Quando Szymborska non aspettava poesie, ma viveva…

Il primo libro di versi di Wislawa Szymborska risale agli anni Quaranta, ma solo adesso vede la luce, postumo. “Canzone nera” è una raccolta di poesie giovanili, avvio di un difficile apprendistato. Sono lontane la chiarezza espressiva dei giorni migliori e l’attenzione alla quotidianità, ma qualcosa si intravede: reticenza, semplicità e stupore

La silloge postuma? In realtà è la prima, spolverata e recuperata. Sapere che c’erano in circolazione altri versi di una delle mie poetesse del cuore, Wislawa Szymborska, è stato balsamo per me. Una delle più belle emozioni di un ormai antico viaggio nella sua Polonia è stata la visione della sua medaglia del Nobel esposta all’università Jagellonica. Lì, un lontano giorno di quasi trent’anni fa, Wislawa Szymborska, più ironia che pathos, più quotidianità che vette celesti, non ha più smesso d’accompagnarmi. È dunque preziosa questa recente proposta di Adelphi, che pubblica Canzone nera (154 pagine, 14 euro), trentanove poesie giovanili e acerbe, a tratti ingenue, degli anni Quaranta, con traduzione di Linda Del Sarto (lo storico traduttore di Szymborska, Pietro Marchesani, è scomparso ormai quasi dieci anni fa), cura e postfazione di Andrea Ceccherelli.

Guerra e dopoguerra

L’invasione della Polonia da ovest e da est, la Shaoh, la Storia che in qualche modo fa irruzione nella vita e soprattutto nella gioventù. La guerra e il dopoguerra: strade desolate, macerie, campi di combattimento fanno da sfondo ai primi versi, nei quali l’autrice non manca di dichiararsi in qualche modo impotente, linguisticamente, di fronte a tanto orrore. Non è tutto esplicitato in queste poesie di Szymborska, eppure alcuni riferimenti e allusioni sono visibili, in certi casi evidenti. E la giovane poetessa si tuffa verso l’esistenza, non aspetta manne (poetiche) dal cielo. Come sembra nella poesia Il giorno dei morti:

Non ero qui ad aspettare una poesia

ma

a trovare, afferrare, accogliere.

A vivere.

Un libro, Canzone nera, che non trovò la via della pubblicazione in vita, quando Szymborska avrebbe potuto debuttare e, nemmeno, quando celebre, avrebbe potuto farlo uscire con tutti gli onori. Inizialmente non era sulla stessa linea d’onda della letteratura e dell’ideologia comunista imperante nel dopoguerra (e per un paio di decenni la poetessa abbracciò l’utopia politica…), e infine era stato comunque “sconfessato” da una lunga carriera all’insegna di versi di tutt’altro genere.

Un libro salvato

Eppure qualcosa arde sotto la brace giovanile, in poesie più “ermetiche” di quelle a cui siamo abituati. Tracce di disincanto, morsi di disillusione, reticenza quando di mezzo possono esserci sentimenti, semplicità e stupore. C’è anche questo nel libro salvato e conservato da Adam Wlodek, primo marito della scrittrice polacca. Poesia d’amore scherzosa, ad esempio, sembra uno dei componimenti più proiettati verso il futuro, più vicina alla Szymborska risuonata nei volumi più famosi e tradotti. Finisce così:

Io non esisto per me stessa.

Sono funzione dell’elemento.

Potrei essere un segno nell’aria,

potrei essere un cerchio sull’acqua.

Ogni volta che apri gli occhi –

prendo solo ciò che è mio.

In tutta fedeltà ti lascio

la terra tua e il fuoco.

Cracovia sotto il giogo comunista (e realista)

La lunga strada verso la quotidianità e la chiarezza espressiva inizia con questo pugno di pagine su cui ha lavorato con dedizione la giovane traduttrice, Linda Del Sarto, classe 1994, “innamorata” della poetessa Nobel. Poco più giovane era Szymborska quando scrisse queste poesie nella sua Cracovia, meno macerie delle altre grandi città polacche e più voglia di ripartire dopo il secondo conflitto mondiale, sebbene all’orizzonte ci fosse la morsa del giogo comunista. L’apprendistato della poetessa non sarebbe stato breve, né privo di ostacoli, con tanto di pausa di riflessione di qualche anno, e perfino passaggi a vuoto, come poesie (successivamente ripudiate) sensibili a un’idea di letteratura figlia del cosiddetto realismo socialista. L’intimismo screziato di riflessione filosofica era lontano, ma vicino al tempo stesso.

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