Come fratelli taciturni nelle montagne di Fanny Desarzens

Una salda amicizia maschile fra le montagne, un gruppetto di tre uomini che si rivedono e si raccontano ogni estate, senza frasi superflue, con emozioni misurate. Un equilibrio spezzato da un avvenimento imprevisto. La svizzera Fanny Desarzens lo racconta in “Galel”

Le valle e i silenzi, le vette e la natura, la contemplazione e il ripetersi di amabili consuetudini. Un’estate attesa un anno e un’amicizia pronta a rinnovarsi, quella di tre uomini – Paul, Jonas e Galel, gli ultimi due guide turistiche, il primo responsabile di una baita – che nella bella stagione vivono pienamente la montagna. Un inno alla natura e alla condivisione, scritto da una giovane svizzera di lingua francese, Fanny Desarzens, classe 1993.

I verbi chiave

È Gabriele Capelli editore, grazie alla traduzione di Carlotta Bernardoni-Jaquinta, a proporre Galel (148 pagine, 16 euro) di Fanny Desarzens. Camminare, contemplare, ascoltare (spesso l’assenza di parole e suoni) sono alcuni dei verbi chiave di una storia che è valsa all’autrice alcuni riconoscimenti in patria e tanta attenzione all’estero. Anche l’andamento della scrittura di Fanny Desarzens sembra avere il passo di chi, al tempo stesso spavaldo e timoroso, percorre sentieri montani, dove pace ed eternità risuonano indisturbate. Quelli raccontati dall’autrice elvetica hanno nomi inventati, anche se probabilmente simbolici, ma chiaramente sono ispirati a luoghi reali, a spazi di passaggio, non solo fisici, cruciali.

Racconti e vino

Le tre figure che emergono chiaramente in questo racconto sono più che mai loro stesse nel contesto montano, quando vanno in giro, accompagnando escursionisti. Ed è proprio in quei luoghi d’incontaminata bellezza che si riconoscono come fratelli, amici, alimentati da sentimenti puri e immediati, senza retropensieri, senza complicazioni, raccontandosi con un bicchiere di vino in mano. Sensibili, ma che non lo danno a vedere, taciturni. Capita di ritrovarsi, di raccontarsi, senza frasi superflue, con parole trattenute ed emozioni misurate, senza convenevoli.

Non stanno tanto bene, si vede benissimo che sono a disagio e lo sanno che si vede. Ma è più forte di loro, pensano che è così innaturale vedere Galel in quel modo. In quel momento hanno l’aria ben più vulnerabile di lui anche se è lui quello nel letto sfatto, con il camice d’ospedale e il buco nel ginocchio. Paul gli dà i fiori. Galel scoppia a ridere e la cosa dà sollievo a tutti. Poi continuano a non sapere bene cosa fare, nessuno sa quali siano le cose da dire in momenti come quello. Allora si rifugiano in quello che gli è più famigliare: il silenzio

L’imprevisto

la sua risata è come una pomata da spalmare su una ferita…

Galel è il più giovane e allegro dei tre amici. Un avvenimento imprevisto, all’ombra delle amate montagne, scompagina la sua esistenza in montagna e mette a repentaglio l’amicizia che, forse, dovrà cambiare fattezze e dinamiche. Il dolore che trasforma, la delusione che spaventa. Ed è tutto reso con una scrittura attenta ma partecipe, sorvegliata ma carica, con frasi cariche di vita, di bellezza e stupore.

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