Amicizia e adolescenza, lo sguardo nostalgico di Enrico Tommasi

Un memoir, un’amicizia estiva, un viaggio avventuroso. Protagonisti due ragazzi e alcuni luoghi, il Cilento, la Costiera amalfitana e l’isola di Procida (e il capolavoro di Elsa Morante lì ambientato ha un ruolo centrale…). “La nostra migliore estate” di Enrico Tommasi è destinato a chi di un romanzo vuol godersi ogni singola parola, ogni frase, ogni passaggio

Il primo effetto che produce la lettura di questo nostalgico memoir pubblicato da Morellini Editore è quello di costringervi a prendere – o a riprendere – in mano L’isola di Arturo. Già perché il capolavoro di Elsa Morante ha un ruolo non secondario nel libro di Enrico Tommasi. Funge da esca e chiude il cerchio. Non aggiungiamo altro, per non spoilerare rovinando il piacere della lettura. Di certo l’incipit de La nostra migliore estate (200 pagine, 16,90 euro) ha la forza di prendere per mano il lettore e condurlo fino alla fine.

Dall’entroterra al mare

La storia celebra l’amicizia, quella adolescenziale, ovvero quella più genuina e pura, che lascia segni indelebili nella memoria di ognuno di noi, e i luoghi dei due protagonisti, il Cilento, la Costiere Amalfitana e Procida, l’isola di Arturo appunto. Una cartolina romanzata, quella di Enrico Tommasi, dipinta con pennellate lente, precise, destinate agli occhi di coloro i quali di un romanzo vogliono godersi ogni singola parola, ogni frase, ogni passaggio. Niente colpi di scena o ritmi sostenuti, ma un doppio binario che scorre morbido lungo le colline della Campania che dall’entroterra portano verso il mare che sta di fronte alla penisola sorrentina. Luoghi conosciuti ai più per la vocazione turistica, ma che Tommasi attraversa con uno sguardo diverso, carico di nostalgia per i tempi che furono, nostalgia che inevitabilmente trasmette al lettore, soprattutto chi ha vissuto/goduto l’epoca precedente alla globalizzazione, alla caduta del Muro, al boom di internet, dei telefoni cellulari, dei social netowrk, quando le estati si trascorrevano all’aperto, tra balli di gruppo e sagre paesane.

Una stagione lieve

Tommasi racconta la sua storia e quella di Antonio, due ragazzi che diventano amici e si intendono a meraviglia, che si trovano quasi in silenzio, con gli occhi, che condividono passioni, ansie e paure, pur essendo molto diversi per estrazione sociale e carattere. E racconta contestualmente di un viaggio che i due giovani compiono per raggiungere il capoluogo, un viaggio bischero e avventuroso. Quella stagione, l’alba dell’amicizia, una stagione lieve come la brezza marina, durerà il tempo di una sola estate, ma nel cuore di Enrico e Antonio finirà per essere cristallizzata come qualcosa di estremamente prezioso che nulla potrà mai scalfire. La prosa dell’autore campano, classe ’61, ha il sapore di un tempo, il ritmo cadenzato di chi più che mostrare vuole raccontare, addentrandosi il più possibile, con dolcezza e senza frenesie, nelle atmosfere e nell’animo dei due giovani protagonisti. Ci sono tanti modi per raccontare l’adolescenza: Enrico Tommasi ha scelto la pacatezza e la bellezza.
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