James Baldwin, quant’è difficile e pericoloso amare…

Nell’anno del centenario della nascita di James Baldwin torna, in una nuova edizione, il suo capolavoro, “La stanza di Giovanni”. Romanzo degli anni Cinquanta, capace di emergere fra le tante opere di valore di altri grandi scrittori statunitensi. Non una semplice storia d’amore omosessuale, ma il travaglio di chi non sa vivere con pienezza, lasciandosi andare ai sentimenti che prova, paralizzato dai pregiudizi, propri e altrui

Nei canoni conclamati del Novecento statunitense raramente si intravede l’afroamericano James Baldwin. Eppure, fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso, è stata deflagrante la voce di questo magnifico scrittore e attivista dei diritti civili, di questo ragazzo di Harlem, che per scrivere spesso dell’essere neri in un’America bianca scelse di dividersi per lunghi periodi tra la madre patria e l’Europa, in particolare la Francia. Per il centenario di James Baldwin, merita plauso, attenzione, passaparola e letture l’iniziativa della casa editrice Fandango – promotrice di decine di eventi in tutta Italia per ricordare Baldwin – di ripubblicare in uniform edition i più amati volumi di James Baldwin, a cominciare da quello che per molti è il suo libro chiave, il capolavoro La stanza di Giovanni (221 pagine, 18 euro), nella traduzione di Alessandro Clericuzio, e con postfazione di Colm Tóibín (abbiamo scritto qui del suo romanzo su Thomas Mann, Il mago). Un libro del 1956 con le spalle larghe e di nessuna vigliaccheria, audace nello scrivere di tabù, capace di farsi notare in mezzo ad altre opere di giganti in quegli anni Cinquanta, da Il giovane Holden di Salinger a Il commesso di Malamud, da Il vecchio e il mare di Hemingway a Uomo invisibile di Ralph Ellison, senza dimenticare sortite di gran classe di Bellow (fra i critici più spietati di James Baldwin), Faulkner, Steinbeck. Una concentrazione di talento e potenza letteraria con pochi eguali, nel tempo e nello spazio.

Rifugio di dubbi e incertezze

La turbolenta e complessa relazione omosessuale al centro de La stanza di Giovanni, nelle intenzioni dell’autore, doveva avere e, probabilmente ha, una valenza ben più ampia di quella circoscritta a una storia fra due individui dello stesso sesso. Il timore e l’incapacità di amare davvero, l’inadeguatezza e l’inaffidabilità di David, americano che vive a Parigi, nel relazionarsi sia con la sua fidanzata, Hella (che va in Spagna per ragionare sui loro sentimenti, dopo aver ricevuto una proposta di matrimonio), che con l’affascinante barista di un locale gay, il giovane italiano Giovanni, sono il dramma in cui finisce per incartarsi il protagonista, partito per la Francia (terra vitale, piena di cultura, opportunità, tentazioni) con l’obiettivo di liberarsi dalle scorie di una «vita da ragazzo perbene che sembra essergli stata cucita addosso». La camera di Giovanni in cui David si trasferirà sembra un rifugio dove crogiolarsi nel dubbio e nell’incertezza, da una parte la “normalità” a cui potrebbe aspirare sposando Hella, dall’altra il desiderio di assecondare la propria natura, la naturalezza di un rapporto speciale, che probabilmente è quanto di più vicino lo possa aiutare a sentirsi se stesso: lì il tempo si azzera, e David coltiva al tempo stesso gioie e angosce. È una condizione apertamente autobiografica, quella di James Baldwin in questo romanzo. Giovanni si chiamava in realtà Lucien, ed era svizzero, e a lui, perduto amor di Baldwin, è dedicato La stanza di Giovanni. Dopo poche decine di pagine il lettore scopre che gran parte di quello che racconta e racconterà in prima persona da David riguarda il passato e che, soprattutto, Giovanni è stato condannato a morte

Penso che avessimo stabilito un legame nell’attimo in cui ci incontrammo per la prima volta. E abbiamo ancora adesso un legame, nonostante la nostra successiva séparation de corps, nonostante Giovanni marcirà presto in un ritaglio di suolo sconsacrato alle porte di Parigi. Fonché non morirò ci saranno momenti, momenti che sembreranno levarsi dalla terra come le streghe di Macbeth, quando mi vedrò davanti il suo viso, quel suo viso con tutti i suoi cambiamenti, momenti in cui il timbro esatto dela sua voce e il suo modo di parlare quasi mi scoppieranno nelle orecchie, quando il suo odore mi penetrerà nelle narici.

Mentire e rimuovere

Mente nel presente e rimuove il passato: il giudizio altrui e il timore d’essere ferito impediscono a David di vivere fino in fondo, di accettarsi, di abbandonarsi totalmente a ciò che sente, ciò che prova. Non ha per nulla la generosità e l’impeto di Giovanni. In fondo David, che si racconta in prima persona, non riesce ad accettare le proprie inclinazioni sessuali, non confessa a se stesso e agli altri quello che gli piace, l’evidenza dei fatti. Nella libertina Parigi prova a spronarlo, a stanarlo, un anziano, triste omosessuale, Jacques.

“Amalo”, disse Jacques con veemenza. “amalo e lascia che ti ami. Pensi davvero che ci sia qualcos’altro che conti sotto questo cielo?” […] “puoi rendere il vostro tempo insieme tutt’altro che sporco, potrete darvi a vicenda qualcosa che vi renderà migliori – per sempre – se non te ne vergognerai, se solo non ci andrai cauto”.

Si mette in discussione, il personaggio in cui si specchia James Baldwin, scandaglia la propria identità, ma non fino in fondo, sempre in bilico tra la normalità della famiglia tradizionale rappresentata da Hella e la passione che vive con Giovanni, facendo i conti con perplessità e pregiudizi, suoi personali che, in qualche modo vanno oltre di quelli dell’ambiente che lo circonda, ben oltre le convenzioni sociali più reazionarie.

Una caverna si spalancò nella mia mente, nera, piena di chiacchiere, di insinuazioni, di storie mezzo sentite, mezzo dimenticate, mezzo capite, piene di parole sconce. Credetti di vedere il mio futuro. Ebbi paura. Avrei potuto piangere, piangere di vergogna e di terrore.

Prosa secca, caos emozionale

Scegliere questo palpitante classico di James Baldwin, dalla prosa secca, hemingwayana, dai notevoli incastri narrativi, impregnato di caos emozionale, significa provare a fare i conti con il rapporto che ognuno di noi ha con le relazioni umane, comprendere davvero che nessuna forma d’amore è sbagliata, vivere la vita con pienezza, non in modo perfetto, ma con tutte le sbavature e le contraddizioni che sono necessarie. Sarebbe meraviglioso che il 2024 fosse per molti lettori l’anno della scoperta o della riscoperta di James Baldwin. Auguri!

Seguici su InstagramTelegramWhatsAppThreadsYouTube Facebook e X. Grazie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *