Testo incomprensibile, da sbadigli, il congedo dalla letteratura e della vita di Martin Amis. “La storia da dentro” non ha una direzione ben precisa, con pensieri in libertà e riflessioni alla rinfusa
Che Dio ce ne liberi e scampi! La storia da dentro (704 pagine, 25 euro), volume postumo di Martin Amis, edito da Einaudi nella traduzione di Gaspare Bona, è tra i dieci libri più brutti mai letti nel corso della mia vita. Un inutile chiacchiericcio, una masturbazione letteraria che provoca disgusto, scarsa digeribilità e una infinita sequela di sbadigli. Quasi settecento pagine di natura esoterica per l’incomprensibilità del testo.
Direzione ondivaga
Di cosa abbia voluto parlare l’Autore non è poi così evidente. Oltre che interessante. Si parte con la descrizione claustrofobica del suo rapporto con Phoebe Phelps, una strana donna – più picchiatella che altro -, per poi schiantarsi nei fine vita di alcuni dei suoi più cari amici: il poeta Philip Larkin, il romanziere Saul Bellow e il saggista Christopher Hitchens. Senza dimenticare i passaggi attraverso le dinamiche turbolenti con il padre Kingsley, buttate qua e là, senza una direzione precisa.
Melassa gelatinosa
Nelle intenzioni di Martin Amis questo libro avrebbe dovuto avere un carattere autobiografico e abbracciare un arco temporale piuttosto ampio. È invece una melassa gelatinosa di pensieri in libertà e di riflessioni alla rinfusa, accompagnate da intollerabili pistolotti sulla letteratura, spesso conditi da frame poetici per nulla piacevoli. Bella la copertina, solo quella.
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