Mattia Signorini, un piccolo capolavoro dal fango delle trincee

In “Una piccola pace” Mattia Signorini riscrive, romanza “La tregua di Natale”, un noto episodio della prima guerra mondiale. Obiettivo raggiunto a pieni voti, grazie a una grande scrittura per un tema attualissimo

Dissento sul titolo. Più che “una piccola pace”, direi che si tratta di un piccolo (166 pagine) capolavoro.

Mattia Signorini, non ho il piacere di conoscerla, ma spero le arrivino i miei sinceri complimenti: il suo romanzo – Una piccola pace, edito da Feltrinelli – è un orologio come non ne avevo tra le mani da parecchio. Cassa e cinturino d’oro, design classico con ben ragionati ammodernamenti, meccanica tradizionale solidissima, oleata alla perfezione, che spacca il minuto. Ho speranza – glielo auguro di cuore – che il suo gioiello macini tempo su tempo, guadagnando meritati favori di critica e di pubblico.

Una similitudine

Un progetto semplicissimo quanto ambizioso: riscrivere – romanzare – “La tregua di Natale”. Raggiunto a pieni punti l’obiettivo.

La fortuita e fortunata coincidenza che mi sia trovata a leggerlo di seguito a Peso falso di Joseph Roth, mi ha suggestionato parecchio. Probabilmente, se non avessi avuto così fresca nelle orecchie l’eco della voce di Roth, non avrei neppure pensato ad una così pregnante similitudine tra le due scritture.

Parco di descrizioni e di parole, Mattia Signorini, come Roth, riesce a caricare (non sia intesa come accezione negativa) l’essenzialità del suo periodare, la quasi laconicità che sceglie come cifra, di una sorprendente capacità evocativa. Scenograficamente le descrizioni sono così esaustive da collocarci esattamente là, nei luoghi designati. Emotivamente, accade pressappoco lo stesso. Il ritmo del racconto, i cui toni sommessi comunicano con pacatezza ma altresì in modo chiaro i contenuti che premono all’autore, la costruzione della trama, che riesce senza soluzione di continuità nell’intento di alimentare l’interesse e la curiosità del lettore, guadagnano il risultato di suonare estremamente vibranti: il fango del campo di battaglia e la pioggia insistente sulle trincee corrispondono alla condizione sentimentale in cui, ben presto, viene a trovarsi chi legge, immobilizzato coi i piedi nella melma della guerra, flagellato alla testa dalla ridda di pensieri che piovono incessanti su di lui, come fosse l’ennesimo soldato al fronte.

Grande scrittura per un tema attualissimo.

Una tripletta e le insegnanti

A Signorini riesce una bella tripletta:

1) riaccende il faro sulla prima guerra mondiale, nello specifico su un episodio che, per le sue caratteristiche, nasce, per così dire, già “romanzato”;

2) avendo reso estremamente coinvolgente il racconto della guerra, modernizza, attualizza il discorso su di essa;

3) realizza la similitudine perfetta per farci entrare ancora meglio nel conflitto ucraino ( al quale è inevitabile pensare).

Per tutto ciò che ho scritto – oggetto della trama, qualità e tenuta della scrittura, attualità del messaggio – Una piccola pace ha tutte le caratteristiche per essere adottato come suggerimento di lettura dalle insegnanti. Invito, chi sia interessato, a metterlo in lista.

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