prosa sciolta, fantasia, cuce grovigli e spiega nella nota conclusiva che un viaggio Oltreoceano del bisnonno Luigi, professione saldatore, gli ha ispirato quella che è ben più di una parentesi, tutta a stelle e strisce. Sono i lati oscuri dei personaggi, oltre che i sentimenti, più che le azioni, a essere esaltati sotto i polpastrelli di Di Piazza (c’è in O tu o lui anche un giornalista, Francesco De Stefanis che forse un po’ gli somiglia…), che alterna prima e terza persona senza inficiare il ritmo della narrazione, senza annacquare il coinvolgimento di chi legge. Come nel precedente capitolo di quella che sembra destinata a diventare una serie, Sari si ritroverà davanti a un bivio perentorio, che spiega il titolo del romanzo, visto che ad essere in pericolo diventa la vita che gli sta più a cuore, quella del figlio Alessio. Se amate i finali aperti, quello del nuovo romanzo di Giuseppe Di Piazza sembra apertissimo…

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