Gli Under 25 di Matteo B. Bianchi? Attese in gran parte deluse

Una bella scommessa, una coraggiosa esplorazione di voci nuove è l’antologia di racconti “Quasi di nascosto”, curata da Matteo B. Bianchi. Fatta eccezione per un paio di racconti, però, non c’è nulla che si faccia ricordare

Una bella scommessa quella di Matteo B. Bianchi, curatore dell’antologia di racconti intitolata Quasi di nascosto (169 pagine, 16 euro) edita dalla casa editrice milanese Accento. In perlustrazione nel mare magnum dell’offerta letteraria italiana, il neonato marchio editoriale è andato alla ricerca di nuove voci, intercettandone dodici, tutte rigorosamente sotto i 25 anni, per capire come si stessero orientando i giovani autori e quali stili si stessero plasmando al di fuori dei grandi circuiti di distribuzione.

Niente acuti

Ne sono scaturiti una serie di racconti, molti diversi tra loro e non sempre efficacissimi. Per quanto tutti i nomi coinvolti nella raccolta si siano dimostrati in grado di tenere il rigo, con una scrittura quasi sempre all’altezza delle aspettative, è pur vero che, fatta eccezione per un paio di racconti, la maggior parte di questi si è rivelato un mero esercizio letterario, senza particolari acuti e senza davvero la capacità di farsi ricordare. Da autori così giovani – e quindi potenzialmente in grado di esprimere nuove concettualità, nuovi linguaggi e nuove prospettive – ci si attendeva uno scatto in avanti in grado di svecchiare l’attuale proposta di libri, scritti prevalentemente da over 40. Ma purtroppo gran parte delle aspettative sono state deluse.

Stoffa da coltivare

Il sesso, l’amore omosessuale, il razzismo sono alcuni dei temi che emergono e che in sé non portano nulla di nuovo. È comunque apprezzabile lo sforzo e l’impegno di questi ragazzi, alcuni dei quali con una effettiva stoffa da coltivare, i quali hanno dimostrato una vivace passione per la scrittura. Un plauso deve anche essere riconosciuto a Matteo B. Bianchi (qui un articolo sul suo romanzo La vita di chi resta) agli ideatori del progetto per il loro coraggio nell’essersi spinti in esplorazione, alla ricerca di chi saprà e potrà far evolvere la letteratura italiana.

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