Alla vigilia dei moti rivoluzionari del 1848 è ambientato “L’urlo dei Gattopardi” di Liana Zimmardi, con una tempestosa storia d’amore, tra spinte al cambiamento e nuove opportunità per le donne, a cominciare dalla protagonista, Isabella di Cabrera. Inevitabile guardare al presente per comprendere se tutto è cambiato o tutto è immutato…
Il romanzo di Liana Zimmardi, L’urlo dei Gattopardi (320 pagine, 16,90 euro), conduce il lettore all’autunno 1847, a una manciata di mesi prima lo scoppio dei moti insurrezionali del ’48. Una rivoluzione nella quale in molti hanno creduto ma per ragioni diverse. Isabella di Cabrera, protagonista delle vicende narrate, ci vuol vedere un’opportunità di rivalsa per le donne, una grande opportunità per far valere anche i loro diritti.
I movimenti rivoluzionari del 1848 rappresentano l’apice di una trasformazione, di un’evoluzione di lungo periodo della società europea, che non si adattava più al quadro istituzionale e territoriale stabilito nel 1814-15 dalle grandi potenze, immediatamente dopo la caduta dell’impero napoleonico. L’assetto deciso dal Congresso di Vienna non aveva, infatti, tenuto conto delle sempre più vive aspirazioni dei popoli all’indipendenza, alla libertà, all’identità nazionale.
La Sicilia contro il dominio borbonico
La Sicilia apre l’anno classico del rivoluzionarismo europeo e italiano e la sua insurrezione può essere considerata come il sintomo concreto che darà inizio alla “stagione” delle rivoluzioni del 1848, che da questo estremo lembo d’Europa si sarebbero estese a macchia d’olio, confermando l’esistenza di un comune spirito europeo.
I riflessi degli eventi rivoluzionari che avverranno a Parigi a partire dal febbraio 1848 saranno recepiti in Sicilia quale occasione rilevante per dare vita a un nuovo sfondo politico in seno all’isola. Si delineò un concetto diverso di autonomia, concepita non più come separatismo ma opposizione al centralismo napoletano e istanza all’autogoverno in funzione di un idoneo inserimento del Regno meridionale nel contesto unitario italiano, allora concepito in termini federalistici.
Muovendosi con disinvoltura all’interno del campo di forze creato dall’esperimento della monarchia amministrativa borbonica, i ceti dirigenti isolani saranno in grado di sfruttare e massimizzare le risorse materiali e simboliche che il nuovo Stato metteva loro a disposizione. L’accumulazione di questo modernissimo capitale politico permetterà alla Sicilia di sfidare i Borboni su posizioni sempre più avanzate passando dal costituzionalismo al nazionalismo, sino alla guerra civile e all’estinzione della monarchia.
Le donne
La spinta al cambiamento, generata dalla rivoluzione, avrà una ricaduta sulle donne intellettuali, sulle poetesse e sulle giornaliste, specie tra quante si trovarono schierate con l’ala democratico-repubblicana e laico-socialista: tale componente finì poi per polemizzare aspramente con coloro che ne avevano monopolizzato gli esiti in senso moderato. Era opinione ampiamente diffusa che la religione, priva di dogmatismi, intolleranze e violenze, se aperta alle istanze di rinnovamento sarebbe potuta divenire simbolo e modello di unità e di rigenerazione dell’intera collettività, grazie al quale la giustizia sociale avrebbe potuto trarre ispirazione dalla saggezza dell’ordine divino. Alla spinta religiosa le donne culturalmente più impegnate univano l’educazione familiare, il senso morale, l’amore per la patria.
La nobildonna Isabella, protagonista del libro di Zimmardi, sembra incarnare tutti questi aspetti dimostrando il suo impegno non solo nella lotta contro il dominio borbonico ma anche, e soprattutto, per la libertà di tutte le donne. Una libertà che va conquistata nei vari aspetti della società fino ad allora preclusi alla partecipazione femminile come nella sfera privata, emotiva, sentimentale. È l’amore infatti il vero perno intorno cui ruota la narrazione. Storie di amore e passione costruite e modellate sugli eventi di quel periodo storico, di quei giorni, intensi e convulsi che hanno per certo determinato le scelte dei protagonisti.
Differenze di classe e intrighi di potere
Personaggi delineati dall’autrice in modo da rappresentare il duplice e spesso opposto significato del termine: Gattopardo è colui che appartiene o è appartenuto al ceto dominante o agiato in un precedente regime ma è anche colui che si mostra promotore o fautore del cambiamento, anche se in realtà lo fa solo per poter conservare potere e privilegi. Idea basata sull’affermazione di Tancredi, nipote del principe di Salina: «… se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». Eppure, il principe Fabrizio Corbera di Salina ipotizzava che nulla sarebbe davvero rimasto come prima allorquando affermava: «noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene». Borghesia senza radici e senza educazione.
Il romanzo di Liana Zimmardi, pubblicato dall’editore Giunti, è una tormentata storia d’amore immersa in un turbolento periodo storico, un libro che riporta il lettore anche ai problemi legati al ceto sociale e alle classi di appartenenza. Si sofferma sugli intrighi di potere, sugli ideali e sulla volontà di inseguirli. Sugli interessi personali che prevalgono sul bene collettivo. Diventa così inevitabile il raffronto con il presente e la constatazione di quante cose siano cambiate da allora. Sembra quasi che tutto sia cambiato. Ma è cambiato davvero, oppure i cambiamenti ci sono stati affinché tutto restasse immutato?
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