Barbara Trapido, le donne sgomitino per sopravvivere

È un romanzo di culto “Il fratello del famoso Jack” di Barbara Trapido, riscoperto a parecchi decenni dalla pubblicazione. Una ragazza e il suo cuore spezzato, dopo l’incontro con una famiglia caotica e anticonvenzionale, sono il primo passo di un processo di maturazione che la porterà dall’Inghilterra all’Italia. Tra le pagine un tono sarcastico e sfacciato, la lotta al mondo patriarcale, sessualità e maternità

Un singolare romanzo di formazione pubblicato negli anni Ottanta, sui due decenni precedenti, un gioiello del catalogo di Harper Collins Italia, che incaricato della traduzione Claudia Durastanti. Stiamo parlando de Il fratello del famoso Jack (314 pagine, 18,50 euro) di Barbara Trapido, classe 1941, britannica, nata in Sud Africa, in una famiglia di ebrei andati via dalla Germania nazista. Non scrive da quasi tre lustri, ma la riproposta anche in Inghilterra di quello che è il suo titolo più famoso, ha riacceso l’entusiasmo per un’opera che non ha perso smalto e mordente, dal punto di vista del sarcasmo e della lingua, e della riflessione sul più incomprensibile dei sentimenti, l’amore. Forse non è un azzardo dire che l’opera più nota di Barbara Trapido raccoglie in un certo senso l’eredità della trilogia di Edna O’ Brien, Ragazze di campagna (ne abbiamo scritto qui).

La famiglia e l’amore effimero

Cinico, spudorato, irriverente, ironico, questo romanzo, che finalmente è nelle nostre librerie, è una sorpresa a ogni pagina, non stupisce che sia diventato un punto di riferimento per alcune delle scrittrici più in vista del panorama letterario contemporaneo. Un nome per tutte? Rachel Cusk, con la sua postfazione e il suo giudizio in quarta di copertina: «Il fratello del famoso Jack è un libro commovente, intenso e acuto, straordinario e illuminante». Le delusioni e i turbamenti della protagonista in seno alla famiglia dei coniugi Jacob e Jane Goldman, docente universitario (decisamente patriarcale e maschilista, nonostante le apparenze) e aristocratica (ma che non butta via niente) moglie con sei figli. Parole e pensieri ironici affollano la testa della giovanissima Katherine introdotta nella famiglia del suo professore universitario di filosofia (Jacob, che tutti chiamano Jake), che vive un amore effimero e, in qualche modo brutale con l’altezzoso Roger, il primogenito dei Goldman: il suo cuore spezzato la porterà lontano dall’Inghilterra, fino in Italia, a Roma, tappa finale del suo processo di maturazione: lì davvero si scoprirà e cercherà la propria strada.

Una Jane Austen… molto più spinta

Caotici, irriverenti, anticonvenzionali e sopra le righe, i Goldman fanno in fretta ad affascinare la timida Katherine, che via via è sempre più sarcastica, schietta e sfacciata, una specie di Jane Austen 2.0 (decisamente più spinta), nel commentare le esperienze (e gli uomini) che incontrerà strada facendo. Nei dialoghi spigliati e dinamici si fanno largo vari temi: la tenuta della famiglia, la maternità, la sessualità, l’affrancamento dall’ambiente d’origine, la lotta al mondo patriarcale, il farsi largo in modo smaliziato e competitivo per… sopravvivere.

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